Banner Criptovalute

Anche Bitcoin va messo in cassaforte.

C'è chi investe in criptovalute e le conserva online, nei software wallet. Gli esperti però suggeriscono prudenza per proteggere le proprie chiavi private.

maggio 2025
3 min
Banner Anche Bitcoin va messo in cassaforte.

Il software wallet è come un portafoglio, l’hardware wallet come una cassaforte. Chi sarebbe a proprio agio a girare con migliaia di euro in tasca? Il tema della self custody è fondamentale.
Negli ultimi anni moltissimi investitori hanno perso tutto (si veda il caso FTX) perché li avevano tenuti nelle borse online, i cosiddetti software wallet. Vediamo dunque di capire come funzionano gli hardware wallet, cosa offrono e perché andrebbero considerati in un’ottica di maggior sicurezza.

Che cos’è un hardware wallet?
La differenza principale con il software wallet è il paradigma di sicurezza alla base.
Il segreto, in questa situazione, sono le chiavi private per accedere ai propri Bitcoin. «Nel caso di un software wallet queste chiavi sono connesse a internet. Se invece creo un dispositivo non connesso alla rete, allora aumento la sicurezza» afferma Luca Giuliani, sviluppatore di BitBox.

Per un hardware wallet serve un portatile, un dispositivo «che comunica in maniera controllata con l’host device e conserva il tuo segreto». Giuliani l’ha riassunta così: «Tutto quello che sta all’esterno dell’hardware wallet è potenzialmente malevolo. Ecco perché deve avere uno schermo. Non ci si può fidare altrimenti. Se devo firmare una transazione devo leggere i dettagli sullo schermo».

Una startup per custodire le cripto
BitBox è una società svizzera con sede a Zurigo. Il suo primo hardware wallet è stato lanciato nel 2015. Ma qual è la tecnologia alla base di dispositivi non dissimili per estetica da una chiavetta USB? «La tecnologia di un hardware wallet è semplice e minimal – ha proseguito Giuliani -. Un hardware wallet che si rispetti ha un elemento che non trovi in un cellulare che è il chip aggiuntivo, progettato per essere resistente ad attacchi fisici».
Questo perché se si creasse un hardware wallet con un semplice microprocessore, «un ladro potrebbe recuperare le chiavi private. Ci sono pure video tutorial su YouTube». Questo non è possibile con un portafoglio fisico. «È realizzato per esser protetto da attacchi fisici».

Che cosa significa la self custody per Bitcoin?
Uno degli aspetti più importanti di Bitcoin riguarda la self custody, che in parole povere significa la piena ed esclusiva responsabilità della persona rispetto alla sicurezza dei propri asset. Non ci sono banche, non ci sono numeri d’emergenza o appigli: chi non mette al sicuro le chiavi private rischia di perderle in maniera definitiva. E con esse i soldi, per intenderci.
«Lo ripetiamo sempre: Bitcoin non ha un ufficio marketing e non è una azienda. Il software wallet è il primo step di chi è curioso e chi vuole possedere criptovalute». Maturando interesse e consapevolezza il passaggio successivo punta agli hardware wallet. «Tutti i prodotti legati alla self custody hanno ancora un importante margine di miglioramento. C’è un discorso di responsabilità, ma chiunque deve essere educato per capire come custodire le chiavi private. Rimane un cambio di paradigma molto importante».