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wefox, l’insurtech tedesca da 3 miliardi, pronta a entrare in Italia

Fondata nel 2015, wefox ha chiuso un round da 650milioni di dollari per l’espansione in Europa. Presto sarà in Italia e potrebbe farlo attraverso il suo partner Mansutti. La startup ha un modello ibrido: prodotti centralizzati con grande uso di algoritmi e distribuzione attraverso agenti nazionali

luglio 2021
2 min
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La volpe è pronta è fare il balzo sul mercato italiano. Wefox consolida l’alleanza con Mansutti e si prepara a sconvolgere la scena nazionale dell’Insurtech. Wefox ha chiuso a inizio giugno un round da 650 milioni di dollari, il più grade di serie C per una startup insurtech, che l’ha portata a una valutazione di 3 miliardi.

Mansutti è uno dei principali broker italiani, attivo dal 1925 e molto attento alle dinamiche dell’innovazione: è infatti tra i founding partner della startup tedesca. Dal 2018, le due società collaborano per adattare i servizi di wefox al mercato italiano.

wefox è stata fondata nel 2015 da Julian Teicke, Fabian Wesemann e Dario Fazlic. È una compagnia assicurativa digitale a tutto tondo, con licenza in Lichtenstein, guidata da un unico scopo: proteggere le persone e prevenire i rischi reinventando l’assicurazione su larga scala attraverso la tecnologia. Il suo slogan è: Assicurazione, ma semplice. Digital, fast, fair. In cinque anni wefox ha raccolto quasi 1 miliardo di dollari.

Nel 2020 wefox ha avuto un fatturato di 140 milioni di dollari e, in particolare, wefox insurance, la compagnia di assicurazione, è già in utile. Il gruppo punta allo stesso risultato per il 2023.  Come ha fatto la startup a crescere così rapidamente? Con un modello di business particolare. Non è una compagnia che vende direttamente al cliente finale ma i suoi prodotti sono venduti da agenti in tutta Europa, Mansutti nel caso dell’Italia. Attualmente wefox ha 700 agenti esclusivi e partnership con circa 5000 “distributori”.

Quindi distribuzione decentralizzata di prodotti gestiti centralmente con un forte impegno nella riduzione dei costi con l’automazione che permette di gestire l’80% dei processi con un algoritmo.

Una combinazione originale di umano e digitale. “Mentre il resto dell’industria pensa che l’agente sia morto, noi pensiamo che sia più importante che mai”, spiega Teicke. Ma dietro gli agenti c’è una potenza tecnologica che le compagnie tradizionali ancora inseguono. “Abbiamo a che fare con un mercato da 5,2 trilioni di dollari che è bloccato all’era pre-Internet”, commenta Teicke.