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CBI e PwC, Digital onboarding e Check-IBAN: i servizi su cui punteranno le banche italiane

L’Italia è ancora in ritardo nell’open banking ma le banche sono pronte a investire, in particolare digital onboarding e servizi di Check-IBAN. Secondo il primo “Global Open Banking Report” di CBI e PwC, infatti, l’attuale offerta di open banking si concentra su pochi servizi, tra i quali l’account aggregation, che è offerto da oltre la metà dei principali istituti bancari italiani, e il Check-IBAN (45% del totale delle banche).

gennaio 2022
2 min
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A seguire, secondo l’analisi di CBI e PwC, i servizi di Personal Financial Management (36%), gli instant payment (27%) e i servizi di identity e digital onboarding (18%).

Guardando al futuro, i servizi di digital ID e onboarding e di Check-IBAN sono i servizi a valore aggiunto su cui le banche dichiarano di voler puntare.

La survey ha inoltre evidenziato che, sebbene negli ultimi 5 anni le banche italiane abbiano investito oltre 2,5 milioni di euro per banca per adeguarsi alla PSD2, nell’ultimo biennio è cresciuto il numero di istituzioni finanziare che ha investito più di 1,2 milioni per lo sviluppo di servizi commerciali open banking (22% nel 2019 vs. 27% nel 2021). Il trend conferma la crescente volontà degli operatori a investire nell’openbanking e su servizi legati al mondo della digitalizzazione e sostenibilità.

«L’Italia sta proseguendo il proprio percorso verso l’Open Banking anche se, ad oggi, il tasso di adozione è ancora contenuto sia a livello di operatori di mercato (13 TPP attive) che di utenti finali (es. meno del 5% utilizzano servizi Open Banking) – spiega Marco Folcia, Partner di PwC Italia, EMEA Payments & Open Banking Centre of Excellence Leader. In tal senso, i principali elementi che potrebbero stimolarne la crescita sono: l’incremento dell’awareness verso gli utenti finali sulle potenzialità dell’Open Banking ed i benefici associati, il miglioramento delle interfacce dedicate alle terze parti messe a disposizione dalle banche e lo sviluppo di iniziative di collaborazione, anche con operatori esterni al mondo finanziario, per diffondere una cultura Open fra player di mercato».