Newsletter #24

settembre 2023

14 articoli
25 min totali
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Piece raccoglie 650mila euro

La piattaforma che rende accessibile a tutti l’investimento immobiliare chiude il suo round pre-seed con il supporto di StartupGym.

Piece è il nome della piattaforma tech che si propone di democratizzare e semplificare gli investimenti immobiliari, abbattendo le barriere all’ingresso e garantendo trasparenza e liquidità a un’asset class di investimento tradizionalmente riservata a pochi. Alla base del progetto, la volontà di consentire a chiunque, specialmente alle nuove generazioni, di investire nel settore immobiliare a partire da soli 50 euro, partecipando in questo modo per quota ai profitti derivanti dalla proprietà dell’immobile e alla sua locazione, così come dal potenziale apprezzamento del valore dell’investimento in caso di vendita. Gli investitori avranno la possibilità di vendere le proprie quote su un mercato secondario, con la stessa facilità con cui si scambiano le azioni e, attraverso partnership locali e analisi sul territorio, Piece riesce a ridurre al minimo rischi operativi come gli audit degli inquilini.

StartupGym guida il round di investimento pre-seed da 650mila euro, che consentirà alla startup di rafforzare la sua comunità internazionale di investitori immobiliari, stabilire l’infrastruttura tecnologica necessaria e ottimizzare le operazioni per reperire, gestire e offrire proprietà in Italia e all’estero. L’iniziativa è rivolta a un pubblico internazionale di investitori e sarà avviata in Europa una volta ottenute le necessarie autorizzazioni in conformità alla normativa applicabile.


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Intesa Sanpaolo, Homepal e BPER Banca uniscono le forze per dar vita a un nuovo operatore immobiliare

Intesa Sanpaolo, Homepal e BPER Banca siglano una partnership strategica e commerciale per creare un operatore immobiliare che avrà l’obiettivo di valorizzare e sviluppare le attività nel real estate.

L’operazione si realizzerà attraverso il conferimento da parte di Intesa Sanpaolo della partecipazione del 100% di Intesa Sanpaolo Casa e la successiva incorporazione in Homepal. La società sarà aperta alla collaborazione con altre reti e banche, con il concetto di “Open Proptech Platform”. Oltre a nascere con una forte propensione tecnologica, la nuova realtà prevede una componente B2B e si prefigge di supportare l’attività di altre banche e reti industriali che vogliano partecipare allo sviluppo di un questo nuovo modello di crescita.

L’operazione è finalizzata a creare un nuovo operatore che opererà in tutto il mercato italiano, grazie alla complementarietà dei modelli di servizio di Intesa Sanpaolo Casa e di Homepal che, facendo leva sulle reti di Intesa Sanpaolo e BPER, possa soddisfare le esigenze dei clienti nella compravendita immobiliare.

A seguito dell’operazione, Intesa Sanpaolo parteciperà al capitale di Homepal con una quota del 49%. Il restante capitale sarà detenuto per il 34% dagli attuali soci di Homepal e per il 17% da BPER Banca. 

L’investimento iniziale di Intesa Sanpaolo e BPER Banca sarà pari complessivamente a 15 milioni di euro, per potenziare servizi e comunicazione. I dipendenti e gli agenti di Intesa Sanpaolo Casa e di Homepal, infine, entreranno a far parte della nuova struttura, che potrà quindi contare su una rete commerciale iniziale di oltre 60 persone.
 


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Qonto lancia la nuova sezione Finanziamenti

Qonto annuncia il lancio della nuova piattaforma di finanziamento. Obiettivo dell’operazione è fornire ai clienti Qonto un accesso alle offerte di finanziamento.

La nuova sezione “Finanziamenti” consente ai clienti di trovare i migliori partner del settore, selezionati da Qonto, per rispondere alle loro esigenze di prestito. Grazie a questa nuova sezione, i clienti italiani sono in grado di sfogliare le offerte dei partner nell’area dei finanziamenti selezionati da Qonto per supportare le esigenze dei propri clienti.

Qonto fornisce al partner selezionato un'autorizzazione sicura per accedere alle informazioni dell'account del cliente, in modo che possa elaborare velocemente la richiesta di finanziamento. Se la domanda viene approvata, i fondi verranno depositati direttamente sul conto Qonto. Grazie a questa novità, i clienti Qonto non solo hanno accesso a più offerte di finanziamento, ma risparmiano anche tempo grazie a una procedura fluida, che riduce gli inserimenti manuali.

Come spiega l’azienda, Il lancio della sezione “Finanziamenti” è un ulteriore passo di Qonto verso la trasformazione in soluzione finanziaria aziendale all-in-one. Qonto si impegna inoltre ad ampliare i partner presenti nella sezione, ma anche a sviluppare ulteriori prodotti e servizi in questa direzione. Al momento la sezione include: October, partner storico di Qonto, ViceVersa e Faicredit.
 


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Cleafy, 10 milioni alla fintech che previene le frodi informatiche

L’operazione e stata guidata da United Ventures: servirà ad accelerare lo sviluppo della piattaforma tecnologica di Cleafy per aiutare le aziende a prevenire le frodi bancarie online in tempo reale.

Ha chiuso un round di investimento da 10 milioni di euro la fintech Cleafy, specializzata nella prevenzione proattiva delle frodi nel settore bancario digitale. Cleafy mira ad anticipare gli attacchi così da prevenire proattivamente le frodi.

Cleafy opera in un mercato in rapida crescita, spinto dallo sviluppo continuo delle frodi informatiche: la crescente adozione di prodotti finanziari digitali, l’introduzione dei pagamenti istantanei e le elevate aspettative dei clienti in termini di sicurezza, fluidità e velocita hanno creato una crescente domanda in termini di efficienza e affidabilità. Attualmente, il mercato globale per il rilevamento e la prevenzione delle frodi sta registrando una crescita di quasi il 25% anno su anno e si prevede che raggiungerà i 190,93 miliardi di dollari entro il 2030.

Cleafy conta oggi oltre 100 milioni di utenti digitali dalle frodi finanziarie online. Tra i clienti si annoverano gruppi bancari globali come Findomestic del gruppo BNP Paribas, e ING Bank Romania, oltre ad aziende fintech e banche digitali in rapida crescita come illimity Bank. In oltre nove anni di storia, Cleafy non ha mai perso nessuno dei propri clienti vantando un tasso di rinnovo pari al 100%.
Cleafy offre una piattaforma che monitora tutti i canali digitali, inclusi le applicazioni web e mobile, e l’open banking, consentendo ai clienti di prevenire perdite finanziarie e di garantire ai propri utenti un’esperienza online ottimale.


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Il Gruppo Mediobanca lancia il primo token di un fondo per i clienti CheBanca!

Arriva Mediobanca Global Multimanager 35, token del fondo Mediobanca dedicato ai clienti di CheBanca!.

L'iniziativa, primo caso in Italia e nel mondo della distribuzione di prodotti di risparmio gestito nato all’interno della sandbox regolamentare del Mef, è stata lanciata dal Gruppo Mediobanca in collaborazione con Cetif Advisory e il supporto del partenariato composto da Reply e Linklaters.

Mediobanca Sgr ha predisposto la nuova classe T del fondo, rappresentata anche con l'emissione di valori digitali, i cosiddetti token volti a documentare i diritti attribuiti ai sottoscrittori delle quote e gli eventi connessi. Il tutto sarà gestito all'interno di una piattaforma informatica che si avvale della tecnologia a registro distribuito (distributed ledger technology - DLT). Il progetto è stato sviluppato all'interno della sandbox regolamentare del Mef, contesto dove intermediari e operatori del settore FinTech possono testare iniziative tecnologicamente innovative nel settore finanziario, in dialogo con Banca d'Italia e Consob.

Il progetto si basa su un processo di affiancamento (“mirroring”) della tokenizzazione ai processi tradizionali grazie a un’interfaccia user friendly della piattaforma Lionity a supporto della gestione di ogni fase del processo delle quote tokenizzate di un fondo comune di investimento fino all’eventuale rimborso. Gli investitori beneficeranno inoltre di una vista sul proprio wallet totalmente integrata nell’Area Clienti CheBanca!.
 


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Euro digitale, Panetta: “Chiave contro monopoli big tech, risultati fase istruttoria a ottobre”

“L’emergere di attori privati potenzialmente dominanti potrebbe avere un forte impatto sul settore finanziario”. Rischi che saranno fortemente abbattuti con l’introduzione della moneta virtuale. Benefici anche sul fronte privacy e sulla lotta al riciclaggio di denaro. Nella proposta che passerà al vaglio del Consiglio Ue un solo wallet a testa e limite massimo detenibile.

Comincia a delinearsi il futuro dell’Euro digitale: ogni cittadino potrà detenere un solo portafoglio virtuale (wallet) e ci sarà sicuramente un limite sull’ammontare massimo di unità detenibili dal singolo utente. Invece sul se e quanto limitare l’ammontare massimo di transazioni operabili quotidianamente si sta ancora discutendo.

Lo ha detto Fabio Panetta, il componente del comitato esecutivo della Bce che ha la delega sui sistemi di pagamento, nel corso di un’audizione sull’Euro digitale alla commissione Economia del Parlamento europeo (Econ). Per parte sua la Bce non aprirà nessun conto corrente con singoli cittadini “ma fornirà solo la materia prima” con cui le singole banche commerciali potranno offrire l’Euro digitale ai clienti, ha spiegato Panetta, che ha posto enfasi sull’aspetto del sovranismo europeo: “l’Euro digitale sarebbe basato su infrastrutture europee mentre oggi se paghi digitalmente devi appoggiarti a compagnie non europee prevalentemente”. Quanto al fatto di non poter avere più di un wallet a testa, il banchiere centrale ha spiegato che servirebbe a evitare di aggirare il limite sull’ammontare massimo detenibile. Se poi questo fosse verificabile tramite una identità europea “sarebbe fantastico”.

“In assenza di un Euro digitale, l’emergere di attori privati potenzialmente dominanti nel mercato dei pagamenti digitali potrebbe avere un forte impatto sul settore finanziario. Si tratta di una possibilità reale, come dimostra la recente decisione di PayPal di lanciare una propria stablecoin denominata in dollari Usa da utilizzare nei pagamenti digitali”, perché “il loro obiettivo è espandere la base di clienti e guadagnare quote di mercato. Con i nuovi strumenti di pagamento che potrebbero introdurre i soggetti privati potrebbero non avere alcun incentivo a rendere le loro soluzioni di pagamento compatibili con quelle utilizzate oggi, offrendo quindi servizi a basso costo, visti i ricavi che potrebbero generare reinvestendo le attività di riserva in un ambiente con tassi di interesse positivi”, ha detto Panetta.

Al centro delle preoccupazioni dei tecnici al lavoro sullo strumento c’è il tema della concorrenza, che “potrebbe essere gravemente ostacolata se raggiungessero (gli attori privati, ndr) una posizione monopolistica, come abbiamo visto in altri settori digitali”. Un Euro digitale introdotto dalle autorità pubbliche, nell’ambito di un quadro normativo europeo, invece, “presterebbe la dovuta attenzione agli adeguamenti ordinati nel settore finanziario, offrendo ai fornitori di servizi di pagamento una piattaforma per le innovazioni con portata paneuropea. Inoltre, a differenza delle stablecoin emesse dalle big tech, l’Euro digitale sarebbe distribuito dalle banche e da altri prestatori di servizi di pagamento, che manterrebbero il rapporto con i propri clienti”.

In ogni caso la Bce “sta collaborando attivamente con i fornitori di servizi di pagamento europei, e con altre parti interessate, per garantire che l’Euro digitale sia pienamente compatibile con gli strumenti di pagamento esistenti e attraente per tutti”.

La struttura proposta per l’Euro digitale non solo “garantirà il massimo livello di privacy per i pagamenti digitali“, ma ridurrà al minimo i rischi legati al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo. “In linea con tutto questo, la Bce ha proposto che l’eurosistema non possa vedere i dati personali degli utenti dell’Euro digitale, né collegare le informazioni di pagamento a persone fisiche. Gli intermediari vedrebbero solo le informazioni sull’utente necessarie per l’onboarding e la conformità con la normativa vigente, come le regole antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo”, ha spiegato Panetta. “Inoltre, la possibilità di pagare offline garantirebbe una privacy simile al contante, senza che né l’intermediario, né la banca centrale, elaborino il pagamento”.

L’utente finale, d’altra parte, “non sarebbe forzato ad aprire un conto per l’Euro digitale. Sarebbe in grado di mantenere un conto nella propria banca, che sarebbe tenuta a fornire un portafoglio dove salvare gli euro digitali”, ha puntualizzato Panetta. “Sarebbe un portafoglio digitale, non fisico”, al quale accedere tramite un link. “In alcun modo la Bce avrebbe una relazione diretta con gli utenti finali, tutti i servizi sarebbero forniti dalle banche commerciali”.
 


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Avvera si lancia nel BNPL: acquisito un ramo d’azienda della startup SplittyPay

Avvera entrerà nel settore del Buy Now Pay Later beneficiando del brand, di parte della piattaforma informatica e dell’esperienza maturata nel corso degli anni da SplittyPay. Obiettivo: rispondere alle nuove esigenze di facilità, velocità, risposte in real time della clientela.

Avvera ha siglato un accordo per acquisire un ramo d’azienda di SplittyPay, startup specializzata nel settore della dilazione dei pagamenti che consentono di acquistare ora e pagare in futuro. 

SplittyPay, grazie alla piattaforma di pagamenti condivisi, permette di suddividere una transazione su diverse carte di debito o di credito. Nata a metà 2018, la giovane società è risultata vincitrice nello stesso anno del Premio Fintech & Insurtech dell’Osservatorio Digitale del Politecnico di Milano.

L’operazione si inserisce nella strategia di crescita di Avvera in ambito di innovazione digitale e offerta multicanale per clienti e prospect per rispondere alle mutate esigenze creatisi velocemente negli ultimi anni: facilità, velocità, risposte in real time. Il settore del Buy Now Pay Later riscuote infatti l’interesse del 54% degli italiani, in particolare nella fascia d’età 45-54 anni.
 


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Buy Now Pay Later: Italia 18ma in Europa

Nel pagamento differito l’Italia è solo 18ma nella classica del mercato BNPL.

Lo riporta un’indagine di Cashinvoice & Allianz, che hanno lanciato PausePay, il Buy now pay later anche senza carta di credito.

Soltanto nel 2021, in Europa, il BNPL rappresentava l’8,1% delle transazioni di eCommerce (pari a +79 miliardi di dollari). L’Italia però è ancora 18esima nel pagamento differito: appena il 4% delle transazioni eCommerce sfrutta questo metodo. Lo conferma anche il rapporto DESI 2022 (che misura l’indice dell’economia della società digitale nella Ue). Secondo la Commissione Europea, l’Italia si piazza al diciottesimo posto con un punteggio pari a 49,3, sotto la media europea (52,3).

Ma si stima che il metodo del BNPL, che a livello globale detiene il 3% dei pagamenti eCommerce, entro il 2030 varrà oltre 3.600 miliardi di dollari, in crescita di oltre 450 miliardi tra il 2021 e il 2026.
 


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Pagamenti Bnpl: Banca Sella adotta il servizio PayPal

L’alleanza con Paypal consente ai clienti di Sella di rateizzare i propri acquisti online. La modalità del Buy now pay later si sta sempre più affermando nel nostro Paese.

Con l’obiettivo di venire incontro alle esigenze dei consumatori, Banca Sella amplia il ventaglio di metodi di pagamento elettronico grazie alla collaborazione con Paypal. Banca Sella, tramite la propria piattaforma di eCommerce, è tra i primi istituti di credito in Italia a proporre agli esercenti l’opportunità di attivare il servizio Paypal, consentendo ai clienti di fare acquisti nei negozi online e pagare in tre rate senza interessi, in completa sicurezza.

L’esercente può così offrire alla propria clientela uno strumento di pagamento flessibile, grazie ad un’unica integrazione e senza costi ulteriori, ricevendo l’intero importo al momento della transazione.
 


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Carrefour Italia e Nexi: bollettini postali e avvisi pagoPA in cassa

Disponibile in oltre 190 punti vendita, il servizio consente di pagare alla cassa bollette, utenze, tributi, tasse, multe, servizi alle scuole e altri versamenti verso la Pubblica Amministrazione

Carrefour Italia e Nexi hanno siglato una partnership: obiettivo, consentire ai cittadini di pagare bollettini postali e avvisi pagoPA alla cassa. Ciò è possibile in oltre 190 punti vendita, tra ipermercati Carrefour e Carrefour Market in Italia. In collaborazione con Poste Italiane, il servizio consente di eseguire i pagamenti digitali con ogni mezzo. Grazie alla piattaforma di Nexi, con una sola integrazione, la soluzione assicura a Carrefour la gestione dell’interfaccia del sistema cassa con la piattaforma pagoPA e con i sistemi di Poste. In particolare permette a Carrefour l’abilitazione contestuale dell’incasso sia dei bollettini postali che degli avvisi pagoPA.

Disponibile nel corso dell’orario di apertura dei punti vendita, permette la lettura del barcode dei bollettini e del QR Code degli avvisi pagoPA. Consente così di pagare alla cassa bollette, utenze, tributi, tasse, multe, servizi alle scuole e altri versamenti verso la Pubblica Amministrazione.
 


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Visa e Scalapay, partnership strategica per i pagamenti rateali in Europa

Visa e Scalapay hanno annunciato l’avvio di una partnership volta a innovare il panorama dei pagamenti rateali in Italia, Francia e Spagna. La collaborazione combina le competenze e la capacità di innovazione di entrambe le società per offrire ai consumatori soluzioni di pagamento flessibili e di semplice utilizzo.

L’accordo consentirà a Scalapay di offrire nuove soluzioni di pagamento rateale per soddisfare le esigenze in continua evoluzione dei consumatori, abilitandoli a effettuare pagamenti rateali con maggiore controllo e comodità. La partnership tra Visa e Scalapay, spiegano le due società, rappresenta un ulteriore passo avanti nell’impegno di Visa a valorizzare e far crescere l’ecosistema fintech e nella strategia di consolidamento di Scalapay in Europa. Grazie alla scala globale dell’infrastruttura di VisaNet, Scalapay consentirà a una base più ampia di esercenti e consumatori di accedere ai pagamenti rateali intelligenti a breve termine.

La collaborazione tra Visa e Scalapay si concretizza in un momento di crescente rilevanza del BNPL in Italia. Secondo l’Osservatorio annuale Visa con focus su micro e piccoli esercenti, la conoscenza del BNPL in Italia è elevata: il 25% degli esercenti lo offre già alla propria clientela, il 32% è interessato a proporlo e il 54% a utilizzarlo per gli acquisti aziendali. 

Tra i maggiori benefici del BNPL per gli esercenti italiani, Scalapay ha individuato un aumento del 48% del valore medio degli ordini, un incremento dell’11% del tasso di conversione insieme a un 64% del tasso di ripetizione degli acquisti e una crescita del numero di clienti del 55%. Lato consumatori, l’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, di cui Visa e Scalapay sono partner, nel 2022 ha rilevato che in Italia le transazioni BNPL hanno raggiunto i 2,3 miliardi di euro, con una crescita del +253% rispetto al 2021, per l’86% effettuate online.
 


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Buy Now Pay Later: cosa cambierà con la PSD3

L’aumento dell’utilizzo dei prodotti BNPL ha sin da subito attirato l’attenzione delle autorità di vigilanza europee, in quanto tale soluzione agisce al limite della normativa sul credito al consumo. Per questo motivo, sono in corso tentativi di inquadramento dello strumento. Le novità della proposta normativa PSD3

Il Buy Now Pay Later (BNPL) è tra le soluzioni di pagamento digitale più apprezzate, soprattutto dalla fascia più giovane di popolazione che richiede una user experience sempre più fluida e frictionless. Nell’ambito dei pagamenti, grazie alla spinta regolamentare della PSD2, l’ingresso nel mercato di nuovi player non finanziari ha in parte soddisfatto questa esigenza, spingendo l’esperienza utente verso nuove frontiere. Con la PSD3, la nuova direttiva sui servizi di pagamento saranno introdotte anche normative sull’Open Finance che apriranno la strada a soluzioni personalizzate e soddisfare al meglio le esigenze finanziarie individuali.

Sino ad ora, la crescita di servizi di BNPL è avvenuta in uno scenario economico favorevole, con tassi di interesse particolarmente bassi e una certa stabilità dei prezzi. Tali caratteristiche hanno permesso lo sviluppo di un modello di business in cui il profitto, di fronte a un prestito a tasso zero, fosse ottenuto dalle commissioni rivolte agli esercenti. In un contesto economico profondamente mutato, segnato da inflazione a doppia cifra e alti tassi di interesse, sorgono degli interrogativi sulla profittabilità di questo modello di business. Secondo un’analisi CRIF, già nei primi sei mesi del 2021, i servizi di BNPL hanno dimostrato una rischiosità superiore ai tradizionali finanziamenti small ticket e il tasso di insolvenza è quasi raddoppiato tra il 2020 e il 2021. Infatti, la facilità di accesso al servizio di BNPL, la limitata trasparenza data ai clienti sui rischi e l’assenza di informazioni fornite dai credit bureau aumentano il rischio di sovraindebitamento, il che rende importante valutare attentamente le condizioni di accesso al servizio, per evitare problemi finanziari a lungo termine.

Inoltre, l’aumento dell’utilizzo dei prodotti BNPL sull’e-commerce ha sin da subito attirato un’attenzione particolare delle autorità di vigilanza europee, in quanto tale soluzione agisce al limite della normativa sul credito al consumo. Per questo motivo, sono in corso tentativi di inquadramento dello strumento.

Dapprima l’EBA (Autorità Bancaria Europea) ha definito la natura del BNPL, inquadrandolo come strumento di lending (EBA/Op/2022/06), definizione poi confermata dalla proposta normativa PSD3, che, inoltre, richiede che lo strumento sia regolato dalla nuova normativa sul credito al consumo, che sostituirà quella in vigore del 2008 (Direttiva 2008/48/CE sui contratti di credito ai consumatori, Consumer Credit Directive o CCD). Il BNPL appare dunque uno dei servizi potenzialmente associabili a una transazione di pagamento, rispetto alla quale può variare il soggetto debitore, ma dove resta chiara la finalità della transazione, la natura della stessa e il suo destinatario. La scelta è coerente con la volontà di armonizzare l’intero sistema dei pagamenti europeo e risolvere le distorsioni concorrenziali sul mercato, favorendo il miglioramento di sicurezza e trasparenza dell’intero settore, includendo anche attori di natura non finanziaria. In primis, essa si concentra infatti nel rafforzare i processi di autenticazione e adozione dei servizi digitali, specialmente nell’utilizzo di digital wallet, come Apple Pay o Google Wallet, i cui processi di registrazione e di identificazione non sempre garantiscono una sicurezza sufficiente.

Per migliorare questo aspetto, si richiedono metodi di autenticazione più robusti nell’accesso ai servizi digitali, collegando in modo più affidabile il titolare della carta, o dello strumento, al dispositivo utilizzato per effettuare il pagamento. Quanto alla trasparenza delle transazioni finanziarie, la proposta mira ad introdurre nuove regole nella caratterizzazione degli estratti conto, attraverso dati specifici che permettano di identificare chiaramente il destinatario di ogni transazione.

Nel contesto del cosiddetto “payments package,” la PSD3 offre prospettive altrettanto affascinanti, soprattutto in merito all’open banking, che evolve nel concetto di “open finance”. Con l’open finance si propone di includere un quadro più ampio di dati finanziari, consentendo un’integrazione più agevole di diverse fonti, facilitando l’identificazione di casi d’uso di valore crescente, basati sulla conoscenza del cliente e degli insight che caratterizzano i suoi bisogni. Il fulcro di questa evoluzione è il “framework di accesso ai dati finanziari” (Fida), che agisce come fondamento per promuovere una maggiore interoperabilità dei dati finanziari, stimolando l’emergere di nuove applicazioni e servizi innovativi.

Questa prospettiva apre a nuove opportunità per il settore dei pagamenti, consentendo di utilizzare in modo più completo e strategico le informazioni sul cliente, per offrire soluzioni personalizzate e soddisfare al meglio le esigenze finanziarie individuali. In sostanza, l’open finance allarga gli orizzonti dell’open banking, aprendo la strada a un panorama finanziario più ampio, inclusivo e informato, a beneficio sia dei consumatori che delle istituzioni finanziarie.


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Criptovalute: Mastercard e Visa chiudono le porte a Binance

I due circuiti non emetteranno più carte di credito brandizzate in una serie di mercati fra cui Europa, America Latina e Medio Oriente. La decisione a seguito del pressing delle autorità mondiali sulla cripto-company e della questione “trasparenza”

Le partnership tra i servizi finanziari tradizionali, i circuiti delle carte di credito e il mondo delle criptovalute sta segnando nell’ultimo periodo una serie di battute di arresto. Gli ultimi due casi riguardano i rapporti tra Mastercard, Visa e Binance. La prima ha appena annunciato che non emetterà più carte di credito brandizzate con Binance, quelle che consentivano agli utenti di effettuare acquisti utilizzando il proprio portafoglio digitale di criptovalute, in America Latina e nel Medio Oriente, mentre Visa non ha rinnovato l’accordo che era in vigore in l’Europa.

I riflessi delle recenti difficoltà che hanno segnato il mercato delle criptovalute si sta facendo sentire sul business di Binance, con i rapporti con i principali circuiti di carte di credito che si stanno progressivamente raffreddando, segno di come le istituzioni finanziarie tradizionali stiano diventando sempre più diffidenti nei confronti del mondo dei criptoasset.

Binance sta inoltre affrontando una serie di rilievi delle autorità di regolamentazione come la Securities and Exchange Commission e la Commodity Futures Trading Commission negli Stati Uniti, a cui l’azienda sta rispondendo. Tredici i rilievi della Sec, che tra le altre cose accusa Binance di aver gestito in modo poco trasparente miliardi di dollari di denaro dei clienti. In risposta Binance ha presentato un ordine di protezione contro la Sec, affermando che le richieste di informazioni da parte dell’autority sarebbero “troppo ampie” e “indebitamente onerose”

L’annuncio del fatto che Mastercard sospenderà l’offerta di carte a marchio Binance in America Latina e in Medio Oriente viene dalla stessa Binance, che ha pubblicato la notizia su X: “Il prodotto, come la maggior parte delle carte di debito, è stato utilizzato dagli utenti di Binance per pagare le spese quotidiane di base, ma in questo caso le carte sono finanziate con asset di criptovalute. Solo una piccola parte dei nostri utenti, meno dell’1%, sarà colpita da questo problema. Gli utenti di questo prodotto avranno tempo fino al 21 settembre 2023, quando la carta non sarà più disponibile per l’uso”.

A precedere Mastercard in questa presa di distanze da Binance era stata nei mesi scorsi Visa, che a partire da luglio aveva posto fine all’emissione di nuove carte co-branded con l’azienda in Europa.
 


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BlackRock, con Bitcoin scatta l’amore. Per il Ceo Larry Fink è oro digitale anti inflazione

Un endorsement di peso per la criptovaluta più famosa al mondo. Su Twitter c’è chi però fa notare cosa diceva l’ad nel 2017.

Di recente BlackRock, la più grande società di investimento al mondo, ha lanciato un ETF su Bitcoin. Si tratta in concreto di un particolare tipo di investimento che va a replicare uno specifico indice e il suo andamento sul mercato. La notizia è stata commentata dalla stampa di settore e ha rappresentato un endorsement non da poco per Bitcoin in un momento a dir poco complesso per il settore delle criptovalute. Il Ceo di BlackRock Larry Fink si è esposto con un’intervista a Fox News, durante la quale ha espresso considerazioni nette. «Il mondo crypto sta digitalizzando l’oro», ha detto.

Le parole di Larry Fink hanno aperto i siti che si occupano di criptovalute. Alcuni, in realtà, hanno fatto notare che il Ceo di BlackRock avrebbe cambiato idea in maniera radicale rispetto ad alcuni anni fa. All’epoca l’ad sosteneva che Bitcoin servisse soltanto per il riciclaggio di denaro sporco.

Oggi Larry Fink ha una visione decisamente più positiva dei benefici di Bitcoin. «Invece di investire nell’oro per proteggersi dall’inflazione, dai problemi di un singolo Paese o dalla svalutazione della valuta, qualunque sia il Paese in cui ci si trova, sia chiaro, Bitcoin rappresenta un asset internazionale, non è basato su una singola valuta e quindi può rappresentare un asset che le persone possono sfruttare come alternativa».