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marzo 2021

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Banner Fintech & Insurtech: dall’Open Finance alle piattaforme, ecco i 7 mega-trend del 2021
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Fintech & Insurtech: dall’Open Finance alle piattaforme, ecco i 7 mega-trend del 2021

Quali saranno i percorsi e le strategie del mondo del finance nel 2021 in Europa e in Italia? Crescerà l’open finance, arriveranno nuove norme sulla gestione dei dati, si affermerà la finanza decentralizzata, gli attori finanziari tenderanno a proporsi e consolidarsi come piattaforme, si capirà meglio cosa significa sostenibilità per le attività finanziarie, assisteremo a un ulteriore sviluppo dell’ecosistema fintech nel nostro Paese. E, in definitiva, raccoglieremo i frutti della spinta alla digitalizzazione impressa dalla pandemia del 2020 anche al settore finanziario. A delineare i possibili, futuri trend del finance è Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano.

Vediamo dunque cosa potrebbe succedere in ambito finanziario nel 2021.

  1. L’espansione del mercato dell’Open finance nel 2021
    Il 2021 sarà l’anno in cui dall’open banking ci si sposterà verso l’open finance, in pratica l'open innovation applicata al settore finanziario e assicurativo. Obiettivo delle oltre 50 piattaforme di open finance che si contano attualmente in Europa è catturare tutte le opportunità di business derivanti dal ricorso a risorse (idee, competenze, dati) esterne all’azienda. Un concetto olistico, che arriva ad abbracciare e includere anche player meno tradizionali: non solo banche dunque, ma anche startup, big tech, case automobilistiche, retailer, utility. L’open finance si sta concretizzando attraverso accordi e collaborazioni nati di recente tra alcuni attori: Tink e Enel, Fabrick e Illimity, modefinance e Banca Progetto, Poste e Moneyfarm, solo per citare qualche esempio.  Nel 2021 si assisterà a un incremento a due cifre di richieste per servizi di API dedicati all’open banking. “Osserveremo aggregazioni di servizi diversi tra loro, finanziari e non finanziari” spiega Filippo Renga. “In altre parole il consumatore richiederà code diverse sulla stessa app bancaria. L’open banking, che finora è stato consumer, quindi legato ai servizi bancari, si sposterà verso servizi rivolti a target particolari come open finance per pmi, open insurance o altre verticalità”.
  2. Digital Finance Package, nel 2021 spinta alla valorizzazione dei dati
    La nuova strategia per il mercato dei pagamenti digitali della Commissione europea prevede una spinta sulla gestione dei dati. “La normativa sarà centrale e influenzerà molto la competitività del sistema finanziario italiano e europeo” afferma Renga. Gli elementi in gioco sono l’apertura, la valorizzazione e la reciprocità della condivisione dei dati: è lo scenario che si prospetta con l’apertura della Psd2 agli attori non finanziari. “È uno dei pochi ambiti in cui possiamo avere un ruolo competitivo a livello internazionale” prosegue Renga. “La spinta verso l’open finance in Cina e Usa è solo di mercato, non regolatoria. Ma la parte regolatoria è altrettanto importante quanto quella di mercato”.
  3. L’evoluzione del Decentralized Finance
    Con Decentralized Finance (DeFi), o finanza decentralizzata, si intende l’ecosistema di servizi finanziari caratterizzati dalla riduzione, o eliminazione, del ruolo degli intermediari e da un’erogazione decentralizzata attraverso tecnologie abilitanti quali Blockchain e Distributed Ledger. Quale maturità nel 2021, dunque, per la DeFI? Da aprile-maggio a dicembre 2020 ha registrato un incremento del 1400%, fino a superare i 16 miliardi di dollari di Total Value Locked al 22 dicembre 2020 (fonte Defi Pulse). Il fenomeno è da monitorare con attenzione. Anche perché se ne sentirà parlare ancora, e sempre più spesso, nei prossimi anni. “La DeFI è una open finance ancora più forte – chiarisce Renga – dove vengono messi in discussione i ruoli degli attori consolidati”. A gennaio 2021, per esempio, ci attende il debutto della ex Libra, la criptovaluta di Facebook annunciata a giugno 2019, poi ribattezzata Diem a fine 2020 dopo averne in buona parte cambiato il modello: sarà una stablecoin legata al dollaro. La valuta digitale di Facebook, tuttavia, è solo uno degli esempi di questo macrotrend. Come si muoveranno gli attori cinesi? Amazon e Google resteranno alla finestra o scenderanno in campo anche loro nel mondo delle criptovalute? E le grandi strutture di blockchain come agiranno? Per rispondere a queste domande non resta che attendere. Di certo c’è spazio nel 2021 per la finanza decentralizzata.
  4. La piattaformizzazione degli attori finanziari
    Il processo di digitalizzazione sta facendo emergere sempre più piattaforme in grado di lavorare con gli ecosistemi. Qualche esempio: Tink, Fabrick, CBI…Contestualmente si stanno realizzando alcune forme di consolidamento tra questi attori. L’impatto è sistemico: i singoli attori devono prepararsi. Dovrà farlo chi non è ancora piattaformizzato, sostanzialmentegli incumbent. E più lo faranno, più nasceranno attori che veicolano un processo di integrazione.
  5. Sostenibilità nel finance nel 2021
    “Nel 2021 si comprenderà meglio cosa significa sostenibilità nel finance” afferma Filippo Renga. Sappiamo che la sostenibilità è un trend emergente in vari settori, dal retail alla mobilità, seppure, in qualche caso, il termine sia usato più che altro con finalità di marketing. Non dovrà naturalmente essere così nel caso della finanza che vuole essere realmente e seriamente sostenibile. Anche perché sostenibilità non è un concetto legato soltanto all’ambiente, ma ha risvolti di tipo sociale ed economico. I consumatori italiani hanno già iniziato a prendere in considerazione fattori di sostenibilità nella scelta della banca o dell’assicurazione. Tra i temi più sentiti: lotta alle attività illegali, sostegno alla salute pubblica, lotta al cambiamento climatico. “Nel 2021 inizieremo a definire meglio alcuni aspetti della sostenibilità correlata al mondo finanziario, per capire così dove va a impattare e quali benefici può portare” prosegue l’esperto. “I livelli di adozione potranno essere interni o esterni all’azienda, di processo o di prodotto, aziendali o di sistema”. Inoltre “Lato offerta, a livello mondiale il 27% delle startup si dichiara attento ad almeno un SDG (Sustainable Development Goal, gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite).
  6. “L’epifania” del fintech italiano nel 2021?
    Il numero delle startup fintech e insurtech è aumentato ancora nel 2020 nonostante la pandemia, con peculiarità e dinamiche diverse tra i continenti, si legge nella recente ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano. È cresciuta in particolare l’Europa del Fintech: +158% di finanziamenti nell’ultimo biennio, con oltre 768 startup finanziate sopra 1 milione di euro. Un settore dinamico, come dimostra l’evoluzione dei modelli di business delle startup, che si aprono sempre più a forme di collaborazione e partnership stabili con incumbent finanziari, aziende industriali e altre startup. “In questo senso sono significative le partnership sulla strada dell’Open Finance e i tentativi di Sandbox che abbiamo visto nel 2020 nell’ecosistema italiano. E ne vedremo molte altre nel 2021” dice Filippo Renga. Secondo il quale, per quanto riguarda in particolare l’ecosistema startup fintech, nel 2021 “si arriverà a una epifania”. Gli ingredienti ci sono già: alcuni campioni fintech, come la startup Satispay che nel 2020 ha conquistato un mega-finanziamento da 93 milioni di euro, le azioni delle istituzioni, gli incentivi, e anche, va sottolineato, la spinta alla digitalizzazione dei pagamenti impressa dalla pandemia. La ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del 2019 ha mappato 326 startup Fintech e Insurtech in Italia, che hanno raccolto complessivamente 654 milioni di euro di fondi. Si prevede che la cifra raddoppierà nel 2021. “Emergerà il vero valore di un ecosistema che comunque negli anni precedenti stava già recuperando il ritardo passato” rimarca lo studioso. “Si creerà un set di attori che lavorano nell’intelligenza artificiale e nei sistemi bancari. È evidente che, più sapremo esprimere campioni, meglio è. Su questo un’azione istituzionale più complessiva in ottica sopratutto europea potrebbe aiutare. Dal terzo all’ottavo mese del 2020 abbiamo visto rallentamento, ma nel 2021 vedremo che gli investimenti riprenderanno e saranno più sostenuti grazie alle risorse in campo. Non solo CDP e Next Generation UE, ma anche investitori professionali, più legati all’economia reale”.
  7. Ora e sempre: digitalizzazione
    In generale, come accennato sopra, il settore del finance continuerà a beneficiare di quella spinta alla digitalizzazione impressa dalla pandemia da Covid19. “Il coronavirus ha rotto opposizioni e infranto barriere” conclude Filippo Renga. “La spinta alla digitalizzazione nel finance è sempre più forte, non significa semplicemente l’adozione di strumenti digitali, ma lo sviluppo di processi e servizi intrinsecamente digitali e integrati. Per alcune PMI e assicurazioni solo un anno fa sembrava impossibile sottoscrivere una polizza in digitale, oggi è la normalità. Per l’immediato futuro si prevede un processo sempre più efficace e integrato”.

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Banner Qonto: arriva la certificazione per lo scontrino digitale
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Qonto: arriva la certificazione per lo scontrino digitale

Qonto, l’istituto di pagamento al servizio di Pmi e professionisti, lancia – primo in Italia – la certificazione con valore probatorio che assegna alle ricevute digitalizzate lo stesso valore legale di quelle cartacee. I clienti Qonto possono dire addio quindi agli scontrini cartacei.

Il nuovo servizio di Qonto, infatti, prevede la certificazione e l'archiviazione dei giustificativi di spesa, caricati sull'app e allegati digitalmente alle transazioni.

Una occasione unica per eliminare definitivamente gli scontrini cartacei, liberando dall’obbligo di raccogliere e conservare centinaia di ricevute.

Il tutto nel pieno rispetto della normativa fiscale vigente: tramite una firma elettronica e un timbro digitale generati automaticamente, insieme a data e ora esatta della certificazione, Qonto rilascia la certificazione probatoria per ogni copia digitale della ricevuta conforme all'originale.

Questa viene poi memorizzata e conservata senza limiti temporali e in modo sicuro, in conformità con il regolamento europeo eIDAS.

La certificazione con valore probatorio, associata alla dematerializzazione delle note spese già in uso da Qonto, consente alle aziende una gestione integrata e snella dei giustificativi e, quindi, un maggior risparmio di tempo prezioso.


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Banner SafetyWing: come funziona la startup insurtech che assicura i digital nomad
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SafetyWing: come funziona la startup insurtech che assicura i digital nomad

Nata nel 2017, la startup insurtech SafetyWing offre prodotti assicurativi estremamente flessibili e studiati appositamente per rispondere alle necessità dei lavoratori itineranti. Ecco come.

Lo smartworking ha aperto la strada a nuovi modi di approcciarsi al lavoro fuori dall’ufficio, ma come gestire l’assicurazione di lavoratori in movimento? La startup SafetyWing nasce proprio per questo.

Abbandonare un luogo di lavoro fisso per viaggiare e spostarsi liberamente in giro per il mondo: è questo lo stile di vita scelto dai digital nomads, i “nomadi digitali” che grazie a un computer e una connessione internet ben funzionante possono lavorare completamente da remoto, ovunque si trovino.

Se l’idea di poter viaggiare e lavorare allo stesso tempo è sicuramente invitante, questa porta con sé una serie di complicazioni burocratiche che potrebbero spaventare molti potenziali nomads. Il problema si pone anche dal punto di vista assicurativo, dato che la maggior parte delle compagnie tradizionali richiede un indirizzo di residenza fisso come prerequisito per sottoscrivere una qualsiasi polizza.

La startup insurtech SafetyWing vuole cambiare questa situazione offrendo prodotti assicurativi estremamente flessibili e studiati appositamente per rispondere alle necessità dei lavoratori itineranti.

La startup è stata fondata nel 2017 a San Francisco da tre imprenditori norvegesi: Sondre Rasch, attuale Ceo, Sarah Sandnes (Cto) e Hans Nyvold Kjellby (Coo). Fin da subito SafetyWing si è concentrata sui lavoratori della gig economy che non seguono stili di vita standardizzati e si spostano spesso tra diversi Paesi e giurisdizioni.

Al momento la startup offre infatti un’assicurazione sanitaria globale, acquistabile completamente online e utilizzabile in tutto il mondo. Le opzioni principali sono due: la Nomad Insurance – che per 40 dollari al mese copre sia alcune procedure mediche che gli imprevisti di viaggio, come i bagagli persi o i voli in ritardo – e la Remote Health Insurance, che costa invece 153 dollari al mese e consiste in un’assicurazione medica completa e attiva a livello globale.

SafetyWing offre anche un pacchetto assicurativo pensato per le aziende il cui team lavora principalmente da remoto. In questo modo, le compagnie più innovative possono assumere dipendenti basati in qualunque Paese e garantire loro adeguata protezione medica, senza richiedere trasferimenti forzati che spesso portano con sé infinite complicazioni.

Secondo il Ceo Sondre Rasch, la missione principale di SafetyWing è riuscire a esportare il sistema di protezione sociale norvegese in tutto il mondo: “Per costruire i nostri prodotti prendiamo ogni parte della rete di protezione sociale. Siamo partiti dalla copertura sanitaria, e ci allargheremo poi al resto” ha detto a Forbes.

A fine gennaio SafetyWing ha chiuso un round di investimenti di Serie A raccogliendo 8 milioni di dollari. Con i nuovi fondi, la startup ha intenzione di creare l’infrastruttura digitale necessaria per andare in pensione da remoto senza preoccuparsi di poter perdere i propri risparmi. Fondamentale sarà anche lo sviluppo di soluzioni legate alla telemedicina, che permettano quindi ai clienti assicurati di effettuare visite mediche in modo completamente virtuale.


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Banner L’insurtech in Francia, primo mercato europeo: le sei startup da conoscere
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L’insurtech in Francia, primo mercato europeo: le sei startup da conoscere

Dopo la Brexit, quello francese è diventato il primo mercato assicurativo in Europa. Nel 2020 l’insurtech in Francia, in un contesto di grande crescita del fintech, ha visto importanti investimenti. Da Alan a LeoCare: ecco le startup più promettenti.

Tra i 15 principali round di investimenti avviati da compagnie fintech francesi nel 2020, quattro sono stati chiusi da startup insurtech. La prima è Alan, che ha raccolto €50 milioni a fine aprile, il primo mese di ripresa dopo l’arrivo della pandemia e il conseguente crollo degli investimenti nel periodo di febbraio e marzo. A dicembre anche Luko ha raccolto la stessa cifra, approfittando però di un periodo di grande crescita negli investimenti. La terza startup è Descartes, con circa €16 milioni raccolti in settembre, e infine Tinubu Square, che a febbraio ha raccolto €15 milioni. Il 2021 è poi iniziato in maniera estremamente promettente: due startup, Lovys e LeoCare, hanno infatti raccolto rispettivamente €17 e €15 milioni in due round di investimenti chiusi di recente.

Guardiamo allora di cosa si occupano queste startup, le più promettenti nel panorama insurtech francese.

Alan, l’assicurazione per il wellnes
Fondata nel 2016 da Jean-Charles Samuelian e Charles Gorintin, Alan è stata la prima compagnia assicurativa indipendente nata in Francia dopo il 1986. Il focus delle polizze di Alan non si ferma alla copertura di incidenti o operazioni mediche di routine, ma guarda anche alla sfera del wellness, offrendo sconti per strumenti di meditazione come Headspace e coprendo anche le cure omeopatiche o osteopatiche.
Grazie alla partnership con Livi, poi, Alan si è allargata nel campo della telemedicina, offrendo ai propri clienti la possibilità di ricevere consulti medici virtuali ovunque si trovino, nel giro di 30 minuti. Oggi la startup offre assicurazioni sanitarie completamente digitalizzate a più di 76mila utenti, tra cittadini e aziende: una crescita netta rispetto ai 27mila clienti serviti nel 2018.

Luko, etica e assicurazioni per la casa
Dal 2018 la startup parigina Luko punta a rivoluzionare il campo delle assicurazioni per casa e affitto con una strategia basata sull’etica: con il programma Giveback, la compagnia devolve ogni anno ciò che rimane dei suoi incassi, al netto delle spese operative e delle compensazioni, ad associazioni di beneficenza scelte dai suoi 100mila clienti. Oltre a polizze completamente digitalizzate e personalizzabili in base alle diverse esigenze di ogni utente, Luko ha implementato anche un servizio di tele-consultazioni con professionisti utili per risolvere i piccoli problemi domestici, dal lavandino che perde agli intoppi con la caldaia.
A differenza di Alan, però, Luko non ha ottenuto la licenza operativa e per sottoscrivere le proprie polizze si appoggia ad assicuratori esterni, come Munich Re e Swiss Re.

Descartes, la previsione del rischio per l’ambiente
Ambito ancora diverso per Descartes: la compagnia si muove infatti nel settore della previsione del rischio, soprattutto in campo ambientale, per aiutare gli assicuratori ad avere sotto controllo tutte le possibili implicazioni di una polizza. Per operare, Descartes sfrutta l’intelligenza artificiale e l’ Internet of Things (IoT), ad esempio attraverso l’analisi di immagini satellitari o l’uso di sensori studiati appositamente per monitorare le condizioni climatiche di zone considerate particolarmente a rischio. Di conseguenza, Descartes offre ai propri clienti assicurazioni parametriche estremamente precise, dove il premio viene calcolato in base alle probabilità che un evento ha di verificarsi. Nel 2020 ha avviato una partnership con l’unità Property and Casualty di Generali.

Lovys, la polizza online in due minuti
Lovys offre polizze assicurative per casa, auto, animali domestici e smartphones: un’offerta variegata, resa possibile anche dalla semplificazione delle pratiche e dalla completa digitalizzazione dei processi.
Le assicurazioni sono infatti attivabili online in meno di due minuti, e liberano gli utenti dalla marea di carte e documenti richieste dagli agenti tradizionali. Fondata nel 2017, la startup ha al momento 20mila clienti, ma ha intenzione di raggiungere i 100mila entro la fine dell’anno.

Tinubu Square, servizi digitali per le assicurazioni
Fondata nel 2000, la startup Tinubu Square opera nel settore SaaS (Software as a Service), fornendo servizi digitali alle compagnie che si occupano di assicurazione del credito o di fideiussioni bancarie. I clienti di Tinubu Square hanno infatti accesso ad una suite di soluzioni cloud-based che semplificano la trasformazione digitale per tutti i processi operativi, riducendo i costi e migliorando, allo stesso tempo, l’esperienza del cliente e i livelli di compliance.
Nel 2020 ha poi acquisito la compagnia americana SuretyWave e l’insurtech eSURETY.

LeoCare, la polizza su misura
Infine, LeoCare offre assicurazioni digitali per casa, auto e dispositivi elettronici. Le polizze sono attivabili rapidamente tramite l’app della compagnia e personalizzabili anche in base ai cambiamenti imprevisti: secondo TechCrunch , ad esempio, durante il periodo di lockdown imposto dalla pandemia di Covid-19 molti utenti di LeoCare hanno deciso di abbassare i premi delle loro assicurazioni auto.
LeoCare opera oggi come managing general agent (MGA) e, con i suoi 20mila clienti, gestisce circa €1 milione in premi mensili, la maggior parte dei quali provenienti da polizze auto.


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Banner Blend: perché continua a crescere la fintech USA che digitalizza i mutui per le banche
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Blend: perché continua a crescere la fintech USA che digitalizza i mutui per le banche

La società fondata a San Francisco nel 2012 aiuta le banche a digitalizzare tutte le operazioni e integrarle in un’unica piattaforma. Ma è in continua evoluzione.

Sfruttare la tecnologia per facilitare il processo di sottoscrizione dei mutui ipotecari: è stato, sin dalla nascita, il focus della startup fintech statunitense Blend, che ha raccolto $300 milioni nel suo ultimo round di investimenti, di Serie G, conclusosi a metà gennaio e guidato da Coatue e Tiger Global Management. La valutazione della compagnia sale così $3,3 miliardi.

Con la sua Digital Lending Platform, Blend offre software specifici pensati per aiutare le grandi banche a migliorare l’automatizzazione dei loro processi in modo da poter servire più clienti e migliorare la produttività riducendo comunque costi e tempistiche. 

Fin dalla sua fondazione, a San Francisco nel 2012, il focus principale di Blend è sempre stato posto sulla necessità di sfruttare la tecnologia per facilitare il processo di sottoscrizione dei mutui ipotecari. Con Blend banche, cooperative di credito e istituti di credito ipotecario possono digitalizzare tutte le proprie operazioni e integrarle in un’unica piattaforma. Il risultato, quindi, è un processo più semplice da gestire per gli operatori, e un’esperienza d’uso semplificata per gli utenti. 

Il servizio principale offerto da Blend è la sua Mortgage Suite, pensata appositamente per le istituzioni che si occupano di mutui ipotecari. Questa permette di digitalizzare l’intero processo di apertura, rateizzazione ed estinzione di un mutuo, in modo che le banche possano gestire più operazioni e ridurre allo stesso tempo i costi operativi. 

Blend Reporting è poi la piattaforma virtuale che analizza i dati e crea automaticamente report sempre aggiornati: le banche possono così avere sempre sottomano una dashboard che evidenzia la situazione generale del settore, insieme a documenti che analizzano nello specifico l’andamento di parametri minori.

Partita dai mutui, con il tempo Blend ha ampliato la propria offerta per coprire operazioni anche in altri settori bancari o finanziari, come i prestiti auto o i conti di deposito. 

Nel 2018 la startup si è infine lanciata nel settore assicurativo avviando un programma pensato appositamente per migliorare l’esperienza di acquisto per le assicurazioni casa negli Stati Uniti. Ancora una volta, il focus è tutto sulla digitalizzazione: la missione di Blend è infatti rivoluzionare le operazioni legate all’acquisto e alla gestione delle polizze, facendo in modo che tutti i passaggi siano controllabili con un dispositivo elettronico.

Il 2020 è stato un anno chiave per Blend. Collaborando con 285 partner, nel 2020 la startup ha agevolato prestiti per $1,4 miliardi – più del doppio rispetto all’anno precedente – e ha ampliato il proprio team assumendo più di 200 nuovi dipendenti, un aumento del 60%. Tra i clienti di Blend figurano molte delle principali banche americane, da TCF National Bank a CityBank, che in totale gestiscono il 30% dei mutui rilasciati negli Stati Uniti. In Wells Fargo, l’ente principale in ambito ipotecario, si stima che il 75% dei mutui venga aperto a partire dalle applicazioni gestite tramite la piattaforma di Blend.


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Sella Data Challenge, la sfida di Banca Sella per nuove soluzioni fintech basate sui dati

Organizzata in collaborazione con il Fintech District, Sella Data Challenge è rivolta a startup fintech che vogliano mettersi in gioco per elaborare nuove soluzioni partendo dall’analisi dei dati dei clienti. In palio 15mila euro. Candidature aperte fino al 15 marzo

Una competizione rivolta a startup e scaleup fintech per individuare nuove soluzioni che, attraverso l’utilizzo e l’analisi dei dati, consentano di personalizzare l’offerta di prodotti e servizi ai clienti.  È “Sella Data Challenge”, l’innovativa iniziativa lanciata da Banca Sella nell’ambito della propria strategia di open innovation che vede la banca collaborare con le realtà digitali al fine di co-creare nuovi prodotti e servizi, grazie anche alle piattaforme di open banking che permettono di accedere alle informazioni relative ai conti attraverso API (Application Program Interface).

La “Sella Data Challenge” è organizzata in collaborazione con il Fintech District –  la community punto di riferimento per l’innovazione dell’industria dei servizi finanziari, in cui fintech, corporate e operatori finanziari tradizionali possono collaborare per dare vita a progetti di open innovation attraverso sinergie industriali e commerciali, sviluppando nuovi servizi e attraendo investimenti – e Fabrick, il primo attore nato in Italia con l’obiettivo di favorire l’open finance definendo nuovi modelli di business e di servizi bancari.

L’ottimizzazione del processo di valutazione del lifetime value, un indicatore chiave per l’analisi del comportamento di acquisto dei clienti, o l’adozione di nuovi modelli di pre-scoring, ossia di valutazione preventiva nelle richieste di finanziamento, sono solo alcuni degli esempi di processi che possono essere innovati grazie ad un migliore utilizzo dei dati e sui quali i partecipanti alla challenge potranno lavorare.

Startup e scaleup potranno quindi mettersi in gioco per elaborare nuove soluzioni partendo dall’analisi dei dati dei clienti, messi a disposizione in forma anonima da Banca Sella sulla “data sandbox” di Fabrick, piattaforma di open banking su cui la banca ha pubblicato le proprie API.  Si tratta di un vero e proprio ambiente di test e sviluppo, coerente con le normative a tutela della privacy, che consente ai partecipanti di accedere al portale, visualizzare i dati che sono stati resi anonimi e che possono essere quindi utilizzati per effettuare le analisi desiderate.

I partecipanti selezionati avranno due mesi e mezzo di tempo, a partire da metà marzo 2021, per realizzare e presentare la loro idea, attraverso un prototipo funzionante, una demo, una applicazione o semplicemente un “proof of concept”.

Durante la challenge saranno supportati settimanalmente da un team di professionisti di Banca Sella, Fintech District e Fabrick, che li aiuteranno nello sviluppo del loro progetto.

La candidatura alla challenge dovrà essere inviata entro il 15 marzo 2021 utilizzando il portale dedicato, illustrando la propria idea sull’utilizzo dei dati e il progetto che si vuole sviluppare. Le idee raccolte verranno poi selezionate in base al loro potenziale sul mercato, al contributo innovativo nella gestione dei dati e alle reali potenzialità di sviluppo dell’idea presentata. I partecipanti riceveranno le credenziali per accedere alla “data sandbox”.

Alla fintech che si aggiudicherà il primo posto verranno riconosciuti 15mila euro per sviluppare e testare la soluzione individuata con Banca Sella.


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Immobiliare.it lancia Mutuiamo, startup per la consulenza online sui mutui

La startup proptech Mutuiamo ha l’obiettivo di aiutare gli utenti in cerca di un immobile da acquistare ad ottenere anche l’accesso ad un mutuo, tramite una consulenza online gratuita. Ha già accordi di collaborazione con Intesa San Paolo, BNL BNP Paribas e Crédit Agricole

Il portale immobiliare italiano Immobiliare.it accelera sull’innovazione anche nel mondo del mutuo, e lancia la sua nuova startup proptech Mutuiamo, con l’obiettivo di aiutare gli utenti in cerca di un immobile da acquistare ad ottenere anche l’accesso al credito.

Sulla piattaforma di Mutuiamo è possibile compilare in pochi passaggi un semplice questionario e successivamente si riceve una consulenza gratuita a distanza da parte di un Credit Advisor, che analizza le esigenze di ogni utente e lo supporta nella scelta del finanziamento più adatto alla sua situazione, fornendo la stima della rata del mutuo dopo aver verificato la sostenibilità dell’operazione.


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Accordo SIA-Wizkey: i crediti si negoziano (anche) via blockchain

Grazie alla partnership a disposizione di banche, fondi e operatori finanziari arriva una piattaforma basata sulla distributed ledger technology che favorirà una maggiore liquidità a beneficio delle Pmi.

Lanciare un’innovativa piattaforma a disposizione di banche, fondi e operatori finanziari per negoziare i crediti su blockchain e favorire una maggiore liquidità a beneficio delle Pmi. E’ l’obiettivo della partnership siglata da Sia, società hi-tech europea specializzata nei servizi e nelle infrastrutture di pagamento controllata da Cdp Equity e WizKey, fintech attiva nell’offerta di soluzioni innovative per il mercato del credito.

L’iniziativa punta alla creazione di un ecosistema dove gli attori del settore finanziario possano dar vita a un mercato secondario del credito trasparente, efficiente e liquido, per gestire, attraverso l’infrastruttura tecnologica di Sia, l’intero processo di negoziazione e cessione dei crediti, anche nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione di quelli deteriorati, i Non-Performing Loans (Npl).

Ciascun portafoglio di crediti presente sulla piattaforma, spiegano ancora Sia e Wizkey, dispone di una propria data room permanente in cui sono disponibili la storia, i documenti e tutte le risultanze delle attività di due diligence che vengono notarizzati grazie alla tecnologia Dlt, evitando i rischi di asimmetria informativa a tutela delle parti coinvolte nel processo. il credito viene digitalizzato sull’infrastruttura di Sia tramite l’utilizzo di smart contracts, consentendo così a tutti gli attori della filiera di strutturare aste competitive private e pubbliche e trasferire portafogli di crediti in pochi click.


L’ecosistema per la negoziazione dei crediti rappresenta una delle prime iniziative a livello internazionale basate su blockchain.


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Klarna lancia in Germania il suo primo conto

Dal "Buy now, pay later" alle operazioni bancarie. Con l'app Klarna Banking, inizialmente disponibile per un numero limitato di clienti, la scaleup svedese specializzata nei pagamenti digitali rateali, esplora nuovi spazi tra vendita al dettaglio e banking

Klarna si prepara a una nuova evoluzione. Forte della licenza bancari ottenuta in Svezia, la fintech specializzata nei pagamenti digitali rateali ha appena lanciato in Germania il suo primo conto bancario. Rivolto al mercato consumer, e in un primo momento rivolto a un numero limitato di clienti, il conto vuole offrire una soluzione unica che copra dalle esigenze di shopping al monitoraggio, gestione e previsione delle proprie spese. E in un prossimo futuro i clienti tedeschi potranno anche fissare obiettivi di risparmio e beneficiare del prodotto di conti di risparmio nell'app Klarna, che è stata lanciata all'inizio di quest'anno in Svezia.

"Il nostro obiettivo – spiega Sebastian Siemiatkowski, CEO di Klarna - è fornire un'esperienza di acquisto superiore ai nostri consumatori all'intersezione tra vendita al dettaglio e banca. E sappiamo che c'è ancora un enorme margine di miglioramento nel modo in cui molte persone effettuano operazioni bancarie e risparmiano denaro oggi”. Klarna Banking, raggruppando acquisti e operazioni bancarie in un'unica app, permette “di effettuare operazioni bancarie nello stesso modo in cui fanno acquisti con Klarna".

Grande attenzione è stata riservata alla user experience. Il conto bancario può essere facilmente aperto direttamente dall'app Klarna attraverso una registrazione self-service con un processo KYC chiamato Klarna Ident. È possibile anche la video identificazione, ma non necessaria. I trasferimenti – spiega una nota – si effettuano con 3 click. Inoltre, è disponibile la funzione Smart Budgeting, che consente di creare budget mensili e offrire trasparenza sulle spese tra le categorie di acquisto. Il servizio clienti è operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, isia via telefono sia tramite chat.

Il conto include una carta di debito Visa, che può essere selezionata in due colori. È possibile prelevare contanti presso tutti gli sportelli automatici - gratuitamente 2 volte al mese, anche all'estero. La carta può essere collegata sia ad Apple Pay che a Google Pay.

L'account è protetto dai dati di riconoscimento biometrico, compresi il riconoscimento facciale e le impronte digitali. Non è previsto nessun costo di apertura o commissioni per la gestione del conto.


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Banca Progetto: nuova partnership con Faire e Fabrick per un servizio di instant lending

Nuova partnership tra Banca Progetto, Faire e Fabrick per un servizio di instant lending. L’accordo permette di arricchire le informazioni che permettono l’erogazione del finanziamento: abitudini, categorie di spesa, così come l’andamento dei rapporti tra entrate e le uscite su tutti i conti del cliente diventano i fattori determinanti per l’approvazione.

Faire è una piattaforma di credit automation che stima il credito score dei consumatori usando open banking e dati alternativi, con cui alimenta intelligenza artificiale e machine learning. Questo permette di offrire finanziamenti istantanei.

Banca Progetto, grazie alla tecnologia abilitante di Fabrick e al credit score di Faire, riuscirà a sviluppare un servizio di erogazione di prestiti al consumo istantanei secondo paradigmi più moderni e inclusivi dove età, provenienza e territorialità non sono più i fattori decisivi ma vengono sostituiti con le abitudini e categorie di spesa, così come l’andamento dei rapporti tra entrate e uscite, che diventano i parametri di riferimento. Ciò consentirà di aprire le porte ad un credito democratico basato su informazioni ricche e trasversali.


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Brex: la startup fintech delle carte aziendali valutata 3 miliardi

Fondata da due brasiliani, Brex fornisce ai clienti carte di credito studiate appositamente per startup o nuove attività commerciali. I datori di lavoro possono offrire a ogni dipendente una carta privata, ma con limiti di spesa, e un programma di reward.

Brex è nata grazie anche al supporto dell’incubatore Y Combinator. Il suo punto di forza è la possibilità di fornire ai clienti carte di credito aziendali studiate appositamente per startup o nuove attività commerciali, in modo rapido e completamente digitalizzato.

Le carte hanno limiti da 10 a 20 volte più alti rispetto ai provider tradizionali, e non richiedono alcuna garanzia personale. Sul sito di Brex è possibile aprire un nuovo account per la propria azienda in appena 10 minuti, ottenendo così immediatamente il numero del nuovo conto, i codici bancari necessari per effettuare transazioni (routing number) e una o più carte di credito aziendali. 

A differenza di una normale carta di debito, con Brex i datori di lavoro possono infatti offrire a ogni dipendente una carta privata, impostando però limiti di spesa fissi e controllando l’accesso alle finanze dell’azienda. 

Inoltre, una suite di programmi permette di avere sempre a portata di click tutte le spese effettuate dai dipendenti, divise in base a parametri come tipologia, data o importo. L’intelligenza artificiale di Brex è anche in grado di leggere istantaneamente foto o scannerizzazioni di scontrini: un dipendente deve soltanto caricare il file sulla piattaforma o inviarlo via sms, e il sistema inserirà automaticamente la spesa nel database. 

Sfruttando i circuiti Visa e Mastercard, le carte di Brex sono utilizzabili in più di 200 Paesi. Il servizio, però, è attualmente disponibile solo per aziende americane. 

Tra le altre cose, le carte offerta da Brex danno la possibilità di accumulare punti in diversi ambiti e avere accesso a premi quali tariffe scontate per viaggi, hotel, spostamenti in taxi, software o altri prodotti tecnologici. 

Generalmente, i clienti guadagnano 1 punto per ogni dollaro speso utilizzando le carte Brex, ma le aziende che decidono di rendere Brex l’unico fornitore di carte aziendali hanno accesso a ulteriori agevolazioni. 

Secondo Crunchbase, la startup ha attualmente raccolto più di $700 milioni in 10 round di investimenti, l’ultimo dei quali, di Serie C, conclusosi a maggio 2020 per $150 milioni. Tra i principali sostenitori troviamo Combinator Y, l’incubatore che ha sostenuto il progetto fin dal principio, Credit Suisse, DST Global o Kleiner Perkins.


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Dopo Paypal e Visa anche Mastercard (ed altri) apre alle criptovalute

Mastercard comincerà a supportare determinate criptovalute direttamente sul suo circuito. Già PayPal e Visa hanno fatto il loro ingresso in questo mercato. Ma anche player “esterni” al mondo dei digital payments come Bank of New York Mellon, Deutsche Bank e Tesla hanno aperto ai Bitcoin. E Amazon potrebbe unirsi al gruppo.

Anche Mastercard punta a farsi strada nel mondo delle criptovalute. È il terzo gigante dei pagamenti digitali, dopo PayPal e Visa, ad aprire alle cryptocurrencies. Ma anche player di altri settori hanno annunciato in questi giorni l’ingresso nel mercato: la storica Bank of New York Mellon garantirà il deposito di Bitcoin per i suoi clienti. Un’intenzione analoga arriva da Deutsche Bank. Morgan Stanley vuole investire direttamente in Bitcoin. E Elon Musk ha svelato che Tesla ha investito 1,5 miliardi nella valuta digitale.

Amazon, dicono alcune voci, sarebbe pronta ad accettare pagamenti in Bitcoin. D’altraparte si attende per quest’anno il debutto definitivo dell’attesa Diem di Facebook (ex Libra), che aveva annunciato il suo progetto di criptovaluta a giugno 2019, supportata anche da Visa, Mastercard e PayPal. Le stesse che poi si sono ritirate dal gruppo di partner dell’iniziativa messa in piedi da Zuckerberg. Ma che, evidentemente, non hanno rinunciato al progetto, tanto da portarne in pista uno proprio. Ma partiamo da Mastercard per capire cosa si sta muovendo nei rapporti tra criptovalute e l’industria tradizionale dei servizi finanziari.

Mastercard
A partire da quest’anno Mastercard comincerà a supportare determinate criptovalute direttamente sul suo circuito, ha scritto il 10 febbraio 2021 in una nota ufficiale sul blog aziendale Raj Dhamodharan, Executive Vice President, Digital Asset & Blockchain Products e Partnerships. Il servizio sarà a disposizione di clienti, commercianti e imprese. Non tutte le criptovalute attualmente in circolazione saranno supportate all’interno del circuito di Mastercard. “Sebbene le stablecoin siano più regolamentate e affidabili rispetto al passato, diverse risorse digitali in circolazione devono ancora rafforzare le loro misure di conformità, quindi non soddisfano i nostri requisiti”, ha spiegato Dhamodharan.
In particolare il top manager di Mastercard ha fatto capire che lo scopo dell’iniziativa non è consigliare agli utenti di usare le criptovalute, ma permettere loro di gestire i pagamenti come preferiscono. “Qualunque sia la tua opinione sulle criptovalute – ha specificato – resta il fatto che queste risorse digitali stanno diventando una parte più importante del mondo dei pagamenti…Con 89 brevetti blockchain concessi a livello globale e con altre 285 applicazioni blockchain in attesa in tutto il mondo, abbiamo già uno dei più grandi portafogli di brevetti blockchain del settore dei pagamenti da cui attingere per realizzare questi progetti di successo”.
Già l’anno scorso Mastercard aveva iniziato a collaborare con Wirex e BitPay per creare carte crittografiche pensate per consentire alle persone di effettuare transazioni utilizzando le proprie criptovalute. Quest’anno la società ha avviato altre partnership, unendo anche le forze con LVL, una piattaforma che consente di vendere ed acquistare criptovalute.

Bank of New York Mellon
Quasi contemporaneamente anche Bank of New York Mellon si è mossa per rendere più facile per i clienti l’utilizzo delle criptovalute annunciando il lancio di una nuova unità denominata “Digital asset”, che dovrebbe essere operativa entro l’anno. Si occuperà della custodia, del trasferimento e dell’emissione di Bitcoin e altre criptovalute per i clienti istituzionali. Bny Mellon è la più antica banca americana e anche la maggiore banca depositaria al mondo. Con il suo ingresso nell’universo Bitcoin la criptovaluta viene in qualche modo sdoganata per tutto il mondo dei servizi finanziari.

Tesla
Tesla è entrata con decisione nel mercato dei Bitcoin quando, giorni fa, ha inviato una comunicazione alla Sec, l’organismo di controllo della borsa statunitense, in cui annunciava di aver acquistato Bitcoin per un valore di 1,5 miliardi di dollari. Obiettivo: “Dare più flessibilità, diversificare e massimizzare i ritorni del proprio capitale”. L’azienda ha detto di avere intenzione di accettare la criptovaluta anche come metodo di pagamento per le proprie auto elettriche, seppure, almeno in una fase iniziale, adeguandosi alle leggi dei singoli Paesi e in maniera limitata. Con questa scelta Tesla diventerà la prima casa automobilistica su scala globale ad accettare pagamenti in Bitcoin. Nella sua comunicazione alla Security Exchange Commission ha in ogni caso messo in guardia gli investitori sulla volatilità caratteristica dei Bitcoin. L’investimento annunciato, che servirà alla società come base di liquidità nel momento in cui inizierà ad accettare i pagamenti in criptovaluta, è significativo se paragonato alla disponibilità “cash” della compagnia, valutata in 19 miliardi di dollari.

Visa
Di recente Visa si è detta pronta a offrire nei prossimi mesi un software specifico per permettere alle banche di operare nel settore criptovalute. Ma già nel 2019 Coinbase, piattaforma americana dove si possono acquistare, vendere e depositare criptovalute quali bitcoin, ethereum e altre, aveva introdotto la propria carta in collaborazione proprio proprio con Visa. La stessa Coinbase è di recente diventata principal member di Visa, il che le permette di introdurre nuove funzionalità con la carta e commercializzarla su nuovi mercati.

PayPal
Mastercard è stata ampiamente preceduta nella sua discesa in campo a favore delle criptovalute da PayPal. A ottobre 2020 l’azienda americana dei pagamenti digitali ha annunciato che avrebbe permesso ai suoi utenti di vendere, comprare o tenere bitcoin e altre monete virtuali nei propri wallet online. Dal 2021 – aveva detto – i clienti di PayPayl potranno anche servirsi delle criptovalute per fare shopping nei 26 milioni di negozi della sua rete. Già dalle settimane successive all’annuncio i titolari di un account PayPal negli Stati Uniti hanno potuto usufruire del nuovo wallet con criptovalute. Per la prima metà del 2021 il servizio fintech dovrebbe essere esteso a Venmo, la piattaforma di PayPal per i pagamenti mobili, e ad altri Paesi.

Deutsche Bank
Deutsche Bank intende fornire un servizio di custodia per le grandi istituzioni finanziarie che vorranno investire nelle criptomonete. L’istituto fornirà un servizio di custodia, Deutsche Bank Digital Asset Custody: una piattaforma digitale per i clienti istituzionali per conservare i propri asset digitali. DB punta alla realizzazione di una piattaforma di trading dei token per unire gli asset digitali con i servizi bancari tradizionali.

Morgan Stanley
La Counterpoint Global investiment unit di Morgan Stanley, che gestisce 150 miliardi di dollari di investimenti, potrebbe investire in Bitcoin. La banca dovrà prima approvare al suo interno la scelta di investire in Bitcoin e quindi sottoporre la questione al regolatore americano. Morgan Stanley ha già investito in Bitcoin attraverso la società MicroStrategy, di cui la banca americana detiene l’11% delle azioni. Ma in questo caso si tratterebbe di un investimento più diretto.

Altri (Apple, Google, Amazon)
Intanto, da Apple a Google, si rincorrono voci sui prossimi attori nella corsa ai Bitcoin. In pole position sarebbe Amazon. Sulla base dell’analisi degli annunci di offerte di lavoro, scrive il Sole24Ore, Coindesk sospetta che il colosso dell’ecommerce stia studiando uno strumento digitale per i propri servizi online da sperimentare in Messico. Anche in questo caso si tratterebbe di ritorno al passato: anni fa Jeff Bezos aveva lanciato gli AmazonCoin, una delle sperimentazioni più simili a una valuta digitale.


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Scalapay, la startup italiana Buy Now Pay Later che aumenta la conversione nell’ecommerce

Ha di recente chiuso un round da 48 milioni di dollari Scalapay, startup italiana che offre la formula di pagamento “compra ora paga dopo”. Modello win-win per clienti e commercianti, che hanno visto un incremento del 49% nel valore medio degli ordini e un +26% di clienti paganti.

Fondata nel 2019 Scalapay è una startup fintech che ha sviluppato una soluzione di pagamento per terze parti che consente ai clienti, online e offline, di acquistare subito e pagare dopo (Buy Now Pay Later) senza interessi, in tre comode rate. In soli dodici mesi, Scalapay è diventata partner di oltre un migliaio di marchi internazionali in Francia, Italia e Germania, tra cui Decathlon, Calzedonia e Bata.

“La nostra missione è consentire ai commercianti di offrire esperienze magiche ai clienti. Quando si confrontano le soluzioni utilizzate dai commercianti per migliorare l’esperienza del cliente e il loro profitto, le rate senza interessi si distinguono per l’elevato ritorno sull’investimento” spiega il CEO di Scalapay, Simone Mancini, “Abbiamo immediatamente un grande impatto sui ricavi e lo sforzo per la sua integrazione è minimo.”

Il sistema, creato per essere compatibile con tutte le principali piattaforme di ecommerce e sistemi Pos, permette ai negozianti di aggiungere Scalapay come opzione di checkout con un semplice plugin.

Lato utente, è necessario creare un account, operazione che necessita tra i 2 e i 3 minuti. Scegliendo l’opzione Scalapay in Checkout, si può pagare con carte Visa, Mastercard, Amex o un conto bancario, e le rate vengono poi addebitate automaticamente dal metodo di pagamento dei clienti alle date di scadenza, senza alcun interesse.

In questo modo, il cliente paga a rate, mentre il merchant nella maggior parte dei casi riceve tutto l’importo sul suo conto. I ricavi della piattaforma sono generati dalla commissione che i merchant pagano per l’utilizzo del servizio.

Scalapay segue le orme dell’unicorno svedese Klarna, che fondata nel 2015 ha portato in auge il modello BNPL. Un trend fintech in crescita: secondo la società di consulenza fintech Kaleido Intelligence, entro il 2025 ci sarà un aumento del 92% della spesa dei consumatori globali che utilizzano questo tipo di finanziamenti solo su canali di ecommerce, per un valore che passerà dai 353 miliardi di dollari registrati nel 2019 ad almeno 680 miliardi di dollari.

La formula di pagamento ben si sposa con i cambiamenti nel comportamento d’acquisto portati dalla crisi coronavirus, che ha visto un aumento di acquisti su canali ecommerce e, al contempo, la maggiore attenzione a formule di pagamento agevolato. Si tratta di un modello win-win che, oltre a beneficiare l’acquirente permettendogli di ritardare il pagamento, aiuta gli ecommerce ad aumentare il tasso di conversione ed in definitiva le entrate: Il valore medio degli ordini quando i clienti pagano con Scalapay è maggiore del 49%, e l’incremento medio del numero di clienti paganti è maggiore del 26%.


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Revolut Business punta sui QR code come strumento di pagamento

Gli esercenti convenzionati possono utilizzare la loro app Revolut Business per generare un QR code che il cliente può scansionare con la fotocamera del telefono, così da effettuare i pagamenti

I QR code come soluzione per consentire i pagamenti nel rispetto del distanziamento sociale: questa la novità introdotta da Revolut Business, che punta a rendere ancora più semplice per le aziende l’accettazione dei pagamenti in modo immediato e di persona. Questa funzionalità touch-free consente pagamenti immediati utilizzando una connessione Internet, che permette agli esercenti di verificare che il pagamento sia andato a buon fine in presenza del cliente.

Gli esercenti possono utilizzare la loro app Revolut Business per generare un QR code che il cliente può scansionare con la fotocamera del telefono, mantenendo così la distanza di sicurezza. Il cliente riceverà un messaggio che gli consentirà di scegliere tra Apple Pay, Visa o Mastercard e potrà quindi completare il pagamento dal proprio dispositivo iOS o Android. Un ulteriore vantaggio è rappresentato dal fatto che l’intera soluzione per funzionare ha bisogno soltanto dell’app Revolut Business, senza dover acquistare nessun dispositivo aggiuntivo. Per abilitare i QR code, gli esercenti Revolut Business devono aggiornare la loro app almeno alla versione 2.28 nello store iOS o Android.

Come ha messo in evidenza Paulo Guichard, Product Owner Acquiring di Revolut, “La popolarità dei QR code è in aumento perché questo metodo di pagamento è veloce, facile e consente alle persone di effettuare pagamenti a distanza, sempre più importanti durante la pandemia globale. Abbiamo eliminato la necessità di disporre di dispositivi o hardware aggiuntivi, tutto ciò che gli esercenti devono fare è utilizzare la loro app Revolut Business e mostrare ai clienti il QR code per accettare subito i pagamenti in tempo reale grazie a questo metodo efficiente e senza alcun contatto”.  La soluzione è già disponibile nei seguenti Paesi: Italia, Regno Unito, Austria, Belgio, Francia, Danimarca, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Slovacchia e Slovenia.


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Instant payment fino a 100mila euro: un accordo Sia-Fidor Solutions li abilita in Europa

Lanciato un nuovo servizio della fintech con sede a Monaco: grazie alla piattaforma digitale della società controllata da Cdp Equity, le istituzioni finanziarie europee avranno ora la possibilità di trasferire denaro in tempo reale fino a 100mila euro

Permettere alle istituzioni finanziarie europee e ai loro clienti di inviare e ricevere pagamenti in meno di 10 secondi, 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno, per un importo massimo attualmente fissato a 100mila euro per singola transazione, in linea con lo schema Sepa Instant credit transfer dello European payments council (Epc). E’ il risultato reso possibile da oggi in Germania e in altri Paesi europei dall’intesa di collaborazione siglata fra Fidor Solutions, società controllata al 100% da Sopra banking software, e Sia, azienda europea leader nel settore dei servizi e delle infrastrutture di pagamento controllata da Cdp Equity.

La piattaforma digitale “Sia EasyWay” utilizzata da Fidor Solutions opera come un “hub”, semplificando l’integrazione degli instant payment con i sistemi interni delle istituzioni finanziarie, riducendo quindi costi e tempi di attivazione del servizio. Ciò è reso possibile da un servizio integrato tra Fidor Solutions e Sia che copre l’intera catena di valore dei pagamenti: dall’ordine attraverso tutti i canali utilizzati dalle banche e dai payment service provider – ad esempio mobile, web e Api – alla gestione ed elaborazione delle transazioni, fino ai collegamenti di rete con innovative infrastrutture di pagamento scalabili e on demand.


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CDP Venture Capital: nuovo round di investimento per 6 startup insurtech e fintech

Si rinnova il sostegno di CDP Venture Capital – Fondo Nazionale Innovazione alle startup innovative del portafoglio Digital Magics, con un nuovo round d’investimento che segue le operazioni di co-investimento effettuate a settembre dello scorso anno. Di seguito le 6 startup più interessanti nel campo insurtech e fintech.

Axieme Group: startup attiva nell’insurtech che sta portando la digital transformation nel settore assicurativo. Axieme è il primo e unico player in Italia a distribuire polizze Giveback, che danno diritto all’assicurato a ricevere un parziale rimborso del premio pagato in assenza di sinistri. Axidigital opera come “enabler” per player del settore che desiderano entrare nella distribuzione digitale delle polizze assicurative. Axidata agisce da data aggregator per l’analisi di dati e l’attribuzione di uno scoring agli assicurati.

Crea Assicurazioni: Managing General Agent interamente digitale che sta ridefinendo il processo di sottoscrizione ed erogazione delle polizze assicurative tramite il Machine Learning. La sua tecnologia è basata sul Policy Builder Language, un linguaggio proprietario che permette di digitalizzare qualunque polizza e lo scambio di informazioni tra i vari attori in tempo ridotto. Il modello costruito prezza il rischio in maniera automatica, garantendo l’emissione del certificato assicurativo immediatamente a seguito del completamento della richiesta del cliente.

Criptalia è la piattaforma regolamentata di crowdlending peer-to-peer, che collega le PMI di valore che vogliono investire in un progetto di crescita, con i finanziatori alla ricerca di buoni tassi di interesse e a basso rischio sui cui investire. Criptalia utilizza Blockchain pubbliche permissionless, principalmente con i protocolli Bitcoin ed Ethereum, in quanto si ritiene la Blockchain pubblica l’unica che può garantire sufficiente trasparenza, immutabilità e sicurezza agli investitori. La startup è conforme al 100% al regolamento europeo MiFID II.

GrowishPay, startup fintech italiana, offre soluzioni di social payment e-wallet based per pagamenti di gruppo, liste regalo, giftcard, e-wallet management, pagamenti privativi, loyalty e cashback. La società opera con il marchio Growish (collette online), ListaNozzeOnline.com (lista nozze per raccogliere importo dei regali su wallet e sito matrimonio) e ScuolaPay, per pagare in modo semplice e sicuro ogni attività scolastica (coming soon). Forti dell’esperienza di oltre 105.000 utenti ed oltre €35M milioni di transazioni gestite, offre soluzioni B2B2C via API, SDK o piattaforma SaaS in white label per il retail e l’e-commerce con convergenza omnicanale ad oltre 1.000 merchant di primaria importanza.

Plurima, piattaforma assicurativa digitale, è la prima rete italiana di Agenti di assicurazione indipendenti. Si tratta di un gestionale assicurativo creato per tutti gli intermediari assicurativi A, B ed E, che garantisce accesso e registrazione veloce e senza obblighi, un’ampia gamma di prodotti specifici per ogni esigenza, preventivi rapidi e strumenti completi per la gestione della documentazione precontrattuale, della polizza e degli incassi.

Connexa Insurtech attiva nel campo delle assicurazioni auto che fornisce soluzioni digitali telematiche permettendo ai clienti coperture flessibili e prezzi personalizzati.


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Welfin: il prestito sostenibile

Welfin è una piattaforma che si propone di rivoluzionare il prestito per dipendenti, ripensando il credito in ottica intraziendale. Tramite la piattaforma, i dipendenti possono liberamente valorizzare i propri risparmi, prestandoli a colleghi che vi attingono a tassi di interesse competitivi, con l’azienda a fare da garante. I suoi fondatori raccontano il progetto.

«In Italia il mercato del credito al consumo è in continua espansione e i prestiti P2P continuano ad avere un grande potenziale». Perché non partire da qui e ripensare il credito tra privati in una nuova ottica intra e inter-aziendale? Questa la riflessione da cui sono partiti i fondatori di Welfin.

Welfin è una piattaforma che rivoluziona il credito tra dipendenti, permettendo a una o a più comunità aziendali di ottenere il massimo dalla condivisione delle proprie risorse. In altri termini, per dirla con le parole dei cinque fondatori, “Welfin mette in relazione lender (chi presta), borrower (chi prende in prestito) e azienda (che fa da garante) favorendo la creazione di condizioni vantaggiose per tutti gli attori in gioco”. Vediamo di capirne di più.

In un mercato del credito al consumo che presenta tassi di interesse mediamente elevati, le politiche di concessione del credito da parte delle aziende sono spesso caute e il costo del recupero crediti oneroso. “Welfin interviene creando un circolo virtuoso che premia i tre interlocutori in gioco, lender, borrower e azienda, attraverso un sistema win-win-win”.

“Win per chi presta, perché ha un rendimento garantito dall’azienda a tassi superiori di quelli di mercato; win per chi prende in prestito perché ottiene tassi vantaggiosi e win per l’azienda, che facendo da garante fidelizza i dipendenti, ne aumenta il senso di appartenenza e migliora la propria reputation”.

“Welfin offre all’azienda un nuovo strumento di welfare con cui ottimizzare la gestione del credito insoluto, creare un beneficio economico condiviso puntando sull’innovazione finanziaria. Sono già molti gli imprenditori che, consapevoli dell’efficienza del modello di business di Welfin, desiderano implementare la piattaforma e partire quanto prima”.


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Startup: nasce il nuovo acceleratore in area fintech e insurtech

Grazie ad una operazione congiunta fra CDP Venture Capital Sgr – Fondo Nazionale Innovazione, Digital Magics, Startupbootcamp e Fintech District nasce il nuovo Acceleratore di startup in ambito Fintech e Insurtech, con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo in Italia di uno dei maggiori ecosistemi di innovazione.

L’acceleratore ricerca e supporta le migliori startup nazionali, con una dotazione iniziale di 1,65 milioni di euro, interamente sottoscritti da CDP Venture Capital Sgr, che ha inoltre deliberato ulteriori 2 milioni di euro per successivi follow-on post accelerazione.

L’iniziativa, aperta a partner sia finanziari che industriali, ha già visto l’adesione di SIA – società hi-tech europea leader nei servizi e nelle infrastrutture tecnologiche di pagamento – nella duplice veste di investitore e partner industriale.

Gli ambiti Fintech e Insurtech rappresentano settori strategici in forte crescita sia in Italia che nel resto del mondo. Il mercato globale supera i 137 miliardi di euro l’anno, di cui oltre 58 in Europa e 373 milioni di euro in Italia.

Il programma di accelerazione sarà triennale, con l’obiettivo complessivo di supportare la crescita di circa 50 startup. Nel dettaglio, saranno selezionate 16 startup ogni anno, di cui 8 in ambito Fintech e altrettante 8 in ambito Insurtech.

L’acceleratore opererà seguendo criteri legati al potenziale di crescita ed alla capacità di affrontare le principali sfide tecnologiche del settore. Le startup selezionate accederanno ad un finanziamento iniziale e beneficeranno di un percorso di accelerazione di 13 settimane supportato da mentor, corporate ed investitori. Alla fine di questo percorso, le migliori di queste realtà saranno premiate ulteriormente con ticket di investimento fino a 200.000 euro.

Il target del programma saranno le startup e le PMI innovative italiane, così come le realtà internazionali che desiderano sviluppare il proprio business nel nostro Paese, aprendo una sede in Italia.


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2 milioni per Crea Assicurazioni, la startup per la distribuzione digitale delle polizze

Ha completato un round di 2 milioni Crea Assicurazioni, startup di polizze assicurative interamente in digitale, con la partecipazione di CDP Venture Capital, Digital Magics e Step.

La startup ha creato una piattaforma per la distribuzione di prodotti assicurativi digitali. Si propone di ridisegnare il processo di distribuzione delle polizze e della sottoscrizione dei rischi nel settore assicurativo attraverso una piattaforma/API rivolta a banche e intermediari assicurativi. Il business model adottato da Coverholder è B2B/B2B2C e si rivolge a qualsiasi player che desidera distribuire prodotti assicurativi in cross/up selling.

Nata nel 2018, ha creato una piattaforma tecnologica che consente ad intermediari professionisti – broker, agenti e banche – e player di qualsiasi settore, di distribuire prodotti assicurativi digitali, attraverso una soluzione interamente digitale ed immediatamente integrabile all’interno della propria offerta.

Crea, che opera attraverso le managing general agent Insurtech MGA S.r.l. ed Insurtech MGA LTD, si pone come punto di riferimento nel segmento insurtech italiano, con oltre 45.000 polizze e 20 milioni di euro di premi intermediati.