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settembre 2019

21 articoli
46 min totali
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Banner AppQuality: cos’è il crowdtesting, chi lo fa in Italia
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AppQuality: cos’è il crowdtesting, chi lo fa in Italia

L’84% di coloro che hanno provato un’app difettosa non la riprova una seconda volta. Per questo c’è il crowdtesting. Lo fa AppQuality, suite di servizi che, attraverso una community di 200.000 tester qualificati, verifica che il prodotto digitale arrivi nelle mani dell’utente finale senza bug.

Solo il 22% delle aziende sono felici dei loro tassi di conversione, ma soprattutto, le aziende che investono sulla UX hanno una crescita del fatturato pari al doppio di chi non lo fa. I bug sono il più potente conversion killer. Basti pensare che l’84% degli utenti che hanno provato un’app non funzionante non la riprova una seconda volta. Aiutare le aziende a eliminare i bug dai prodotti digitali e a ottimizzare la usability e di conseguenza la User Experience si può. Come? Con il Crowdtesting.

Chi non si affida al Crowdtesting tendenzialmente usa solo il testing interno, ma questo di solito non basta. Il Crowdtesting si propone di accompagnare il testing interno e di aumentarne esponenzialmente i benefici. Come prima cosa, il team interno ha meno risorse e meno tempo. Avere un crowd di tester esperti che cerca i bug significa avere più device, più “occhi”, più tempo, più sistemi operativi, più configurazioni, più esperienze e background. A questo si aggiunge il fatto che il team interno conosce già il prodotto e non ha un approccio “fresh eyes” che una community di tester può garantire.

Un enorme vantaggio è dato anche dalle tempistiche. I tester lavorano quando lo sviluppatore non lo fa: nei weekend, di notte, nelle feste, d’estate. E ci mettono anche meno tempo: in soli 3 giorni, infatti, con il crowdtesting si possono già fornire ai clienti i report sullo stato dell’arte del prodotto digitale e le indicazioni per migliorare il servizio/prodotto.

La storia di AppQuality inizia nel 2015 grazie all’investimento di Club Italia Investimenti e successivamente di Italian Angels for Growth. Due argomenti in particolare hanno catturato la curiosità dei fondatori: la allora “scarsa” qualità dei servizi mobile e le difficoltà dei team di sviluppo di gestire i processi di testing in un mondo digitale sempre più complesso. È in quel periodo storico che è nata l’idea: perché non fare testare app e siti direttamente agli utenti finali? Così nel 2016 hanno lanciato il prodotto e dopo solo un anno si sono già fatti spazio nel mercato. Da allora hanno cominciato a crescere e, raddoppiando il fatturato di anno in anno sono arrivati, nel 2018, ad essere leader del settore nel mercato italiano facendo i primi passi nel mercato internazionale. Ad oggi 80 aziende corporate di grandi dimensioni hanno scelto di affidarsi ad AppQuality per migliorare la qualità dei loro prodotti digitali, aziende del calibro di Pirelli, Sky, Costa Crociere, Intesa SanPaolo, T-Mobile, Moncler, Axa ed hanno e hanno conquistato la fiducia del colosso dell’energia Enel che recentemente ha inserito AppQuality tra i propri asset strategici. Pur essendo un’azienda di piccole dimensioni, è stata in grado non solo di adattarsi alle esigenze delle grandi corporazioni, ma anche di soddisfare appieno le loro aspettative sia in termini di risultati che di tempistiche. Le campagne vengono lanciate entro pochi giorni dal kick-off meeting, i primi risultati possono essere condivisi dopo 24 ore e diversi clienti hanno riportato come anche le valutazioni sullo store, dopo la collaborazione con AppQuality, sono migliorate sensibilmente.

Questi risultati AppQuality li ha raggiunti grazie a una suite di servizi che, attraverso una community di 200.000 tester qualificati, reclutati e certificati in tutta Italia e in Europa, consente di verificare in tempi rapidi che qualsiasi prodotto digitale arrivi nelle mani dell’utente finale senza difetti e dalla User Experience memorabile. Grazie all’utilizzo di un modello a commissione, ai “fresh eyes” dei tester esterni, agli algoritmi di gestione e monitoraggio evoluti, si ottengono risultati veloci, affidabili e non influenzati che permettono di raccogliere grosse quantità di dati utilizzati per l’ottimizzazione del prodotto digitale. Applicando un approccio allo sviluppo “shift left” e una logica decisionale “user driven” permette di affrontare la complessità nello sviluppo di prodotti digitali (app, siti Web ma anche Chatbot, IoT e sistemi di pagamento) sia per indirizzare correttamente la User Experience attraverso User Test remoti sia per governare la complessità tecnologica del mercato (come per esempio testare l’elevato numero di device mobile presenti nelle mani dei consumatori).

“I nostri test puntano a scovare bug che intaccano funzionalità, usabilità e performance dei prodotti digitali dalla fase di prototipazione fino al rilascio e la manutenzione. Durante i test, i nostri tester categorizzano i bug per livelli (critical, high, medium e low) per permettere agli sviluppatori di prioritizzare la fase di fixaggio, e per tipologia (malfunzionamento, typo, non corrispondenza rispetto a quanto progettato dagli sviluppatori, ecc.). I nostri clienti, sempre per questioni di prioritizzazione, possono scegliere insieme ai nostri Quality Leader di far evidenziare ai tester solo un certo tipo di bug (ad esempio solo quelli high o critica).”


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In Italia le prime micro-polizze basate su blockchain e smart contract

E’ partita la prima sperimentazione collettiva sulla emissione di polizze assicurative basate su tecnologia Blockchain e smart contract. All’iniziativa hanno aderito quattro compagnie assicurative (Mediolanum Assicurazioni, Cargeas, Nobis Filo Diretto e Reale Mutua), tre banche (Banca Mediolanum, Banca Popolare di Sondrio e UBI Banca) e Aon Reinsurance Solutions, promotore del progetto.

In che modo la digitalizzazione e la tecnologia Blockchain possono rappresentare un acceleratore per la diffusione di polizze assicurative smart e istantanee? A questo quesito intende rispondere la prima sperimentazione collettiva sulla emissione di polizze assicurative basate su tecnologia Blockchain e smart contract avviata da realtà italiane, ossia CeTIF (Centro di Ricerca in Tecnologie, Innovazione e Servizi Finanziari dell’Università Cattolica) e Reply, assieme ad un gruppo di banche e imprese assicurative.

Le polizze smart su cui si focalizza la fase pilota sono legate al mondo del viaggio e riguardano tre categorie: copertura del rischio maltempo, ritardo del volo aereo e de-routing del bagaglio. Le polizze saranno emesse dalle imprese e sottoscrivibili a partire da luglio da parte di un target controllato di clienti identificato dalle banche e dai distributori.

Blockchain e smart contract ottimizzano il processo di emissione e gestione delle polizze e rendono veloce e certa la liquidazione del danno agli assicurati. Inoltre, per la verifica dell’accadimento del sinistro relativo al maltempo e al ritardo del volo aereo, si utilizzeranno fonti terze, certificate e pubbliche (i cosiddetti “oracoli”) che permetteranno di aprire la pratica di liquidazione e procedere automaticamente al rimborso al verificarsi di determinati eventi. Il consumatore non dovrà più occuparsi di tutti i passaggi burocratici per la denuncia del sinistro, per il riconoscimento dell’ammontare del danno e l’importo sarà automaticamente accreditato.


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IUNGO, azienda specializzata in supply chain collaboration, chiude un round di finanziamento con l’ingresso di GELLIFY

Nata da uno spin-off della Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, IUNGO ha sviluppato una soluzione di posta elettronica brevettata (IUNGOmail) che automatizza l’intero processo di acquisto, consentendo a tutti i fornitori di rispondere ad ordini di acquisto, richieste d’offerta o qualsiasi altro processo senza inserire nuove tecnologie in azienda e facendo leva sul concetto dell’e-mail come unico strumento realmente efficace per interfacciarsi con i propri fornitori.

Migliorare la visibilità e la comunicazione lungo tutta la catena del valore permette alle aziende di reagire e riorganizzarsi al meglio ogni giorno e la collaborazione con i propri fornitori è essenziale perché sono loro a disporre di molte informazioni critiche, se la collaborazione è efficace è possibile operare come un vero e proprio “Corpo unico”, molto più forte sui mercati internazionali. Proprio questo aspetto rende IUNGO un’opportunità unica per le aziende italiane che possono tramutare un punto debole, la frammentazione, in un grande punto di forza, la flessibilità.

GELLIFY è piattaforma di innovazione B2B che seleziona, investe e fa crescere startup innovative del settore digitale e le connette con le aziende tradizionali in ottica open innovation.


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Open banking: 35 milioni per TrueLayer, startup “italiana” a Londra

Fondata nel 2016, la società è un provider di financial APIs che conta di connettere gran parte delle banche europee entro il 2019.

A guidare il round di serie C da 35 milioni sono due colossi come Tencent e Temasek: Tencent è la holding cinese che, grazie a WeChat, vale più di Facebook; Temasek è una società di investimento del governo di Singapore che gestisce un portafoglio di oltre 300 billion.

TrueLayer, fondata nel 2016, è un provider di financial APIs: è stata una delle prime società in Gran Bretagna ad essere autorizzata come istituto di pagamento dalla FCA (Financial Conduct Authority) per poter gestire dati e pagamenti in regime di Open Banking, come previsto dalla direttiva europea PSD2. Con questo round, a cui hanno partecipato i precedenti investitori che sulla società hanno già puntato 7,5 milioni nel 2018, la startup arriva a una raccolta di 47milioni di dollari.

I capitali raccolti sono destinati allo sviluppo di TrueLayer in Europa (conta già entro quest’anno di connettere gran parte delle banche del Vecchio Continente) e verso Australia ed Asia. Le tappe europee sono Germania, Francia, Italia e Spagna in partnership con altre società come Monzo, Zopa, ClearScore, Plum, Emma, CreditLadder, Canopy e ANNA Money.

D’altro canto, L’open banking è una tendenza che dall’Europa raggiungerà presto i mercati del FarEast dove si stanno mettendo a punto legislazioni che prevedono, appunta, l’apertura dei sistemi degli istituti di credito a nuovi player in grado di proporre nuove tipologie di servizi.


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Axieme: l’InsurTech è anche social

Meno sinistri, più sconti sulla polizza. È la formula di Axieme, startup InsurTech che offre agli utenti che sottoscrivono una polizza Casa di entrare a far parte di una community e ottenere un rimborso (il giveback) su parte del premio in assenza di sinistri. Un progetto a caccia di finanziamenti sulla piattaforma di crowdfunding 200crowd.

Axieme lo definisce il meccanismo del social insurance: chi sottoscrive una polizza Casa con la startup entra infatti a far parte di un network di altri utenti che hanno scelto la stessa copertura. Il rischio assicurativo è così ripartito, con il vantaggio di un “effetto social”: meno sinistri avvengono all’interno della cerchia, più generoso è il giveback, calcolato ogni anno alla scadenza della polizza. Di recente è anche partito il servizio Axieme Buisiness dedicato alle aziende.

Partita il 7 giugno, la campagna di equity crowdfunding di Axieme ha già raggiunto in 10 giorni l’obiettivo minimo di raccolta da 150mila euro e, dopo tre settimane dal lancio, 350mila euro. Tanto che la startup punta ora ai 500mila euro. Tra gli investitori anche un Business Angel dalla Silicon Valley. Le nuove risorse permetteranno ad Axieme di rilanciare gli investimenti in IT e di inserire due nuovi sviluppatori nel team, ma anche di rafforzare le iniziative di marketing.


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Digital banking, 8 milioni per la tedesca Penta che in autunno arriva in Italia

Penta è una piattaforma digitale fondata a Berlino alla fine del 2017 che finora ha proposto servizi bancari solo per le aziende: circa 10mila clienti in Germania, prevalentemente di taglia medio-grande.

L’Italia è il secondo Paese d’Europa per numero di imprese dopo la Germania. E quindi la challenger bank tedesca Penta per il primo passo fuori dal mercato domestico punta proprio sull’Italia. Un’accelerazione del percorso di crescita sostenuta da un’operazione finanziaria che ne ridisegna il modello di business e il management. Andiamo in ordine.

L’operazione finanziaria, dicevamo, coincide con un ridisegno della strategia di Penta: dal business banking all’open banking. Una piattaforma che non propone solo i suoi servizi bancari ma permette alle imprese di gestire più conti correnti e tutto il cashflow da un unico cruscotto. Con, in prospettiva, anche la più classica delle attività bancarie: i finanziamenti. Ovviamente Penta utilizzerà il sistema di API costruito da Fabrick.

Penta in meno di due anni di vita è cresciuta rapidamente e ha già lanciato diversi prodotti e soluzioni tra cui le carte di debito per i team, la gestione delle spese, soluzioni di contabilità integrate con Debitoor and Lexoffice e pagamenti internazionali in 35 valute e 212 paesi. “Adesso siamo pronti per passare dall’idea di neobanca a quella di piattaforma di open banking”, dice Concas. “Abbiamo visto che quasi tutte le imprese hanno più di un conto corrente e nessuno può pensare di essere unico. Invece possiamo creare un unico punto dove avere sotto controllo spese, incassi e altro. Una nostra dashboard che potrà essere un servizio anche per chi non ha un conto con noi”. L’era dell’open banking è appena cominciata.


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Open Banking, più di 300 API già disponibili su Fabrick. Anche quelle di Catapush

Catapush, startup che offre alle istituzioni finanziarie una piattaforma di messaggistica istantanea mobile (in-app e push notifications), ha scelto Fabrick per pubblicare le proprie API.

L’offerta di Catapush, attiva nelle comunicazioni istantanee mobile e push notifications, è concepita per servire banche, grandi aziende ed enti che desiderano inviare comunicazioni transazionali in alta affidabilità e riservatezza, ai propri clienti al variare dello stato di processi o di determinati eventi, incluso mobile banking, e-commerce e situazioni in cui sono necessari messaggi personalizzati one-to-one.

Grazie alla garanzia di consegna di tutti i messaggi inviati ed al tracciamento in tempo reale dello stato relativo all’esito della consegna per singolo messaggio inviato, la soluzione di Catapush è idonea a gestire anche le notifiche che richiedono, per obbligo normativo o per sicurezza, al notificante di avere certezza sull’avvenuta consegna/lettura del messaggio (ad esempio gli alerts sui pagamenti carte o l’invio di PIN per SCA in vista di PSD2) e comunque per supportare tutte le comunicazioni rilevanti legate allo svolgimento di processi di business.

Fabrick è l’ecosistema che favorisce l’incontro e la collaborazione tra i nuovi attori fintech, le grandi corporate e gli attori tradizionali del mondo finanziario.


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Banche e intelligenza artificiale: Credem si fa il suo chatbot con Google

Finalista ai Digital360 Awards 2019, il progetto prevede un’assistente vocale di nome Emily su Facebook Messenger, sviluppata con la società di consulenza informatica Quix e basato sulla piattaforma cloud di Google. Il primo passo della banca nel percorso di applicazione di nuove tecnologie.

Si chiama Emily ed è la nuova assistente virtuale di Credem, attiva dal 15 luglio sul canale Facebook Messenger dell’istituto. Si tratta in particolare di un chatbot, un sistema di intelligenza artificiale che utilizza algoritmi, per fornire risposte alle domande degli utenti. Il progetto è stato selezionato tra i finalisti dei Digital360 Awards 2019 per la categoria tecnologica Smart Working, Gestione documentale e Collaboration.

Questo strumento offre ai clienti un servizio sempre più efficiente e all’avanguardia e migliora l’accessibilità alla banca. Il nuovo sistema, attivo 24 ore al giorno e tutti i giorni dell’anno, fa parte degli investimenti in innovazione e tecnologia che Credem sta effettuando da anni, anche per soddisfare i crescenti volumi di utenti attivi sui social network. Nel 2018, infatti, le interazioni sulla pagina Facebook dell’istituto sono state quasi 11 mila, in forte aumento rispetto agli anni precedenti.

Nei casi in cui le domande poste ad Emily abbiano un elevato livello di specificità o necessitino di un approfondimento “umano” è sempre possibile richiedere l’intervento di un operatore specializzato. Per realizzare il proprio assistente virtuale Emily, Credem si è avvalsa della soluzione di intelligenza artificiale per la comprensione dei dialoghi offerta da Google e integrata nei sistemi Credem grazie alla partnership con la società informatica Quix.

“L’innovazione e gli investimenti in tecnologia sono da sempre due dei pilastri della nostra strategia di crescita”, spiega Fabio Caliceti, Responsabile Direzione Digital e Organizzazione di Credem. “Tali elementi sono sempre incentrati su l’aumento continuo della soddisfazione dei bisogni degli utenti e nella valorizzazione delle persone, siano esse clienti o colleghi”, ha aggiunto Caliceti. “In questo senso gli investimenti sulle persone possono essere considerati un ulteriore pilastro della strategia del Gruppo”, conclude Caliceti, “che negli ultimi cinque anni ha infatti assunto quasi 1.500 persone con un organico in costante crescita ed ha fortemente investito in formazione”.

“Questo è di certo solo un primo passo del percorso che Credem sta intraprendendo nell’applicazione di nuove tecnologie”, aggiunge Lorenzo Villa, Responsabile Canali Diretti Sistemi Informativi di Credem. “Con questo progetto abbiamo applicato l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e il machine learning, attraverso soluzioni cloud, ad un servizio a diretto contatto con la clientela consapevoli dell’importanza che queste tecnologie possano avere sulla qualità ed efficienza dei nostri servizi”, prosegue Villa. “Il progetto di sviluppo in tale ambito prevede a breve l’avvio anche di un’importante sperimentazione innovativa sull’interazione vocale”.


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Revolut lancia il trading senza commissioni

Revolut ha annunciato il lancio della opzione che consente ai suoi sei milioni di utenti di operare stock trading senza commissioni. Il servizio avrà diverse fasi di sviluppo e inizialmente è disponibile per una selezione di clienti Metal, che sono quelli che hanno già accesso a tutti i servizi top di Revolut.

I clienti Metal potranno effettuare fino a 100 trade in tempo reale in oltre 300 aziende quotate al New York Stock Exchange e al NASDAQ, supportati da quotazioni e dati di performance in tempo reale. La lista delle aziende è destinata a crescere e Revolut intende aggiungere ulteriori azioni regolarmente.

Nelle prossime settimane Revolut renderà disponibile il servizio anche agli utenti Standard e Premium. Gli utenti Standard potranno effettuare tre trade al mese senza commissioni mentre gli utenti Premium ne potranno effettuare otto. In seguito, agli utenti verranno addebitato un euro per ogni trade aggiuntivo, oltre a un costo di custodia annuale dello 0,01%.

Non ci sono requisiti minimi per investire e Revolut offre agli utenti la possibilità di acquistare azioni frazionate a partire da un dollaro, rendendo accessibile il mercato azionario, notoriamente chiuso e costoso, a una audience totalmente nuova.

Tutte le transazioni verranno gestite all’interno del wallet multi-valuta di Revolut, ciò significa che un utente intenzionato a investire potrà cambiare gli euro in dollari utilizzando il tasso di cambio interbancario applicato da Revolut.

L’azienda ha in programma l’ulteriore implementazione del servizio con altre funzionalità come l’accesso ad azioni europee, Exchange Traded Fund (ETF) e la possibilità di investire in Stock and Share ISA. Inoltre, Revolut intende garantire l’accesso al servizio anche agli utenti al di fuori dell’Area Economica Europea (EEA) in un prossimo futuro.


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Intesa Sanpaolo investe in BacktoWork24

Intesa Sanpaolo entra nel crowdfunding. Il gruppo bancario ha effettuato un’operazione di investimento nel capitale di BacktoWork24, operatore italiano nel settore dell’equity crowdfunding e gestore del portale on-line per la raccolta di capitali di rischio backtowork24.com.

L’operazione ha come obiettivo dichiarato “osservare da vicino le dinamiche di questo mercato”. E servirà a sperimentare un nuovo canale di raccolta capitali a favore delle startup ma anche delle piccole e medie imprese italiane.

L’operazione (investimento round A) è stata realizzata attraverso Neva Finventures, il Corporate Venture Capital che fa capo a Intesa Sanpaolo Innovation Center e che investe in società fintech sinergiche con le attività del Gruppo o con nuovi business model potenzialmente disruptive per il settore.

Grazie ai fondi ottenuti BacktoWork24 sosterrà lo sviluppo del piano industriale con l’obiettivo di aumentare ulteriormente i volumi di raccolta a favore delle imprese grazie ad una piattaforma in grado di attrarre un network sempre più vasto di investitori.


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Coinbase lancia la Debit Card con Visa

Coinbase, società di scambio di criptovalute, ha annunciato il lancio della Debit Card con Visa che consentirà di spendere le cryptocurrencies detenute nel proprio wallet Coinbase.

Con la Debit Card di Coinbase sarà possibile spendere le criptovalute in maniera istantanea e in negozi fisici utilizzando la carta per pagare con le valute digitali. Un’iniziativa innovativa e rivoluzionaria realizzata in collaborazione con Visa, il leader mondiale nel mercato delle carte di credito. Il denaro viene prelevato istantaneamente dal nostro conto di Coinbase in criptovalute.

Sono sufficienti 5 minuti per fare la foto della carta di identità elettronica, effettuare il riconoscimento biometrico, aprire il Coinbase account, comprare Bitcoin e Light Coin (è necessario avere almeno l’equivalente di 5 euro nel Coinbase Account per richiedere la Debit Card) e richiedere la Coinbase Debit Card: User Experience di grande soddisfazione!!

La Debit Card sarà inizialmente disponibile in Francia, Germania, Irlanda, Italia, Olanda, Spagna e Gran Bretagna.


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Afone integra Soisy: al via la rateizzazione nell’e-commerce

Una partnership che consentirà l’introduzione sul mercato nazionale di sistemi di pagamenti digitali innovativi, tra cui quello rateale: è questo il senso dell’accordo che è stato recentemente annunciato tra Afone Participations – operatore di pagamenti elettronici – e Soisy, istituto di pagamento italiano specializzato nel marketplace lending.

La particolarità di Soisy è quella di permettere ai clienti di e-commerce e negozi partner di pagare a rate gli acquisti, finanziandoli tramite il prestito tra privati, che sarà dunque integrato nella piattaforma Afone, andando sempre più incontro alle esigenze dei consumatori.

Come ha messo in luce Roberto Galati, Country Manager Italia di Afone, “Il mondo dei pagamenti è in continua evoluzione proprio perché i consumatori finali sono sempre più smart e alla ricerca di metodi sicuri e di semplice utilizzo. In Afone lavoriamo per differenza e questo per noi significa cercare di guardare sempre oltre rispetto al day-by-day. Per questo motivo siamo stati i primi in Italia ad aver scelto di integrare nella nostra piattaforma Soisy, che negli ultimi anni è cresciuta esponenzialmente – un vero caso di successo orgogliosamente tutto italiano – che al tempo stesso, attraverso il suo business model, offre una soluzione win-win per utenti e merchant. I consumatori usufruiscono di una nuova modalità di pagamento, aumentando così il tasso di conversione e il ticket medio del carrello mentre i merchant potranno ottenere, in un’unica integrazione, un pacchetto completo di soluzioni e strumenti di pagamento innovativi e certificati da Banca d’Italia”.


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SisalPay investe sulla scaleup GrowishPay per semplificare i pagamenti scolastici

La pmi innovativa che consente di trasferire denaro tra utenti o pagare acquisti all’interno di un network ha chiuso un round da 1 milione di euro. 250mila arrivano da SisalPay, che a settembre lancerà ScuolaPay, soluzione per aiutare i genitori a gestire i pagamenti scolastici. E GrowishPay sosterrà il progetto.

Le soluzioni di social payments messe a punto da GrowishPay offrono un layer via API o SaaS che connettendosi con i sistemi di open banking permettono di abilitare occasioni d’uso virali e di social marketing (come ad es. pagamenti di gruppo, liste regalo, pagamenti su circuiti privativi con cashback, gestione wallet, prezzi a scalare, ecc…) per trasferire denaro tra utenti (P2P) o pagare acquisti all’interno di un network o di una community (P2B). Il modello di business di GrowishPay ha oltre 80.000 utenti attivi che hanno effettuato transazioni per più di 22 milioni di euro di pagamenti sulle piattaforme proprietarie (Growish.com, Listenozzeonline.com) e su quelle degli oltre 1000 merchant che utilizzano le soluzioni in white label tra cui Mediaworld, Lastminute.com, Volagratis, Uvet Travel Network, LoveTheSign, Lastminutetour, Evolution Travel, Fantacalcio-online.com, Personal Travel Specialists, Musement, Nexi SmartPos e altri.

Nel 2019 GrowishPay sta crescendo di oltre il 150% rispetto all’anno precedente, con punte di quasi 3 milioni di euro di transazioni da 6.000 nuovi utenti in un solo mese.

A settembre verrà lanciata ScuolaPay, una soluzione unica in Italia per 6,2 milioni di genitori che pagano 2,8 miliardi di euro ogni anno per le attività scolastiche. ScuolaPay è un’innovativa gestione dei pagamenti per ogni attività scolastica che facilita sia la raccolta di denaro tra genitori e rappresentanti di classe, sia i pagamenti verso la scuola di contributi volontari, rette, mense e per qualsiasi attività. Si basa su un’app di pagamento per i genitori connessa con le applicazioni contabili e con i conti di pagamento degli stakeholder scolastici, con funzionalità specializzate verticalmente per il mondo della scuola. I servizi di pagamento digitali sono forniti – grazie a una importante e innovativa partnership di Open Innovation – dalla piattaforma Bill di SisalPay, recentemente premiata come migliore nella categoria “Sistemi di pagamento” al Digital Summit di Forbes Italia.


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Libra, il facebook coin con aspirazioni da valuta globale

Con l’annuncio che è arrivato da Libra Association e con i nomi coinvolti nel progetto il mercato si trova a confrontarsi con una nuova prospettiva che ha sollevato grande interesse e reazioni contrastanti.

Il mondo dei pagamenti è uno straordinario “laboratorio” dove si concentra innovazione tecnologica, finanziaria e sociale. I pagamenti abilitano nuovi fenomeni, accelerano lo sviluppo di mercati e possono avvicinare nuove persone al mondo dei servizi bancari e finanziari. Libra è oggi universalmente conosciuta come la critpovaluta di facebook o facebook coin. Anche se non è completamente corretto, Libra è un progetto di Libra Association, si presenta come una stablecoin, e come una moneta “governata” da una associazione costituita da 28 nomi tra imprese, organizzazioni e associazioni e ha recentemente ufficializzato i propri obiettivi con la pubblicazione di un white paper. Il messaggio forte lanciato da questa iniziativa è primariamente rivolto alla possibilità di sfruttare l’innovazione tecnologica per rendere i servizi di pagamenti e con essi i servizi bancari e finanziari più accessibili, ovvero da una parte meno costosi e dall’altra disponibili anche per coloro che vivono in luoghi in cui mancano le infrastrutture per accedere in modo “fisico” a questi servizi. Un’iniziativa che parte dal presupposto che il digitale permette di superare molte barriere per le quali servirebbero investimenti e tempi ben diversi. Ecco che il white paper parla di dare una nuova opportunità a 1,7 miliardi di persone che non hanno ancora accesso ai servizi finanziari.

Per la metà del 2020 il consorzio Libra Association prevede di metterla in circolazione, ma per valutare la portata di questo progetto occorre sottolineare i nomi che hanno scelto di diventare membri di questa organizzazione e di giocare questa partita. Ecco che tra i 28 membri vediamo oltre a Facebook realtà con una chiara impronta legata all’innovazione del mondo blockchain come Anchorage, Coinbase, Xapo, Bison Trails, diversi nomi di riferimento dei pagamenti digitali come Mastercard, PayPal, PayU, Stripe e Visa, unitamente a imprese digitali hightech impegnate in ambiti diversi su diversi temi commerce come Ebay, Farfetch, Lyft, Booking Holdings, Mercado Pago, Spotify e Uber. Ci sono poi attori del mondo telco con Iliad e Vodafone e ci sono nomi importanti del mondo venture capital come Andreessen Horowitz, Breakthroug Initiatives, Ribbit Capital, Thrive Capital e Usv sino ad arrivare a istituzioni e associazioni come Creative Destruction Lab, Kiva, Mercy Corps e Women’s World Banking. Insomma non c’è solo facebook anche se il peso e il ruolo del grande social media è chiaramente strategico e spinge a pensare a questo progetto come a una sorta di “Global Coin” ovvero di una moneta cripto che ha la possibilità di raggiungere utenti e consumatori in tutto il mondo e che appare “disegnato” per essere sfruttata come asset di scambio su piattaforme social. Ed è su questo livello del progetto che Libra Association fa leva per dichiarare la volontà di superare il “digital divide” del mondo banking, che si esprime nel concetto di Unbanked, e che permetterebbe di raggiungere tutte quelle persone che non hanno accesso a servizi bancari. Stiamo parlando di qualcosa come il 31% della popolazione mondiale che in termini assoluti si traduce in 1,7 miliardi di persone che oggi non hanno la possibilità di disporre di servizi bancari e finanziari.

Il progetto parte dalla crytpocurrency Libra che conta, come sottolinea Libra Association, su una serie di garanzie nella forma di riserve che “sostengono e garantiscono” il futuro dell’operazione. Il progetto conta su una struttura denominata Libra Reserve che ha lo scopo di garantire ogni unità di Libra a un intrinseco valore depositato e gestito presso la Libra Reserve. Per la gestione degli scambi il progetto conta anche su un wallet che porta il nome di Calibra e che è realizzato da una società controllata direttamente da facebook. Se Libra ha lo scopo di portare questi servizi agli 1,7 miliardi di persone che non dispongono di servizi bancari, Calibra è il wallet pensato per gestire la crytocurrency di Libra e per gestire scambi e transazioni con la massima facilità.

Il progetto di Libra Association ha trovato consensi e perplessità. il mondo delle istituzioni, dei “regolatori” sta reagendo sollevando non poche obiezioni e così il mondo della politica. In entrambi i casi appare evidente che il progetto si colloca in un vuoto normativo e di governance che è importante possa essere colmato. Di diverso avviso coloro che guardano con entusiasmo alle prospettive di sviluppo del mondo cripto, gli exchange (ovviamente, verrebbe da dire) ma anche coloro che giudicano positivamente che questo progetto abbia riportato all’attenzione della pubblica opinione in modo propositivo il tema degli unbanked.


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Con Instapay al debutto i pagamenti istantanei di Epiphany

InstaPay è una soluzione che nasce chiavi in mano grazie alla nuova normativa Psd2 all’interno della piattaforma di Epiphany, startup specializzata in soluzioni di digital banking.

Con l’adozione da parte della Banca Popolare di Sondrio che l’ha inserita all’interno della sua app da smartphone, debutta sul mercato InstaPay, la soluzione di pagamento istantaneo che permette di pagare in maniera semplice in qualsiasi momento direttamente dall’app bancaria.

InstaPay è una delle applicazioni offerte dalla società Epiphany: in tempi rapidi Banca Popolare di Sondrio ha potuto inserire all’interno della propria app il pulsante che abilita il pagamento istantaneo, consentendo allo stesso tempo di implementare servizi aggiuntivi al pagamento, a partire, per esempio, dal collegamento con eventuali programmi fedeltà.

La soluzione di pagamento che debutta nel sistema bancario italiano rientra nel bouquet di soluzioni in ambito Psd2 messe a punto da Epiphany, a partire da una legata alla compliance e alla sicurezza in modo da poter favorire la collaborazione tra banche e fintech in un sistema in grado di ridurre i tempi del time-to-market, grazie anche a una struttura modulare.

La startup ha messo a punto una soluzione di aggregazione dei conti per aziende e ha in fase di sviluppo InstaScore, con l’obiettivo di fornire un credit scoring istantaneo del cliente, a sua volta integrabile con InstaPay nella logica di offerta di credito.


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Carte di credito e Mutui, JPMorgan Chase usa l’AI per attrarre clienti

Siglato un accordo quinquennale con Persado. I messaggi scritti da robot per ottenere la massima pertinenza e personalizzazione. Nel progetto pilota i tassi di click-through sono già balzati del 450%.

JPMorgan Chase sigla un contratto quinquennale con la società dell’AI Persado e porta ufficialmente l’intelligenza artificiale e il machine learning nel processo di creazione dei messaggi di marketing. La più grande banca americana aveva iniziato a testare la tecnologia di Persado già nel 2016 con un progetto pilota ed è rimasta entusiasta dai risultati ottenuti: i tassi di click-through sui messaggi pubblicitari di JPMorgan sono balzati del 450% grazie al marketing creativo automatizzato di Persado.

“La tecnologia di Persado è straordinariamente promettente. Il sistema ha saputo riscrivere titoli e testi come un professionista del marketing in carne ed ossa, basandosi sull’esperienza e il giudizio soggettivo, non sarebbe riuscito a fare. E i messaggi hanno funzionato”, ha detto Kristin Lemkau, chief marketing officer di JPMorgan Chase.

Il sistema di Persado fa leva infatti su un database (Message Machine) di più di 1 milione di parole e frasi per attrarre e convincere i consumatori. I contenuti creativi sono generati usando la scienza dei dati e l’AI.

Con gli strumenti di Persado JPMorgan Chase ha finora riscritto i messaggi di marketing legati alle attività di offerta mutui e carte di credito, ma con l’accordo quinquennale ogni linea di business usufruirà del marketing automatizzato. L’alleanza con Persado sul marketing è “solo l’inizio”, ha affermato Lamkau: la stessa tecnologia potrebbe essere usata nella comunicazione interna di JPMorgan o nel servizio clienti.


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Mobile payment, nasce la prima task force paneuropea (ma senza Italia)

Sette provider in campo. Si punta all’erogazione di un servizio basato non su tecnologia Nfc, ma Qr Code. Platea potenziale di 25 milioni di utenti

Una rete paneuropea per il mobile payment. È il progetto a cui stanno lavorando sette provider per cercare di contrastare la crescente concorrenza di Apple & co che si stanno allargando anche al settore fintech.

La European Mobile Payment System Association ha sede a Zurigo e i suoi componenti possono vantare oltre 350 banche partner che utilizzano le loro reti. Il progetto prevede di offrire un servizio di pagamento con lo smartphone senza la necessità dell’Nfc ma che si basi su una app dove si visualizza un QR Code, scansionato dal registratore di cassa dello store e gestito senza intermediari sia tradizionali (come i circuiti di carte di creduto) o Ott (Google e Apple ad esempio).

MobilePay di Danske Bank, che opera in Danimarca e Finlandia, ha spiegato che l’associazione è pensata per aprire la strada a transazioni transfrontaliere che coinvolgerebbe 25 milioni di utenti. Le altre società in campo sono la belga Banccontact Payconiq, la tedesca Bluecode, la portoghese Sibs, la svedese Swish insieme alla norvegese Vipps e infine la svizzera Twint.


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Che cos’è il proptech e perché aumentano gli investimenti sulle startup immobiliari

Il mercato della tecnologia applicata all’immobiliare (property+tech) è in gran fermento. 12 miliardi investiti a livello globale nel 2017, con un tasso di crescita del 63%. Nella maggior parte dei casi, le società del settore PropTech sono startup. Tuttavia anche molte piccole e medie imprese, aziende più grandi e mature e “unicorni” stanno giocando un ruolo significativo nel rendere il settore immobiliare più tecnologico.

Un esempio internazionale di proptech è l’azienda statunitense Compass, fondata nel 2012, che oggi vale 2 miliardi di dollari ed è considerata la prima a sviluppare un’app per dispositivi mobili per gli agenti immobiliari. Il suo enorme database di annunci è in grado di fornire, per ogni abitazione in vendita, non solo la richiesta di mercato, ma il valore e l’imposta catastale corrispondenti e il prezzo di compravendita dell’immobile nelle precedenti transazioni.

Anche in Italia ci sono startup ben finanziate. Ecco che cosa fanno.

Homepal.it, la startup del proptech nata a Monza (Milano)
Ad aprile 2017 Homepal.it ha ottenuto 2,6 milioni di euro. La startup che ha sviluppato una piattaforma che consente di gestire le transazioni immobiliari online ha chiuso un aumento di capitale a cui ha partecipato anche Bper Banca. L’istituto di credito emiliano ha infatti scelto Homepal per sbarcare sul mercato immobiliare, in linea con il progetto casa che aveva lanciato nei mesi precedenti. L’investimento ha visto Homeclub, veicolo creato da Maria Ameli, senior private banker di Ersel, agire come lead investor. A questi due investitori si sono aggiunti anche Shark Bites, società di Fabio Cannavale, Gianluca Dettori, Gianpietro Vigorelli, Luciano Bonetti, Mariarita Costanza. Mentre un investimento diretto è stato effettuato da due noti imprenditori sardi: Alberto Zucca e Pierpaolo Muscas. Homepal ha sviluppato una piattaforma che promuove un innovativo sistema che aiuta a comprare e vendere casa in ogni fase senza avvalersi di un intermediario. La piattaforma guida l’utente in tutti i passaggi – dall’inserimento dell’annuncio alla firma dei documenti, mettendo a disposizione servizi come ad esempio il notaio, le certificazioni, il fotografo, la valutazione della casa, i contratti. Homepal nasce dall’unione delle parole “casa” e “pal” (amico, compagno) per rafforzare la sua natura di compravendita tra privati.

PROJECTS Co-living: la startup tedesca di spazi abitativi condivisi
A dicembre 2018 un venture italiano ha investito oltre 2 milioni di euro in PROJECTS Co-living, startup tedesca che sviluppa e commercializza soluzioni abitative innovative all-inclusive, fondata dagli italiani Luca Bovone e Giorgio Ciancaleoni. Il round è stato guidato da PROGRAMMA 102, il secondo veicolo d’investimento del gestore di venture capital P101 SGR. Partita a Berlino nel 2017, la società ha sviluppato un concept per il temporary living basato su lifestyle e community. In un solo anno e mezzo PROJECTS è già uno dei più importanti player di co-living a livello europeo. Spazi abitativi condivisi, stanze private completamente arredate, servizi comuni e opportunità di intrattenimento con gli altri utenti forniscono quel senso di casa che spesso manca nelle grandi città.

DoveVivo, il co-living italiano
DoveVivo è stata fondata nel 2007 e oggi gestisce un portafoglio di circa 1.000 abitazioni in 5 città. Questo grazie a un network di oltre 350 proprietari e investitori ai quali offre un servizio di gestione e valorizzazione immobiliare che massimizza il profitto nel lungo termine, riducendo al minimo rischi e oneri. I clienti finali costituiscono una community di oltre 4.000 inquilini che riconosce in DoveVivo un punto di riferimento per vivere in città, permettendo di concentrarsi su studio e lavoro. DoveVivo consente all’utente di trovare la stanza ideale. Può scegliere di affittare una camera singola o una camera in condivisione a Milano e hinterland, Bologna, Roma, Torino e Como. Tutte le camere in affitto sono all’interno di case ristrutturate, ben arredate, dotate di wi-fi e di tanti servizi. La formula offerta è all-inclusive, comprende anche le spese e non ha costi di agenzia. A luglio 2019 DoveVivo ha ottenuto 72 milioni di euro. Ha infatti chiuso una raccolta di capitali ripartita in circa 50 milioni di equity e 22,5 milioni di linee di debito assicurate da Illimity Bank. Per la parte di equity, l’operazione è stata sottoscritta per 29 milioni di euro da Tikehau Capital, un gruppo di alternative asset management quotato all’Euronext di Parigi, attraverso Tikehau Growth Equity II, un fondo di private equity pan europeo specializzato in investimenti a sostegno della crescita di aziende. Il prossimo obiettivo è dare nuovo impulso alla crescita della società, che punta all’espansione in Italia e all’estero.

Dove.it, l’agenzia immobiliare online-only
Ad aprile 2019 Dove.it, che si definisce la prima agenzia immobiliare online-only, ha realizzato un aumento di capitale da 2 milioni di euro dopo due soli mesi dal lancio da parte di business angel e investitori privati. Dove.it è attiva a Milano e Monza e presto si espanderà a Genova, Torino, Bologna. La giovane società fa un uso elevato delle tecnologie più promettenti in questo campo, come la realtà virtuale per visionare le case online, i big data e l’intelligenza artificiale, ma ha anche adottato una formula attrattiva per chi deve vendere o comprare: zero commissioni per il venditore, il 2,49% per l’acquirente e immobili certificati da un notaio prima della vendita. In soli due mesi di attività ha raccolto oltre 50 mandati di vendita di immobili di fascia medio-alta, per un valore complessivo di oltre 25 milioni di euro, e finalizzato le prime vendite.

Sweetguest, la startup di Milano che gestisce gli affitti brevi
Sempre ad aprile 2019 Sweetguest, startup che ha sviluppato l’omonima piattaforma di servizi per la gestione degli affitti a breve e medio termine, ha annunciato di aver chiuso un round da 8 milioni di euro a supporto del suo piano di sviluppo in Italia. Sweetguest ha trovato la formula di business che cavalca il successo già consolidato di una piattaforma di sharing economy come Airbnb. E’ nata infatti nel marzo 2016 con l’obiettivo di aiutare i proprietari di immobili a massimizzare il potenziale della loro casa in affitto, ottimizzando la visibilità e le prenotazioni su Airbnb, affiancando la gestione di servizi operativi necessari per gli affitti: pulizie, servizio lavanderia, shooting fotografico degli spazi, check-in, gestione del rapporto e delle comunicazioni con gli ospiti. Con questo modello, in meno di tre anni Sweetguest è presente a Milano, Firenze, Roma e Venezia, ha un team di oltre 40 dipendenti e 50 collaboratori, oltre 12 milioni di euro di valore generato per gli immobili gestiti, più di 90.000 ospiti accolti e più di 1000 immobili gestiti su Airbnb.

Casavo e l’istant buying delle case
Nella primavera 2019 Casavo – startup del settore immobiliare che, attraverso una piattaforma tecnologica, permette di vendere casa attraverso un processo semplificato di valutazione dell’immobile – ha concluso un’operazione di raccolta di capitale di oltre 27 milioni con un fondo di debito europeo. Fondata a Milano nel 2017 da Giorgio Tinacci, Casavo punta ad abbattere le tempistiche di vendita, eliminando stress e incertezza: è infatti in grado di analizzare velocemente i dati della proprietà, circa 70 parametri, e offrire una valutazione e offerta di acquisto in tempo reale (instant buying). Dopo appena tre mesi da un round di finanziamento in equity pari a circa 7 milioni di euro guidato da Project A Ventures, fondo europeo di venture capital con sede a Berlino, Casavo ha raccolto 27 milioni di euro di debito. In questo intervento su EconomyUp Alessandro Dadone, content marketing manager di Casavo, spiega cosa significa e perché è importante per la crescita e la solidità della startup.

Housefy, la startup che arriva dalla Spagna
A giugno 2019 è arrivata in Italia Housefy startup innovativa del settore Real Estate fondata due anni fa a Barcellona (Spagna). Housefy offre gli strumenti necessari a venditori e acquirenti per connettersi direttamente online, evitando le agenzie immobiliari tradizionali. La startup permette di eliminare le commissioni di intermediazione, sia per i compratori, sia per i venditori, che in città come Milano possono raggiungere gli 8.000 euro. La startup applica lo stesso modello che attualmente ha in Spagna – conclusione della vendita in 60 giorni, massima trasparenza grazie al contatto diretto tra privati – ma adattato al sistema italiano, che addebita anche l’acquirente: in Italia le agenzie immobiliari fatturano una commissione del 6%, divisa in parti uguali tra proprietario e acquirente. Il modello Housefy punta dunque a generare un risparmio medio di € 8.000 per operazione. Contestualmente al debutto nel nostro Paese, Housefy ha annunciato la chiusura di un round di finanziamento di 6 milioni di euro per lo sviluppo sui mercati internazionali, con l’Italia in prima fila. Il piano strategico per l’espansione in Europa Meridionale prevede anche l’avviamento delle attività in Portogallo e Francia. Attualmente in Italia Housefy opera a Milano e area metropolitana, ma espanderà i propri servizi a Roma e Torino entro fine anno. Il successo di Housefy si deve anche e soprattutto dalla tecnologia utilizzata dalla piattaforma, come la digitalizzazione per l’ottimizzazione e l’automazione dei processi (come contratti e documentazione online e sistema di prenotazione online delle visite) e l’utilizzo di Big Data e Artificial Intelligence: per avere una stima concreta di una specifica proprietà, Housefy utilizza un algoritmo in grado di stimare il prezzo di un immobile in base a diverse variabili. Gli esperti Housefy analizzano in seguito i risultati ottenuti per elaborare un prezzo il più possibile in linea con il mercato di riferimento.

Housefy offre una soluzione per il venditore in tre passaggi:
1. Contatto con potenziali acquirenti: Housefy elabora un piano di marketing specifico per ogni proprietà in vendita con l’obiettivo di attirare il massimo numero di potenziali acquirenti. Questo piano include foto professionali, inserimento dell’annuncio di vendita in posizioni di rilievo nei principali portali immobiliari, descrizione dettagliata della casa e una valutazione gratuita della proprietà. Inoltre, Housefy effettua una prima selezione degli interessati per assicurarsi che l’interesse per l’alloggio sia concreto
2. Visita con i potenziali acquirenti: con Housefy, è lo stesso proprietario che conduce la visita del potenziale acquirente alla casa. Questo garantisce una descrizione più dettagliata e accurata dell’immobile, nonché del quartiere e dell’area in cui si desidera trasferirsi. Housefy è responsabile della pianificazione delle visite e del feedback da parte dei visitatori
3. Chiusura dell’operazione: Housefy si occupa di tutti i dettagli della chiusura della transazione: dalla negoziazione all’elaborazione del contratto di acquisto e vendita. Il venditore pagherà i servizi di Housefy solo in caso di successo dell’operazione.

Housers, la prima piattaforma in Italia di crowdfunding immobiliare puro
Housers, nata in Spagna, ha da poco superato i due anni nel nostro Paese: è infatti sbarcata in Italia a giugno 2017 con il suo primo progetto, un’opportunità a lungo termine di acquisto e affitto nell’area centrale dei Navigli milanesi. Da qui è partita la crescita della piattaforma, che ha già raggiunto 14 mila iscritti e una somma totale finanziata dagli investitori italiani di 14 milioni di euro. Finora sono stati già avviati e finanziati 23 progetti in numerose regioni italiane, tre dei quali si sono già conclusi, con la restituzione agli investitori del capitale e degli interessi maturati.

Concrete, piattaforma di crowfunding in partnership con Banca Sella
A luglio 2018 è nata Concrete, piattaforma professionale autorizzata da Consob, specializzata nella raccolta di capitali destinati ad investimenti in progetti immobiliari in aree di primario interesse. Da una parte permette agli investitori di visionare, valutare e investire in operazioni immobiliari selezionate, e di farlo in modo rapido e trasparente, con l’aspettativa di interessanti ritorni sull’investimento. Dall’altra parte consente agli sviluppatori immobiliari di ampliare e diversificare le fonti per la realizzazione dei propri progetti.

Recrowd, 400mila euro dall’equity crowdfunding
Si è conclusa i primi di luglio 2019 con un capitale complessivo di oltre 400 mila euro la campagna di equity crowdfunding lanciata da Recrowd, piattaforma che punta a rivoluzionare gli investimenti immobiliari unendo l’approccio digital a un’esperienza consolidata nel Real Estate, grazie a cui tutti potranno far fruttare i propri risparmi nel mercato immobiliare. Proprio sul crowdfunding si basa anche il business model di Recrowd, che seleziona i migliori progetti immobiliari – scelti da un team di esperti sulla base del rapporto rischio/rendimento – che verranno pubblicati sulla piattaforma, dove chi desidera investire nel mercato immobiliare può impegnare un capitale anche piccolo per la realizzazione del progetto, a fronte di un ritorno sull’investimento. L’idea nasce proprio per offrire al popolo di risparmiatori un modo alternativo di investire i propri risparmi, trasformando e semplificando il processo di investimento attraverso il lending crowdfunding e utilizzando un asset di facile comprensione come quello immobiliare. Recrowd ha attualmente stretto accordi con diversi partner immobiliari per poter presentare sulla piattaforma 4 tipologie di progetto differenti per rischio, investimento, durata e ROI, per valorizzare e tutelare i capitali di qualsiasi investitore. Chi investe su Recrowd può anche contare sull’accompagnamento esperto dei professionisti del team di Recrowd, che seguiranno in tutte le sue fasi lo svolgimento dei progetti.


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RockAgent, startup del settore proptech ha raccolto un finanziamento da 3 milioni di euro.

RockAgent, startup del settore proptech e agenzia immobiliare ibrida (in pratica un’agenzia online con agenti sul territorio), ha raccolto un finanziamento da 3 milioni di euro. L’operazione è stata guidata da un pool internazionale di business angels coordinati, in qualità di advisor, da Sarona Partners 365x, acceleratore israeliano partner di importanti realtà come Microsoft e Salesforce.

RockAgent è una startup fondata nel settembre 2018 da Daniel Debash che ha già sottoscritto oltre 350 incarichi in esclusiva e rappresenta uno dei pochi modelli di agenzia ibrida in Italia. Un’agenzia ibrida trasferisce online gran parte dei servizi legati alla compravendita immobiliare, semplificando i processi ed eliminando i costi delle tradizionali vetrine su strada, senza rinunciare alla competenza ed esperienza di agenti immobiliari di zona. L’efficienza generata dalla digitalizzazione permette a chi vuole vendere casa di pagare una tariffa fissa e vantaggiosa inferiore ai mille euro, invece della classica provvigione percentuale (3% circa), che verrà corrisposta solo dall’acquirente.

Con RockAgent i proprietari degli immobili accedono a una piattaforma personale evoluta per controllare in tempo reale l’andamento delle trattative, gli appuntamenti fissati dall’agente, la visibilità ottenuta dagli annunci online, le statistiche e molto altro. Grazie a realtà virtuale e big data, si riducono costi e tempi della compravendita e tutto il processo viene ottimizzato, dalla valutazione, all’organizzazione delle visite, fino alla gestione di trattative profilate sui clienti, mettendo in condizioni l’agente immobiliare di zona di concentrarsi unicamente sulle fasi principali e a valore aggiunto della compravendita.

Il nuovo investimento servirà a velocizzare le operazioni di crescita dell’azienda in Italia. Dopo il lancio su Roma, entro il 2019 la società intende avviare l’attività anche a Milano e dal 2020 in altre città tra cui Torino, Genova, Bologna e Firenze.

Oltre all’ampliamento del team, che conta già 50 persone, di cui 36 agenti, i nuovi fondi – si legge in un comunicato aziendale – sosterranno anche ulteriori sviluppi tecnologici a supporto delle compravendite immobiliari, focalizzati in particolare sulla realtà virtuale, sull’elaborazione di big data e sulla centralizzazione dei processi di gestione. Allo stesso tempo proseguiranno gli investimenti in marketing, con particolare attenzione ai canali digitali.


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Inaugura a Milano il primo Blockchain District del paese

Con l’obiettivo dichiarato di appoggiare le startup al lavoro sulle tecnologie DLT e di contribuire al loro sviluppo, inaugura nella città di Milano il primo Blockchain District del paese. Si trova nel capoluogo lombardo all’indirizzo Corso di Porta Romana, 61. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra Le Village by Crédit Agricole Milano e ICONIUM Blockchain Ventures.

Il progetto messo in campo prevede di selezionare, sostenere e promuovere le aziende che operano in sette ambiti differenti, definiti le 7F: Food, Fashion, Forniture, FinTech/InsurTech, Future Mobility, France (legato alle origini transalpine di Crédit Agricole) e Farmaceutico. Il motto è “Collaborare per innovare” attraverso la creazione di un ecosistema basato su principi come l’economia circolare.

Coloro che prenderanno parte alle attività promosse dal Blockchain District potranno contare su mentoring, programmi di formazione, coaching, incontri di matching con investitori e aziende corporate, supporto al fundraising e all’internazionalizzazione grazie al supporto di ICONIUM, che per l’occasione sposta il team della propria sede milanese nei nuovi spazi.


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Equity crowdfunding, i-Rfk raccoglie 1,39 milioni e punta a Euronext

Un milione e 390mila euro e l’obiettivo della quotazione sempre più vicino su Euronext. Sono i risultati di i-Rfk, prima investment company ad aver lanciato una campagna di equity crowdfunding su CrowdFundMe.

La società emittente, specializzata nell’individuare startup e Pmi innovative ad alto potenziale di crescita, è in overfunding nella campagna lanciata il 19 luglio scorso sulla prima piattaforma italiana di crowdfunding quotata in Borsa: a oggi sono stati raccolti 1,39 milioni di euro (l’aumento massimo è fissato a 2,5 milioni) da 34 nuovi soci. Gli investimenti non si sono fermati nemmeno ad agosto (480mila euro da 18 investitori).

Se consideriamo il chip mimino (20 mila euro), la campagna evidenzia come CrowdFundMe riesca ad attrarre anche grandi investitori accanto a quelli più piccoli che si muovono in una forbice compresa tra 250 e 5mila euro. Inoltre l'equity crowdfunding non è più scelto esclusivamente da startup che stanno muovendo i primi passi sul mercato, ma anche da soggetti istituzionali come i-Rfk. E l’operazione è resa ancor più interessante dal fatto che si tratta del primo crowdlisting: il capitale raccolto dall’investment company sarà propedeutico per un eventuale processo di listing su Euronext post-crowdfunding.

Innovative-Rfk Spa è una investment company fondata nel 2017 da Paolo Pescetto, Massimo Laccisaglia e Andrea Rossotti, professionisti con una lunga esperienza in operazioni di finanza straordinaria e strategia di impresa. La mission è quella di investire in startup innovative e Pmi innovative con un solido profilo reddituale in termini di marginalità (Ebitda), crescita del fatturato e generazione di cassa. A oggi i-Rfk ha investito circa 6,5 milioni di euro in 5 partecipate coinvolgendo 50 investitori privati, verso i quali i-Rfk punta a generare valore tramite una accurata e strategica selezione delle società target che ha già permesso una crescita di valore pari a circa il 30% nel 2018 e stimata del 49% nel 2019.