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giugno 2019

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39 min totali
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UBI. La gamification per attirare i giovani.

Una sfida intergalattica colma di enigmi. Non è un videogioco ma una nuova gaming app firmata UBI Banca, UBIVerse. L’obiettivo: avvicinare i giovani alla banca e prepararli alle difficoltà del mondo del lavoro.

Disponibile gratuitamente per iOS e Android, UBIVerse si rivolge infatti a studenti, giovani in cerca di lavoro e lavoratori alle prime armi. Il gioco è strutturato in tre step. Si comincia con il primo giorno di lavoro in UBIVerse, azienda di teletrasporti intergalattici. Una prima fase per mettere alla prova le competenze relazionali: la sfida infatti è formare un team eterogeneo con i dipendenti virtuali di UBIVerse. Secondo step: una serie di enigmi logico-matematici e domande di attualità, ma anche quiz sulla tecnologia e l’evoluzione del mondo bancario, per testare le capacità logico-analitiche. Terza fase: aprire un caveau, ultimo banco di prova per i giocatori. Al termine, il giocatore avrà così una sorta di curriculum vitae virtuale, elaborato sulla base degli obiettivi raggiunti. E potrà anche candidarsi su LinkedIn per le posizioni lavorative aperte in UBI Banca.

L’istituto utilizza la gamification già da un anno, a supporto dell’inserimento dei neoassunti e delle attività di onboarding a loro dedicate.


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Ecco le 16 startup della mobilità selezionate per MCE4X4 2019

Ci siamo. Le sedici startup selezionate, dalle oltre 120 application pervenute, per l’edizione 2019 di MCE4X4 sono state annunciate ufficialmente. Si tratta di quattro startup per ognuna delle quattro sezioni previste dal processo di selezione, 4X4 appunto e per ognuna delle quattro sezioni c’è anche già il primo ‘vincitore’, ovvero la startup che ha ricevuto i maggiori consensi da parte di chi ha voluto partecipare alla votazione social.

MCE4X4 non è però, va ricordato, un concorso a premi, ma è un’attività che per volontà di Assolombarda, di Camera di Commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi e con l’azione di advisor di Nuvolab, si propone di facilitare l’incontro tra il mondo industriale dei settori della mobilità, dell’energia, dei servizi urbani con quello delle startup portatrici di innovazioni significative in questi settori.

Per la sezione Super Interaction le quattro selezionate sono: Link Innovation, che è la preferita di questo gruppo dal sondaggio social e che progetta e produce veicoli elettrici innovativi che si inseriscono nel mercato della last mile mobility; GiPStech che fornisce infrastruttura e servizi di localizzazione ad altissime performance dove il GPS non è sufficiente, per esempio in ambienti indoor di grandi dimensioni; Dilium Carscare che ha sviluppato un sistema integrato basato su intelligenza artificiale e big data che consente di avere sotto controllo il proprio veicolo in un’app; Wise Town che sta per Web Information Streams Enhancer for your Town è un ecosistema di applicazioni e strumenti per migliorare la qualità della vita dei cittadini in un ambiente collaborativo.

La sezione Super Cleantech vede partecipare Acc che ha sviluppato, progetta e costruisce i veicoli ZodiaC; Go Volt che è la preferita dal sondaggio social e ha sviluppato una piattaforma di scooter sharing elettrico senza trascurare il design; anche Scuter propone un servizio di mobility as a service basato su scooter elettrico che si guida senza casco progettato apposta per l’uso condiviso. E-Gap è invece il primo servizio di ricarica mobile per veicoli elettrici, sviluppato per affrontare la ancora troppo ridotta diffusione di colonnine dedicate.

Super Enterprise vede Aircnc essere quella che ha raccolto le maggiori preferenze dal sondaggio social ed è una piattaforma B2B per la condivisione di ore macchina. Vi è poi Upooling che è la prima app per il carpooling con chiave digitale e un’intelligenza artificiale capace di ottimizzare i costi della mobilità aziendale; Brochesia sviluppa soluzioni software per smart glasses per migliorare l’efficienza delle aziende, riducendo tempi e costi attraverso la realtà aumentata; mentre Movesion propone Mobility City, sistema in grado di monitorare le abitudini di mobilità e la propensione al cambiamento degli utenti in modo preciso e in tempo reale.

Infine per la categoria Super Services sono state selezionate: Auting che ha messo a punto un servizio per la condivisione auto tra privati mettendo in contatto chi possiede un’auto poco utilizzata con chi ne ha bisogno per un breve periodo; Tiassisto24 è la piattaforma in cloud di micro-servizi assicurativi, automobilistici e legali per gli automobilisti. Ci sono poi Veontime, la preferita dal sondaggio social per questa categoria, che è una piattaforma per spedire documenti e pacchi usando le linee bus con guadagni in termini di tempo, soldi e protezione dell’ambiente. E poi Wher, l’app per la mobilità femminile che aiuta le donne a sentirsi più consapevoli, sicure e libere in città.


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Ecommerce: senza i negozi fisici si acquista meno anche online

E-mail, sms e notifiche via app rappresentano lo strumento più efficace per raggiungere il cliente e fargli fare il primo passo nel processo d'acquisto: il 22% degli acquisti online sono diretta conseguenza di questo strumento di marketing.

Il punto vendita fisico mantiene la sua efficacia: la visita in negozio è decisiva per il 18,4% degli acquisti. Seguono i consigli e il passaparola (16,4%), mentre la pubblicità si attesta al quarto posto, generando l’11% degli acquisti. Il ruolo del negozio fisico si conferma fondamentale nel processo decisionale del consumatore, anche per quanto riguarda i beni e i servizi acquistati online. In particolare, il passaggio in store o in filiale prima o dopo l’acquisto online è più frequente nel caso di acquisti e prodotti bancari (42,5%), food (35%) e abbigliamento (31,7%) mentre risulta più limitato in caso di viaggi (17,2%) e assicurazioni (18%).

Questa classifica dei touchpoint più rilevanti nelle decisioni di acquisto e i trigger (vale a dire gli eventi di attivazione dell’acquisto) che hanno convinto il consumatore ad acquistare, proviene dalla ricerca di Netcomm in collaborazione con Diennea. Questa ricerca ha indagato l’attitudine comportamentale nei processi di acquisto del consumatore, sia online che offline, riposizionando tali comportamenti rispetto al customer journey.

L’analisi mette inoltre in evidenza quali sono gli strumenti più utilizzati dai clienti per ottenere maggiori informazioni sul prodotto, dopo essere stati raggiunti dai primi strumenti di direct marketing. Sono tutti online i primi tre touchpoint più utilizzati dai consumatori: al primo posto i motori di ricerca (19%), seguono il sito del brand stesso (17,3%) e i siti di comparatori di prezzi (17,1%).

Dall’analisi, sottolinea ancora Netcomm, emerge come il customer journey degli acquisti online sia mediamente più articolato rispetto al percorso di acquisto che viene sviluppato per il canale offline, se rapportato alle stesse categorie merceologiche. Prima di procedere con un acquisto online, infatti, i consumatori attivano in media 1,6 touchpoint, un numero che per gli acquisti offline si attesta intorno allo 0,9. Si tratta di un dato particolarmente rilevante per i retailer, che devono tenere in considerazione l’importanza dei canali che controllano, dai siti web, ai canali social, ai blog e i forum, tutti canali strategici per entrare in contatto con il consumatore digitale.


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La piattaforma Insoore si prepara ad approdare in Europa

Whoosnap, startup del portafoglio di LVenture Group e attiva nell’Insurtech grazie alla sua piattaforma Insoore, si prepara ad approdare in Europa grazie a un aumento di capitale da un milione di euro.

Insoore è una piattaforma tecnologica che permette alle compagnie assicurative e di fleet management di ottimizzare la gestione dei sinistri e di ottenere rilevazioni video-fotografiche in real time e on demand. Il modello coniuga due esigenze: insieme allo sviluppo della piattaforma, è stata creata e formata una community di esperti - chiamati Insoorer - pronti a raggiungere gli assicurati dove e quando preferiscono. Il servizio da una parte aiuta le compagnie a migliorare ulteriormente la customer experience e a incidere sul rischio frodi, e dall'altro consente agli assicurati di ottenere risarcimenti in tempi più brevi rispetto al passato.


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Al via la piattaforma collaborativa per le applicazioni blockchain nelle assicurazioni

Una piattaforma collaborativa, in formato “sandbox”, per comprendere in che modo la digitalizzazione e la tecnologia blockchain possano contribuire all’evoluzione del mercato assicurativo, in particolare alla diffusione di polizze smart e istantanee. È questo l’obiettivo di un progetto di “insurance blockchain sandbox” avviato da Cetif-Università Cattolica e Reply che mette insieme un gruppo di banche e compagnie assicurative, sotto la guida di Aon Reinsurance Solutions.

La tecnologia blockchain può abilitare processi automatici e trasparenti a supporto dell’intera catena del valore anche per la filiera assicurativa, portando benefici a tutti in termini di efficienza e qualità del servizio. Oltre agli aspetti tecnologici, la sperimentazione darà l’opportunità di valutare l’attuale quadro normativo e regolamentare, in modo da poter verificare gli elementi di garanzia e di semplificazione per il consumatore.

«In un ambiente sandbox, con la partecipazione e sotto il controllo dell’Ivass, il progetto punta a dimostrare i potenziali benefici in termini di maggiore trasparenza e sicurezza che può garantire la tecnologia blockchain, accompagnate dalla rapidità del servizio e alla semplificazione per il cliente, in maniera da poter fornire elementi utili anche alla definizione del quadro regolamentare per gli smart contract», spiega Alessio Izzo, director di Aon Reinsurance Solutions (Italia).

In questa prima fase il progetto prevede la creazione di tre diverse categorie di polizze smart legate al mondo del viaggio, a copertura del maltempo, del ritardo del volo aereo e del de-routing del bagaglio. Le polizze saranno emesse dalle imprese e, per questa fase pilota, saranno sottoscrivibili a partire da luglio da parte di un target controllato di clienti identificato dalle banche e dai distributori.

Il meccanismo, già sperimentato in alcuni prodotti sul mercato, prevede la liquidazione rapida e automatica del danno agli assicurati mediante uno smart contract che utilizza fonti terze, certificate e pubbliche - i cosiddetti “oracoli” - per la verifica dell’accadimento del sinistro relativo al maltempo o al ritardo del volo. In questo modo l’assicurato non dovrà più occuparsi di tutti i passaggi burocratici per la denuncia del sinistro e il riconoscimento dell’ammontare del danno: l’importo sarà automaticamente accreditato entro il giorno successivo all’evento dannoso.


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Société Générale, partnership con Fintech District per sviluppare l’ecosistema

Cliente e investitore allo stesso tempo, ma soprattutto attore protagonista per il consolidamento dell'ecosistema del fintech. È con questo spirito che Société Générale rafforza la sua presenza in Italia grazie all'alleanza strategica con il Fintech District milanese apportando l'esperienza del suo incubatore fintech specializzato nel trading. Si tratta della prima banca internazionale a unirsi alla community italiana dell’innovazione all’incrocio tra finanza e tecnologia.

In pieno spirito di open innovation, senza un ruolo predeterminato, Société Générale apporta l’esperienza concreta del duo incubatore fintech, Global Market Incubator, l’unico a livello globale dedicato alle startup specializzate nelle attività di trading, un comparto che vale circa il 5% degli investimenti complessivi nel fintech a livello globale avendo raccolto sette miliardi di dollari dal 2010.

Nato lo scorso ottobre l’incubatore di SocGen ha selezionato sei startup con attività che spaziano dall’estrazione automatica di informazioni agli analytics su dati ricavati da fonti alternative, dalle soluzioni sofisticate di risk management all’utilizzo del machine learning per rilevare anomalie ed errori negli ordini o per fornire informazioni certificate istantanee fino ad arrivare a una piattaforma per derivati. «Le startup fintech garantiscono miglior efficienza, più offerta e una maggiore connessione con i clienti: per molte è opportuno sviluppare i servizi, non necessariamente con noi, ma anche con altre banche: l’importante è contribuire a co-creare l’innovazione a beneficio di tutti, in un clima di “frienemies”, di amici-nemici in cui poter avere il meglio di entrambi i mondi», spiega Albert Loo, global deputy head of sale della banca francese.


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Un’APP, Conti, Offerte e Aste: ecco Utego

Un po’ aggregatore, un po’ gruppo di acquisto. Ha già superato l’obiettivo massimo di raccolta su 200Crowd Utego, applicazione che aggrega conti correnti e carte, premette di confrontare offerte e di “contrattare” sui prezzi. Raggiunta quota 290mila euro in 10 giorni da 88 investitori l'11 aprile, per poi salire e quota 400mila euro, l'azienda punta ora a una raccolta da 500mila euro.

L’idea dell’omonima FinTech è un sistema per favorire l’incontro tra consumatori e aziende, non solo finanziarie. Tramite Utego, gli utenti possono monitorare in contemporanea più conti correnti e carte; accedere a una selezione di offerte pubblicate dalle aziende partner (dagli intermediari assicurativi alle telco e alle società energiche), confrontando anche le recensioni pubblicate da altri utenti; ma soprattutto creare delle community per poi contrattare con le aziende le offerte proposte. Quest’ultima è forse la funzione più innovativa: gli utenti di Utego possono cioè formare insieme ad altri iscritti dei gruppi di acquisto. Secondo la logica de “l’unione fa la forza”, possono così entrare in contattato con gli intermediari registrati al portale e provare a contrattare, tramite il meccanismo delle aste (cioè al rialzo o al ribasso), le offerte, i servizi e le condizioni proposte.

Utego punta a portare bordo istituti finanziari, assicurativi, utilities (telco, energetics, pay tv, etc.), che possono così esporre i loro prodotti nel marketplace, partecipare attivamente alle aste, entrare in contatto con gli utenti di Utego e ricevere analisi di settore, così come informazioni aggregate sulle abitudini finanziarie etc. Associata ad Assolombarda e ad Assofintech, Utego ha già stretto 4 partnership con Experian, OF Osservatorio Finanziario, Unione Nazionale dei Consumatori e FlashBeing e sta dialogando con altri 14 istituti.


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Imprese e circolante: UniCredit firma con FinDynamic

Il Dynamic Discounting raggiunge i clienti business di UniCredit. Con l’acquisto di una partecipazione di minoranza nella FinTech FinDynamic, il meccanismo dello sconto dinamico è ora al servizio delle imprese che vogliono ottimizzare il circolante.

FinDynamic, startup incubata in PoliHub (lo Startup District & Incubator del Politecnico di Milano), offre infatti alle aziende di tutte le dimensioni programmi di sconto dinamico, con cui le imprese possono offrire ai fornitori un pagamento anticipato delle fatture in cambio di uno sconto. Quest’ultimo varia poi “dinamicamente” (da qui il nome della soluzione) in base ai giorni di anticipo rispetto alla data di pagamento concordata per la fattura. In questo modo le imprese ottengono liquidità in tempi più brevi, offrendo più flessibilità ai fornitori. Con FinDynamic si gestisce l’intero processo online: buyer e fornitori hanno accesso a tutte le fatture da una piattaforma web e mobile. UniCredit è stata una delle prime banche a unirsi alla piattaforma.


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La fintech Yapily chiude un round da 5,4 milioni di dollari

La società fintech Yapily ha raccolto 5,4 milioni di dollari di seed funding da HV Holtzbrinck Ventures e LocalGlobe per accelerare lo sviluppo della sua piattaforma che fornisce una soluzione chiavi in mano per fintech e imprese che vogliono connettersi alle banche retail. Tra gli investitori anche Roberto Nicastro, ex direttore generale di UniCredit; Taavet Hinrikus, Chairman e Co-fondatore di TransferWise e Ott Kaukver, CTO di Twillio.

Yapily, fondata dall’italiano Stefano Vaccino che riveste il ruolo di Ceo della società, nasce dall’opportunità creata dalla rivoluzione Open Banking ed è una piattaforma tecnologica che aiuta le imprese di ogni dimensione a connettersi con le banche retail. La società offre ai fornitori di servizi un modo semplice per recuperare i dati finanziari e effettuare pagamenti in maniera sicura, collegandosi direttamente a tutte le Open Banking API delle banche retail. Tra i suoi clienti, Yapily, conta ditte di accounting software, società nello spazio dei pagamenti, crypto-wallet, applicazioni per la gestione finanziaria e società di e-commerce.

Secondo la Payment Service Directive 2, spesso definita come Open Banking, tutte le banche d’Europa dovranno permettere agli utenti di condividere i propri dati finanziari con terze parti e questo è tecnologicamente possibile grazie alle Application Programming Interface (API). Queste API consentono ai computer di comunicare tra loro, condividendo ed elaborando le informazioni in tempo reale. La stessa tecnologia è anche utilizzabile per effettuare pagamenti in maniera economica e veloce. Utilizzando Yapily, un’azienda può comunicare con tutte le banche che offrono Open Banking API con una sola connessione, anziché gestire connessioni con ogni banca individualmente.

Yapily è attualmente collegata tramite API a 35 delle più grandi banche europee, sia per il recupero di dati che per effettuare pagamenti. Ciò equivale a 250 milioni di conti bancari. Entro la fine dell’anno, Yapily si aspetta di essere collegata a 536 banche. I fondi raccolti in questo round aiuteranno l’azienda ad espandere il proprio team tecnologico e far crescere il team di vendite per far fronte all’incredibile domanda. L’utilizzo di API offre vantaggi significativi per la protezione dei consumatori e l’integrità del mercato. Questa tecnologia è anche molto sicura poiché non prevede la condivisione delle credenziali dell’utente per accedere al conto. Entro metà settembre, più di 5000 banche in tutta Europa dovranno disporre di API in linea con la direttiva Open Banking ma nel resto del mondo molte altre giurisdizioni si stanno muovendo e anche i governi di Australia, Giappone, Canada, Singapore, Corea del Sud, Messico e molti altri, offriranno servizi bancari più aperti.


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Arriva in Italia Goin, il salvadanaio digitale per il risparmio dei millennials

Per che cosa sono disposti a mettere da parte soldi i più giovani? In primo luogo per l’iPhoneX e poi, a seguire, una vacanza. Solo al terzo posto figura l’investimento vero e proprio. Sono queste le priorità, almeno stando alle preferenze espresse dai 140mila utenti, per il momento solo spagnoli con un’età media di 24 anni, di Goin, l’app rivolta ai millennials che permette di raggiungere i proprio obiettivi finanziari tramite risparmi e investimenti automatici.

Nata nel 2018 dall’idea di tre ragazzi spagnoli - David Riudor, Carlos Rodriguez e Gabriel Esteban -, che hanno ingegnerizzato la piattaforma nella Silicon Valley, Goin sbarca in questi giorni in Italia forte dei risultati ottenuti in un anno Spagna: 150 milioni di euro processati sulla app, 4 milioni di euro risparmiati e investiti dagli utenti e 2,5 milioni raccolti da investitori.

«L’Italia rappresenta un mercato con grandi potenzialità perché è ancora molto legato al contante, ma al tempo stesso ai giovani interessa poter gestire le proprie risorse finanziarie in modo autonomo, ma hanno qualche difficoltà a farlo», afferma Riudor, Ceo e cofondatore di Goin. L’obiettivo ambizioso è superare la performance spagnola arrivando a 100mila download iscritti alla lista d’attesa nel primo mese e a 300mila utenti nel primo anno.

Una volta connesso l’account di Goin con la carta di credito o il conto corrente, l’utente indica i propri obiettivi da raggiungere - per esempio, acquistare lo smartphone o accantonare i soldi per un viaggio - e sceglie il modo per mettere da parte i soldi, sempre mediante microtransazioni: si può accantonare una percentuale fissa sulle entrate oppure arrotondare la cifra di singoli acquisti ricorrenti oppure ancora aggiungere una certa somma periodica. Ma si può anche decidere di migliorare il proprio stile di vita “punendosi” con una somma nel salvadanaio ogni volta che ci si alza dal letto in ritardo oppure ”premiandosi” per comportamenti virtuosi.

In questa prima fase Goin utilizza il sistema della “waiting list” in chiave di marketing, per aumentare aspettative ed engagement, ma anche per poter sviluppare il prodotto in base ai feedback degli utenti, con tre squadre capitanate da tre influencer: Papu Gomez, Ludovica Pagani e Klaus.

Una volta indicato l’obiettivo ogni utente potrà decidere le modalità di investimento, puramente automatici, scegliendo tra crowdlending, criptovalute o Etf, con prospettive sempre di breve durata. Goin si incarica di indicare il presunto orizzonte temporale dell’investimento per raggiungere l’obiettivo. La startup guadagna una fee media - attorno all’1,5% - sulla base del rendimento effettivo dell’investimento.


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Dalla Francia sbarca in Italia Qonto, la banca per Pmi e professionisti

Un conto corrente semplice e trasparente, che fornisca i servizi che un’impresa medio-piccola cerca, ma spesso non trova, in una banca tradizionale. È la promessa di Qonto, con l’accento sull’ultima O alla francese, la neo banca francese tutta online dedicata a professionisti e Pmi che in due anni ha conquistato oltre 40mila clienti arrivando a gestire 3,5 miliardi di euro di transazioni solo nel 2018.


Oggi Qonto sbarca in Italia puntando a replicare il successo transalpino: «L’Italia è un mercato molto simile alla Francia per il tessuto industriale con 4,4 milioni di imprese con meno di 250 addetti e un numero di startup che si avvia a superare quota 10mila - spiega Mariano Spalletti, country manager della nuova divisione, la prima all’estero per Qonto -. Sulla base di questo tessuto industriale abbiamo l’obiettivo di replicare la performance registrata in neanche due anni in Francia».

Qonto, che ha raccolto 32 milioni in tre round da investitori come Banca europea degli investimenti, Valar Ventures di Peter Thiel, cofondatore di PayPal, e Alven Capital, con i suoi 130 dipendenti punta a semplificare la quotidianità bancaria per le aziende, dalle microimprese alle Pmi, e i professionisti, con un conto online, rapido e facile da usare. «Oltre alla semplificazione dei processi - prosegue Spalletti - l’innovazione ruota attorno a un conto corrente multiutente e multicarta che permette una gestione snella di più persone e più carte di debito, fisiche e virtuali, in maniera snella e flessibile, caratterizzato da costi chiari e trasparenti». L’offerta prevede tre tipologie di canoni, da 9, 29 e 99 euro mensili, con l’indicazione chiara dei servizi - carte, utenti e operazioni - inclusi, «senza costi nascosti che possono rivelarsi molto elevati». Il conto agevola l’impresa offrendo anche un accesso diretto al proprio commercialista per scaricare i movimenti del conto e fatture.


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Oval lancia la sua carta di debito per accumulare (e investire) risparmi

Oval Money, la startup italo-inglese guidata da Benedetta Arese Lucini e partecipata da Intesa Sanpaolo, che con la sua app si occupa di gestione del risparmio partendo da piccole somme di denaro, lancia la sua carta di debito con conto corrente collegato. Si chiama Oval Pay e porta in Europa il modello che permette di mettere da parte risparmi e fare investimenti utilizzando la propria carta. La carta effettua arrotondamenti in tempo reale su tutti gli acquisti, in modo che piccoli importi siano automaticamente messi da parte o investiti direttamente nei prodotti disponibili.

Il conto corrente associato ha Iban italiano: l’azienda non comunica a quale banca si appoggi, ma tutte le strade portano a Intesa San Paolo, che dallo scorso mese di giugno è entrata nel capitale. La novità arriva a due anni dal debutto della startup. Che per l’occasione cambia logo e nome: resta “Oval”, sparisce “money”. E la nuova carta di fatto porta il modello di business dell’app sulla carta di debito: «Crediamo che avere un Iban possa essere un vantaggio per l’utente, ci aspettiamo una crescita con un multiplo di 4 o 5, in linea con il 2018» spiega Benedetta Arese Lucini, piuttosto conosciuta in Italia in particolare per l’esperienza come responsabile di Uber nel Paese fino al 2015.

Oggi a usare l’app sono 250mila persone. L’utente in media risparmia 130 euro al mese. La maggior parte ha tra i 25 e i 40 anni e il 15% è under 25, molto spesso con partita iva. Il modello di business si basa su una fee che viene chiesta alle aziende che offrono i loro pacchetti di investimento agli utenti. L’obiettivo è «democratizzare» l’asset management.

Oval ha inoltre lanciato TassoFisso, un nuovo prodotto disponibile fino al 5 maggio, che garantisce un rendimento fisso del 2% sulle somme vincolate un anno. Si può accedere al prodotto a partire da un importo minimo di apertura di 100 euro. Trattandosi di società di diritto inglese la copertura dai rischi è affidata a Fscs, il fondo inglese che garantisce fino a 85mila sterline in caso di fallimento.


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Adyen, l’unicorno europeo dei pagamenti: «Nessuna acquisizione, il futuro si gioca sui servizi»

È un mondo che cambia con grande rapidità quello dei pagamenti digitali. La fusione appena annunciata negli Usa tra Fis e Worldpay crea un colosso da 43 miliardi di dollari attorno all'infrastruttura su cui corrono i servizi di pagamento digitale con tutta la massa di dati connessi. E arriva un paio di mesi dopo un'altra aggregazione, di valore simile, tra Fiserv e First Data. Ma in Europa c'è un campione del fintech che prosegue sulla sua strada rifiutando qualsiasi ipotesi di consolidamento.

L'olandese Adyen è una delle poche fintech davvero internazionali in un mercato come quello dei pagamenti che rimane ancora oggi molto frammentato a livello nazionale: «Non abbiamo alcuna intenzione di comprare altre società e non creeremo un nostro sistema di pagamento», afferma senza incertezze Pieter van der Does, Ceo e fondatore della società che annovera tra i suoi clienti colossi come Spotify, eBay, Uber e Facebook. Sono 3500 grandi clienti in tutto il mondo per cui Adyen gestisce l'intero processo di pagamento sia online che instore e mobile grazie a un’unica piattaforma proprietaria che integra più di 250 sistemi di pagamento e 50 valute globali.

«Molti sostengono che i pagamenti diventeranno una commodity e che la competizione si giocherà sul consolidamento e sulla capacità di ridurre i costi - sostiene il 49enne fondatore nell’ufficio che domina i docks di Amsterdam e che condivide con il cofondatore Arnout Schuiff e altri due manager, con scrivanie uguali a quelle di qualsiasi altro degli oltre 500 dipendenti della sede centrale (in tutto il mondo arrivano a 870), che hanno un'età media di 32 anni -: sono convinto che le acquisizioni in questo settore non portino benefici, anzi la pressione sui prezzi finisce per sfociare in confusione operativa, scarsa qualità e perdita per i merchant».

«Non abbiamo mai acquisito nulla e non abbiamo intenzione di comprare altre società, e neppure di creare un nuovo sistema di pagamento - prosegue van der Does -: siamo una società di pagamenti e la nostra chiave vincente è il sistema proprietario che ci permette di soddisfare le esigenze dei merchant nel creare un'interfaccia integrata modificabile in tempi rapidissimi. La forza di Adyen è la portata internazionale, una soluzione che gestisce la multicanalità e l’alto tasso di utilizzo della piattaforma che si concretizza nella semplicità dell'esperienza che offriamo ai clienti dei nostri merchant».

Il target di Adyen è rappresentato dai grandi merchant, tipicamente internazionali, con una strategia multicanale che hanno l'esigenza di presentare «un’esperienza uniforme attorno al pagamento che è l'elemento unificante, attraverso un'infrastruttura distribuita, di cui abbiamo il controllo completo, dal software alle soluzioni. Dallo scorso autunno Adyen è presente in Italia con una filiale, contando già su una serie di brand nazionali, una dozzina di merchant concentrati nel settore moda, da Etro a Brunello Cucinelli, da Benetton a Furla, con diversificazioni che vanno da Alitalia a Eataly Net a Cortilia.

La competizione nel nuovo mercato dei pagamenti digitali non si gioca sul prezzo ma sulla funzionalità: «Il costo deve essere trasparente nella sua composizione, essere equo e rispecchiare il valore per il cliente in termini di riduzione delle frodi, ma anche delle persone dedicate al supporto clienti e al servizio pagamenti». Fin dalla nascita, nel 2006, Adyen ha infatti adottato una politica aperta e trasparente dei prezzi, con una fee per ogni transazione, che si riduce all’aumentare delle operazioni ed è più alta in caso di transazioni internazionali.

I numeri finora hanno dato ragione a van der Does: Adyen ha chiuso il 2018 con un fatturato di 349 milioni di euro – per il 60% in Europa – rispetto ai 218 dell’anno prima, con un Ebitda cresciuto dell’83% a 111,7 milioni nel secondo semestre. A conferma dell’espansione e delle prospettive il titolo è lievitato del 180% dall’Ipo dello scorso giugno con una capitalizzazione arrivata ormai a 20 miliardi di euro.


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Enel e la sfida fintech: diventa istituto di moneta elettronica e lancia Enel Pay

Operazione fintech. Potremmo chiamarla così l’ultima iniziativa di Enel X. La business line di Enel che sviluppa prodotti innovativi e soluzioni digitali ha ottenuto l’autorizzazione dalla Banca d’Italia a operare come istituto di moneta elettronica e, entro l’estate, lancerà Enel Pay.

Lo rivela il Sole24Ore, secondo il quale il passo di Enel X ha spiegazione semplice: non perdere le opportunità offerte dalla PSD2, la direttiva che obbliga le banche europee ad aprire le proprie API a società del fintech e altre aziende che si occupano di prodotti e servizi finanziari. Questo cambiamento consente alle società esterne (le cosiddette terze parti) accesso ai dati di pagamento: in sostanza significa che ci sarà maggiore competizione nelle aree di tradizionale dominio delle banche.

Come rivela il quotidiano di Confindustria, “da settembre, alla stregua degli altri soggetti autorizzati da Bankitalia, su richiesta del cliente potrà gestire, attraverso app, addebiti diretti nei conti correnti. Niente più carte di credito o altre intermediazioni”.


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Le startup più promettenti dell'intelligenza artificiale sono a stelle strisce

L'intelligenza artificiale, almeno a livello di startup e scaleup, parla americano. Negli Stati Uniti risiede infatti circa l'80% delle 100 aziende che Cb Insights ha selezionato come le più promettenti per il 2019 (da un campione iniziale di oltre 3mila) mentre si dividono equamente il podio con sei aziende ciascuna Cina, Israele e Regno Unito (Graphcore, Onfido, Medopad, Behavox, Eigen Technologies e Prowler.io). Trovano posto in classifica, con una menzione ciascuna, anche Germania (TwentyBN), Svezia (Mapillary), Canada, Giappone e India.

Nel sempre più frizzante mercato dell'AI, che secondo ultime rilevazioni ha superato nel 2018 quota 7,3 miliardi di dollari considerando prodotti, sistemi hardware, infrastrutture dati, servizi e soluzioni che sfruttano gli algoritmi di machine learning per il riconoscimento, l'identificazione e la classificazione di oggetti e immagini, la parte del leone (per il momento) la giocano dunque gli Usa. In elenco non c'è nessuna startup italiana e visti i parametri presi in considerazione (attività brevettuale, profilo degli investitori, potenziale di mercato, partnership, panorama competitivo, forza del team) non c'è probabilmente da stupirsi più di tanto. Un decimo delle aziende della top 100 (11 per la precisione, fra cui l'inglese Graphcore) sono unicorni e fra le imprese che vantano una capitalizzazione di mercato superiore a un miliardo di dollari il nome che spicca sugli altri è quello della cinese (di Hong Kong) SenseTime. Specialista nel campo della sicurezza e del deep learning, è stata capace finora di rastrellare sul mercato oltre 1,6 miliardi di dollari annoverando fra i suoi finanziatori aziende del calibro di Alibaba e Qualcom. Alle sue spalle un altro unicorno cinese Face+++, che ha convinto a investire realtà come Lenovo Ventures e Foxconn raccogliendo fino a oggi oltre 600 milioni. È californiana, invece, Zymergen, la terza azienda di intelligenza artificiale più finanziata al mondo con 574 milioni di dollari (fra i suoi azionisti ci sono Goldman Sachs e Softbank): dalla sua vanta una tecnologia che utilizza algoritmi di apprendimento automatico per trovare alternative alla plastica e al petrolio in campo industriale.

Un ultimo dato interessante rilevato da CB Insights riguarda i brevetti. Le più importanti 100 startup dell'intelligenza artificiale su scala globale hanno depositato complessivamente 600 brevetti solo negli Stati Uniti. E hanno raccolto oltre 6,2 miliardi di dollari di capitale da oltre 680 fra venture capital, corporate venture capital e business angel.


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AGOS: secondo contest nel credito al consumo

Parte la seconda edizione di Start & Pulse, call di AGOS in partnership con growITup, per la ricerca di progetti innovativi nel credito al consumo.

Il contest è aperto a startup sia italiane sia europee, con un Technology Readiness Level (il livello di preparazione) tra 5 e 9. Sono escluse quindi le realtà ferme solo al business plan. Le candidature proseguono fino al 21 giugno per selezionare 10 finaliste che accederanno al pitch day di settembre presso Le Village, l’Innovation Hub del Gruppo Crédit Agricole: e in cinque minuti dovranno presentare i loro progetti di fronte ai manager di AGOS. In palio la possibilità di collaborare con l’azienda, oltre a un voucher da 5mila euro per il progetto più meritevole. E magari essere notate da growITup, advisor di Indaco Partner Venture (fondo di venture capital italiano con un target di raccolta da 200 milioni di euro).

Tre gli ambiti nei quali le startup si sfidano. Il primo è il customer journey, con soluzioni per migliorare la piattaforma di AGOS (dalla navigazione via web e app all’assistenza, fino all’ottimizzazione dell’esperienza d’acquisto e al “tracking” della soddisfazione del cliente). Il secondo riguarda il marketing, con soluzioni per fidelizzare i clienti e software di data collection integration & analysis. Terzo: i servizi, con nuovi prodotti per la piattaforma e soluzioni di digital identity.


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Casavo, 27 milioni di debito per la startup del real estate

Casavo, la società del real estate in grado di analizzare i dati di una proprietà e offrire una valutazione e offerta di acquisto in tempo reale (instant buying) ha concluso un’operazione di raccolta di capitale di oltre 27 milioni con un fondo di debito europeo.

Casavo è una startup del settore immobiliare che, attraverso una piattaforma tecnologica, permette di vendere casa attraverso un processo semplificato di valutazione dell’immobile. Fondata a Milano nel 2017 da Giorgio Tinacci, Casavo punta ad abbattere le tempistiche di vendita, eliminando stress e incertezza: è infatti in grado di analizzare velocemente i dati della proprietà, circa 70 parametri, e offrire una valutazione e offerta di acquisto in tempo reale (instant buying). Dopo appena tre mesi da un round di finanziamento in equity pari a circa 7 milioni di euro guidato da Project A Ventures, fondo europeo di venture capital con sede a Berlino, Casavo ha concluso un’altra operazione di raccolta di capitale di oltre 27 milioni con un fondo di debito europeo. Alessandro Dadone, content marketing manager di Casavo, spiega cosa significa e perché è importante per la crescita e la solidità della startup.

“Ogni mese la nostra azienda acquista decine di proprietà in tutta Italia, che richiedono una grande quantità di capitale. Se dovessimo solo utilizzare i soldi che abbiamo in cassa, non potremmo crescere. Ci limiteremmo a comprare le case solo una volta vendute una delle case acquisite in precedenza. Insomma, saremmo molto lenti, limitati dai soldi in cassa e non potremmo offrire un servizio innovativo come quello dell’Instant Buyer. Abbiamo perciò deciso di chiedere a qualcuno con grandi disponibilità economiche di prestarci il capitale necessario per comprare le proprietà – capitale che verrà restituito una volta rivendute le proprietà acquistate. Si tratta quindi di un prestito a lungo termine di oltre 27 milioni di euro”.

Qual è l’altro elemento che rende questa raccolta di debito ancora più rilevante? “Per la prima volta Casavo è riuscita a coinvolgere in questa operazione di finanziamento una delle principali banche italiane. Prima d’ora, i nostri investitori erano principalmente dei fondi d’investimento che operano con startup innovative, finanziandole e scommettendo sul loro successo. Ecco quindi che aver coinvolto una delle principali banche italiane in questa operazione conferma, ancora una volta, la solidità di Casavo e le opportunità di crescita che abbiamo di fronte”.

Come impiegherà Casavo questi 27 milioni? “Semplice, per fare quello per cui siamo nati: semplificare il mercato immobiliare italiano. Questo capitale raccolto ci permette di continuare a crescere, acquisendo ancora più proprietà e proseguendo nella nostra espansione geografica. Nei primi 17 mesi di vita, Casavo ha chiuso più di 100 acquisizioni. Nel solo 2019 ne verranno concluse 200, nelle quattro città italiane in cui operiamo (Milano, Roma, Torino e Firenze). E la nostra storia non finisce certo qui!”


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PostePay Crowd 2.0 continua con 7 startup

Da un nuovo sistema per gestire le vendite online e offline al device per pagare mobile alle vending machine. Sono 7 i progetti della nuova call di PostepayCrowd 2.0 attivi con una raccolta fondi su Eppela. La sfida: raggiungere il traguardo di raccolta entro il 13 maggio.

In palio c’è un cofinanziamento offerto dai mentor del contest, Poste Italiane e Mastercard, fino a 5mila euro a progetto, in aggiunta al sostegno di una campagna di comunicazione dal valore di 15mila euro per le idee più innovative. Ecco i 7 progetti.

1) 1ClickFashion Si rivolge agli esercenti che vendono (soprattutto abbigliamento) sia online sia offline 1ClickFashion, piattaforma per gestire tramite un’unica dashboard tutti gli acquisti, con statistiche sulle vendite, aggiornamento costante della disponibilità in magazzino e la possibilità di creare campagne di marketing a misura di ogni utente. La piattaforma si collega infatti al POS installato presso il punto vendita fisico (o al beacon fornito da 1ClickFashion) e ai canali per la vendita online preferiti dall’esercente (Amazon, eBay, oppure il marketplace di 1ClickFashion). L’obiettivo della campagna crowd è appunto dare vita a un’app mobile per accedere a tutti i negozi attivi su 1ClickFashion, con cui non solo fare acquisti online ma anche “entrare” tramite la VR nello store fisico.

2) Pagita Ha invece pensato a rendere più smart le vending machine Pagita, dispositivo che permette di pagare alle “macchinette” via smartphone, scaricando la relativa app di pagamento e inquadrando poi il QR code che si trova sul distributore. Ma anche di monitorare da remoto le scorte della vending machine: un servizio utile per chi si occupa dei rifornimenti.

3) Sliding Life e il Parenting Oltre il mondo dei pagamenti, tra gli altri progetti troviamo poi Sliding Life, un’app per la gestione della vita dei figli di coppie separate o divorziate. In particolare la raccolta fondi è destinata allo sviluppo di una nuova funzione, il Parenting, con cui i genitori possono pianificare con un calendario condiviso i giorni di visita (e impostare notifiche push), contribuire insieme al pagamento delle spese dei figli e confrontarsi sull’idea di pubblicare o meno una foto del figlio sui social. Sliding Life offre poi altri servizi, come la separazione consensuale online e la consulenza di avvocati e mediatori in via telematica.

4) eCicero Con eCicero parliamo invece di una piattaforma e un’app che mette in contatto i turisti con le guide abilitate. I “ciceroni” si possono iscrivere gratuitamente, presentandosi e promuovendo tour personalizzati. I viaggiatori possono così prenotare la guida e i tour online, completando anche il pagamento digitalmente.

5) Poolz Tra i 7 progetti troviamo inoltre la piattaforma di car pooling per i pendolari PoolZ: firmata Zemove, l’app permette di condividere un breve tragitto con altre persone disposte a offrirci un passaggio. Chiedere e offrire passaggi permette di accumulare crediti, da spendere poi all'interno della piattaforma o con i partner dell’iniziativa.

6) 9 Seconds 9 Seconds è invece un’app che ci premia quando non utilizziamo il cellulare. Ispirata a uno studio secondo cui l'uso eccessivo dello smartphone ha abbassato la nostra soglia di attenzione ad appena 8 secondi, uno in meno rispetto a quella dei pesci rossi (9 secondi), si tratta infatti di una applicazione contro la “dipendenza da smartphone”. L’app permette di sfidare altri utenti al “gioco” del chi resiste di più senza telefono, accumulando punti, che aumentano se si gioca all’interno dei negozi convenzionati. In base al punteggio si ha diritto poi, ogni fine settimana, ai premi offerti dai partner.

7) MyZen Da ultimo troviamo poi MyZen, per prenotare via app massaggi e trattamenti benessere (personalizzati, singoli o di coppia) presso le strutture iscritte al servizio.


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Il fondo di investimento cinese Zhen Fund entra nella startup italiana Stamp

Il fondo di investimenti cinese ZhenFund, tra le più importanti società di venture capital del Paese asiatico, punta sulla startup italiana del tax free Stamp per il suo primo investimento europeo. L’azienda nostrana, nata poco più di un anno fa, è stata in grado di attrarre capitali per 1,7 milioni di euro da parte di molte realtà diverse, e nell’ultimo round d’investimenti oltre ai cinesi di ZhenFund è entrata anche la società Btov Partners, specializzata in finanziamenti per aziende tecnologiche.

E non è certo un investimento disinteressato quello del fondo cinese. Stamp ha messo a punto un sistema per cui, grazie a un software installato nei negozi convenzionati, l’Iva sul prezzo dei prodotti è detratta immediatamente al momento del pagamento. I clienti devono poi presentare alla dogana la fattura timbrata e pagare commissioni che vanno da zero euro per acquisti fino a 500 euro, 10 euro fino a 5mila euro e 19,90 euro per tutti gli altri importi.

Una vera manna per i sempre più numerosi turisti cinesi che vengono in Italia per fare shopping di grandi firme, e che da soli contano per il 29% del totale di acquisti tax free nel nostro Paese. “Abbiamo deciso di investire in Europa perché crediamo nella missione di Stamp e nella forza dei consumatori cinesi. Lo shopping tax free attuale non risponde ai bisogni dei clienti asiatici, tanto meno dei millennials, ma grazie a Stamp può diventare una vera leva nel commercio tra Europa e Cina”, afferma il fondatore di ZhenFund, Xiao Ping Xu.

Inoltre, Stamp, che al momento conta già oltre mille negozi iscritti al suo servizio in tutta Italia e che grazie al recente investimento di capitali punta proprio a lanciare una campagna di comunicazione in Cina, potrà trarre grandi benefici da questa operazione anche in futuro data l’importanza del nuovo partner cinese.


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Raccolta dei capitali sul web: così Walliance azzera i costi

«Gruppo Bertoldi è una realtà familiare che da 60 anni lavora nel comparto della grande distribuzione organizzata, con buona parte dei punti vendita di proprietà. Dunque abbiamo maturato una certa esperienza nel campo del real estate, che abbiamo deciso di mettere a frutto, anche su invito degli stakeholder che avrebbero voluto investire con noi in questo comparto, sbarcando nel proptech ovvero il filone del business immobiliare legato allo sviluppo tecnologico».

Una volta effettuata l'iscrizione gratuita su Walliance.eu, l'utente può accedere a diverse tipologie di investimenti sia in Italia che all'estero. In entrambi i casi, l'investimento avviene tramite la sottoscrizione di quote di un veicolo finanziario, che realizza direttamente il progetto di sviluppo immobiliare. Una volta effettuata la scelta, compaiono progetti in corso di raccolta del capitale, la soglia d'ingresso e il rendimento atteso. «Il taglio medio degli investimenti fin qui realizzati è di 10.500 euro, che costituiscono una soglia importante rispetto alla media del crowdfunding - sottolinea Bertoldi - Questo non costituisce per noi un fattore di preoccupazione; anzi, in questo modo ci garantiamo una certa consapevolezza in chi investe tramite la piattaforma».

Il real estate costituisce un filone atipico per la raccolta di capitali dalla folla del Web perché di solito cia-scun progetto di questo tipo contribuisce una quota minoritaria, intorno al 15-20%, di quella necessaria complessivamente. In questo modo si presenta come una forma di diversificazione della raccolta complementare alle altre, come il capitale proprio dello sviluppatore e il credito bancario. Mentre in altri campi del crowdfunding quest'ultimo è alternativo alle altre soluzioni. Walliance si concentra su progetti di sviluppo a 18-24 mesi, quindi tendenzialmente di breve durata, per mitigare i rischi.

Come nasce l'idea di percorrere la sola strada dell'equity, escludendo invece la componente di lending, che pure sta assumendo un peso crescente nel crowdfunding immobiliare? «Principalmente perché la raccolta di capitali in cambio di quote azionarie è pienamente normata dal legislatore italiano, a differenza dei prestiti che sono solamente citati dal Testo unico della finanza. Questo ci consente di operare in un quadro giuridico ben definito. Inoltre questo consente all'investitore di partecipare diret-tamente alle opportunità, come al rischio del fare impresa». Questo secondo aspetto non va mai trascurato, tanto che la società sottopone ai potenziali investitori un questionario di adeguatezza.

Che rendimento attendersi? «Finora abbiamo lanciato dieci raccolte e due si sono già concluse: nel pri-mo caso il rendimento annualizzato è del 14,34%, nel secondo del 12,20%» risponde Bertoldi. Quanto al profilo dell'utente tipo, nel 98% dei casi si tratta di un privato, nel 99% di uomini, con la fascia d'età prevalente costituita dai 35-55enni. «Si tratta in genere di persone che hanno portafogli complicati e decidono di riservare a questo investimento una piccola quota».

Qual è il ruolo di Walliance, oltre al compito di fare incontrare domanda e ricerca di capitali. «Non vi sono commissioni a carico degli investitori, il nostro unico guadagno viene scontato presso chi presenta il progetto, che ammontano al 5-6% una tantum» sottolinea Bertoldi. Una somma che si confronta con il 2% circa (ma su base annua) applicata dalle banche. Walliance tuttavia non è co-investitore dei progetti. «La legge prevede fino a un 5% di quota in carico agli investitori professionali, ruolo nel quale ci riconosciamo. Tuttavia la Consob ha escluso questa possibilità per evitare un potenziale conflitto d'interesse legato al fatto che avremmo potuto avere un interesse diretto a sostenere le singole campagne. Ne abbiamo preso atto serenamente perché intendiamo operare in piena trasparenza per sostenere lo sviluppo del mercato. Aggiungo che è in corso un confronto con il regolatore per normare questo aspetto, in modo da permetterci di investire in questi progetti».