Newsletter #23

luglio 2023

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Banner Banche e intelligenza artificiale, lo scenario e le applicazioni possibili
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Banche e intelligenza artificiale, lo scenario e le applicazioni possibili

Il 68% delle banche sta investendo sull’intelligenza artificiale. Quali potranno essere le applicazioni? Dalla relazione con i clienti attraverso chatbot alla lotta alle frodi, dai pagamenti digitali biometrici alla valutazione del credito. Processi e servizi potranno cambiare molto, ma serve uno sforzo di innovazione

Nonostante le banche riconoscano l’impatto dell’intelligenza artificiale sul loro business, su questo fronte di innovazione si muovono ancora con grande cautela: gli investimenti sono limitati a piccoli progetti pilota e a casi d’uso di nicchia.

L’intelligenza artificiale avanza, così come l’impegno anche a livello europeo per definire un quadro normativo. ChatGPT e gli altri modelli di intelligenza artificiale generativa basata sugli LLM stanno entrando nell’uso comune attraverso i tradizionali motori di ricerca. E quindi tutti saremo sempre più abituati a interloquire con un algoritmo ben istruito.

Vediamo come le banche stanno affrontando la sfida dell’intelligenza artificiale. E quali potrebbero essere le applicazioni utili di questa tecnologia per potenziare e innovare i processi e i servizi.
Secondo i dati del rapporto Abi Lab “Scenari e Trend del mercato ICT per il settore bancario”, Il 68% degli istituti di credito sta investendo in intelligenza artificiale.

Sul fronte del suo governo, il 30% delle banche presidia l’AI all’interno di una struttura dedicata all’innovazione (Innovation Center, Innovation Hub ecc). Il 22% degli istituti di credito ha definito un presidio accentrato o un centro di competenza sull’intelligenza artificiale. Per quanto concerne le applicazioni, il 48% delle banche sta utilizzando l’AI per la gestione della sicurezza, il 43% per fornire assistenza interna alla rete/dipendente oppure esterna al cliente/contact center. Il 29% delle banche sta utilizzando l’AI per le operation.

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Inoltre, come rileva la più recente “Rilevazione sull’IT nel settore bancario italiano” realizzata dal Cipa (Convenzione Interbancaria per l’Automazione), il 51% delle banche ha in uso l’intelligenza artificiale e il 46% chatbot e assistenti vocali. Lo studio incorona il riconoscimento biometrico come uno dei 5 maggiori trend del 2021, nonché quello con l’incremento maggiore per le tecnologie innovative a impatto trasversale. In prospettiva, gli istituti di credito saranno chiamati a utilizzare in modo sempre maggiore l’AI, che in futuro sarà una delle fonti di crescita e competitività.

Secondo uno studio di Deloitte sull’AI, le banche possono impiegare l’intelligenza artificiale per diverse applicazioni:
•    combattere le frodi
•    implementare chatbot e assistenti virtuali
•    acquisire nuovi clienti
•    sviluppare pagamenti digitali biometrici
•    analizzare il rischio di credito

Combattere le frodi
Sul fronte delle frodi, le banche possono utilizzare i modelli AI in modo rapido e preciso per identificare modelli sospetti in set di dati di grandi dimensioni. Ciò consentirebbe agli istituti di credito di analizzare transazioni sospette e trasferimenti che potrebbero indicare che un account viene utilizzato per nascondere e legittimare fondi provenienti da attività criminali. I modelli di machine learning possono prevedere una potenziale frode nelle transazioni future analizzando dati tradizionali e non e rilevando anomalie per individuare attività insolite dell’account. Ciò consente alle banche di scoprire problemi che potrebbero essere trascurati dai loro motori di analisi delle frodi.

Implementare chatbot e assistenti virtuali
Le soluzioni di AI conversazionali, quali chatbot e assistenti virtuali, basati su modelli di Natural Language Processing (NLP), possono apprendere i comportamenti tipici dei clienti, elaborare offerte personalizzate e fornire alle banche maggiori dati e informazioni sui loro utenti. Inoltre, tali tecnologie consentono l’invio ai clienti di promemoria automatici sui pagamenti di finanziamenti bancari, oltre a monitorarne il pagamento.

Acquisire nuovi clienti
L’AI può anche essere utile per acquisire nuovi clienti, in quanto permette di capire le loro aspettative in ogni fase della customer experience. Inoltre, i modelli di machine learning sono in grado di stimare il customer lifetime value (CLV), predire il churn rate (tasso di abbandono dei clienti) e la propensione ad accettare nuove offerte dei clienti. Tali modelli possono anche migliorare l’accuratezza della segmentazione dei clienti e la personalizzazione dell’offerta, sulla base di dati storici e in tempo reale.

Sviluppare pagamenti digitali biometrici
Il machine learning e il deep learning sono anche alla base di nuove modalità di autenticazione basate su dati biometrici come riconoscimento facciale, vocale, della retina e delle impronte digitali. Alcune aziende in Cina utilizzano un sistema smile-to-pay, che consente ai clienti di autorizzare i pagamenti attraverso il sorriso a una macchina fotografica. La biometria basata sull’intelligenza artificiale può anche svolgere un ruolo chiave nell’autenticazione con sistemi a due o tre fattori, che sono molto più sicuri delle sole password.

Analizzare il rischio di credito
Infine, l’intelligenza artificiale è utile per valutare il rischio e l’affidabilità creditizia per prestiti e carte di credito. Le tecnologie di AI possono valutare automaticamente l’affidabilità creditizia di un mutuatario e possono supportare il processo di gestione del prestito durante l’intero ciclo di vita, inclusa la documentazione automatizzata e la convalida della conformità.
Allo stesso tempo, l’intelligenza artificiale può analizzare le informazioni finanziarie di una persona e consigliargli varie offerte di mutuo da parte di numerose di banche. Funzionalità avanzate come queste sono vantaggiose per tutti mutuatari e banche allo stesso modo, consentendo scelte più intelligenti con meno fatica e rischio.


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Salarify porta in Italia l’accesso anticipato allo stipendio

Salarify, startup italo-ungherese, porta in Italia l’earned wage access (EWA), letteralmente “accesso anticipato al salario”. Il servizio, nato negli Stati Uniti, garantisce ai dipendenti di un’azienda di accedere allo stipendio maturato, ma non ancora retribuito.

Il prodotto si rivolge alle aziende. Saranno queste a erogare, ai propri dipendenti, l’EWA come financial benefit, grazie all'integrazione via API del servizio all’interno della piattaforma gestionale per le buste paga.

Il servizio costa all’incirca un paio di euro a dipendente, ma dipende naturalmente dalla dimensione dell’azienda e dal tipo di contratto che viene stipulato. Per avere un accesso anticipato al salario, i dipendenti potranno quindi accedere all'app Salarify Pay, registrarsi con il codice fiscale, selezionare il datore di lavoro e la cifra da prelevare. La somma viene accreditata sul conto corrente come lo stipendio. Non si tratta di un anticipo o di un prestito, ma letteralmente dell’accesso flessibile e personalizzato al proprio reddito da lavoro.

Tra i clienti di Salarify figurano realtà internazionali, tra cui SAP, Men at Work e Abacus.
 


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Nasce Immovare.it, la nuova agenzia immobiliare online che vende casa su abbonamento

Arriva Immovare.it, una nuova startup PropTech che introduce la subscription economy nella compravendita immobiliare. A tutti gli effetti si tratta di una agenzia immobiliare online il cui obiettivo è semplificare la compravendita immobiliare attraverso dei piani di abbonamento.

Immovare.it offre la possibilità di sottoscrivere un abbonamento per il tempo necessario a vendere casa, senza pagare ulteriori provvigioni: ogni piano di abbonamento ha un prezzo mensile fisso, proporzionato agli strumenti che offre e prevede una prova gratuita di 30 giorni. Più servizi sono compresi, più diventa facile e veloce vendere casa e la provvigione viene pagata solo da chi compra, e soltanto a vendita conclusa.

Il venditore può dunque affidarsi a Immovare.it per tutto il processo di compravendita, che gestisce tutte le fasi in completa trasparenza e garantendo pieno controllo al proprietario. Sfruttando i big data e la blockchain, Immovare.it garantisce quindi ai propri clienti un servizio personalizzato operando in totale trasparenza in tutte le fasi del processo.

Immovare.it, che si avvale di un network di agenti immobiliari sparsi sul territorio, prevede anche servizi aggiuntivi, tra cui una valutazione istantanea dell’immobile, un simulatore che calcola il risparmio generato dall’abbonamento alla piattaforma e analisi di mercato comparative.
 


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Tips Here, la startup per segnalare immobili in vendita

La app consente a chiunque di segnalare alle agenzie immobiliari la disponibilità di immobili in vendita ricevendo una fee per ogni indicazione

Tips Here è la startup che ha sviluppato l’omonima app che permette di creare un mercato affidabile delle segnalazioni legate alle intenzioni di vendita, esterno al mondo immobiliare, che si basa su notizie e lead verificati. Dal punto di vista dell’utente segnalatore il servizio offre l’opportunità di arrotondare le proprie entrate. Le agenzie invece guadagnano maggiori possibilità di trovare immobili da vendere e quindi di aumentare il proprio fatturato, risparmiando le risorse che tradizionalmente vengono investite in una vera e propria attività di ricerca delle case porta a porta.

Il mercato immobiliare sta vivendo una rapida trasformazione e l’intero settore avrebbe un grande bisogno di digitalizzazione. Molte agenzie però non hanno gli strumenti per restare al passo con i tempi. «Uno dei problemi più sentiti dagli agenti immobiliari è quello legato alla difficoltà di intercettare in tempi rapidi le intenzioni di vendita racconta in una nota Tommaso Fantechi co-fondatore e CEO di Tips Here. Quando nel 2021 abbiamo lanciato i servizi della nostra startup per rispondere a questa specifica esigenza, abbiamo ricevuto subito un grande riscontro e la validazione dell’idea sul mercato. Dopo poco più di un anno siamo presenti in 9 regioni, collaboriamo con 80 agenzie immobiliari partner e abbiamo all’attivo oltre 1000 segnalatori».

Quello del reperimento degli immobili da vendere è storicamente un lavoro impegnativo per le agenzie, perché richiede tantissimo tempo. Oggi, questa attività sta diventando ancora più difficile, per una serie di ragioni.

Secondo un’indagine recente, svolta da Nomisma intervistando gli agenti immobiliari dei più grandi centri cittadini italiani, è in aumento il gap sulle compravendite. La domanda di acquisto nel 2023 dovrebbe salire del 20% circa, mentre cala l’offerta di case in vendita del 30%.

Come soddisfare una domanda di acquisto che c’è e che è anche profittevole ma non trova offerta? Spesso le notizie che riguardano le intenzioni a vendere circolano in canali esterni al mercato immobiliare: Tips Here intercetta queste informazioni in tempi rapidi, coinvolgendo le persone che abitano in un determinato condominio, quartiere o paese. Il modello di business di Tips Here ha l’obiettivo di allargare la platea dei possibili segnalatori non solo attraverso l’app ma anche sfruttando partnership esclusive con agenzie immobiliari qualificate.

A fine estate 2023 è previsto il rilascio di una nuova versione dell’app, che punterà sulla gamification e su una remunerazione in tempi più rapidi dei segnalatori. Parallelamente, Tips Here è impegnata a estendere il business in tutte le regioni d’Italia e successivamente proporrà il servizio anche ai mercati immobiliari europei, simili per caratteristiche, bisogni e potenzialità.

Si tratta di una grande platea di fruitori, perché solo in Italia sono attive oltre 40mila agenzie immobiliari. In un prossimo futuro, una potenziale exit potrebbe concretizzarsi grazie all’interessamento di grandi gruppi immobiliari di franchising come Gabetti o Grimaldi ma anche di marketplace online specializzati.
 


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Temenos. Composable banking per i canali digitali evoluti

Lanciare un servizio di digital banking in pochi giorni, grazie a una piattaforma cloud che, in modalità SaaS, permette alle banche di abbinare moduli preconfigurati per creare una nuova offerta sui canali digitali. È possibile grazie al composable banking, approccio che in Italia è stato portato da Temenos, azienda software con sede in Svizzera leader nelle soluzioni tecnologiche per banche e istituti finanziari.

Le piattaforme digitali di Temenos sono già utilizzate da due banche: il Gruppo Credem, che ha scelto l’azienda svizzera per rinnovare il canale mobile e valorizzare la relazione e la proposta commerciale alla clientela, e Flowe, la B Corp di Mediolanum, che poggia su cloud e in poco tempo ha sviluppato e rinnovato i suoi servizi digitali in ottica sostenibile.

Le nuove strategie digital sono al centro dell’evento di Temenos “Benvenuti nel Composable Banking: Una nuova era per le banche italiane”.

«Le banche italiane hanno previsto milioni e milioni di investimenti IT per la digital transformation, tuttavia molte poggiano su sistemi legacy, con limiti che frenano questa trasformazione – racconta Matteo Mezzalira, Business Development Manager di Temenos. Il settore banking&finance è quindi alla ricerca di nuove piattaforme software, capaci di portare innovazione rapidamente, e di nuove competenze in ambito programmazione. La tecnologia è vista come un mezzo per abbattere i costi, per aumentare l’efficienza operativa e automatizzare i processi».

La tecnologia deve però essere semplice da innestare anche su architetture legacy.
L’approccio composable offre quindi moduli di micro-servizi, che possono essere integrati in tempo reale via API, e che dialogano con il legacy bancario, oltre che con i servizi delle terze parti. In questo modo, non viene intaccato l’esistente e gli investimenti precedenti.

«Intervenire sul core banking sarebbe troppo costoso – continua Mezzalira – e richiederebbe troppo tempo. Con il composable banking, le banche possono individuare le aree da innovare e i servizi da attivare, come il back office titoli, i conti deposito oppure gli instant payment. E possono anche focalizzarsi sull’evoluzione dell’offerta per un preciso segmento, come lo small business o il corporate».

Tre i vantaggi che questo approccio offre alle banche, secondo Temenos.

«In primis, una maggiore velocità di innovazione per la banca: a disposizione c’è una sandbox che permette anche a chi non ha competenze da programmatore di sperimentare il lancio di nuovi servizi, grazie a un set di configurazione semplice e workflow già integrati – spiega Mezzalira. In pochi giorni, o settimane, è possibile lanciare sul mercato un nuovo prodotto o servizio».

Il secondo beneficio è quello della scalabilità: la piattaforma si adegua infatti ai volumi da gestire. L’architettura cloud, in modalità SaaS, è modulare e permette quindi alla banca di usare, e pagare, solo ciò di cui ha bisogno.

Infine, il Composable Banking dà slancio a nuove modalità di lavoro agile in banca, in quanto favorisce un’efficiente “collaborazione realizzativa” tra i business manager e i tech manager, fino ad arrivare, anche in Italia, allo sviluppo delle nuove figure di “BankTech Manager”.
Sono le uniche oggi in grado di ottimizzare, anche attraverso il Composable Banking, l’integrazione rapida dell’ideazione della realizzazione e del deployment, in omnicanalità, di nuovi prodotti, servizi e interi business, conoscendo i customer requirement e le ferree regole dell’Open Banking.

Il Composable Banking consente anche soluzioni per garantire finalmente alle banche la gestione immediata e integrata dei propri “magic numbers” gestionali, contabili e di vigilanza e soprattutto di poter monitorare il trade off performance-rischio e gli assorbimenti di capitale ai vari livelli: conoscenze fondamentali per supportare decisioni vincenti sul mercato.

L’esperienza Credito Emiliano
I canali digitali si trasformano da un fine, pensiamo al mobile banking come strumento per fare una transazione, a un mezzo, per abilitare una nuova omnicanalità a servizio delle mutate esigenze della clientela.

E questa è proprio la strategia adottata dal gruppo Credem, che ha adottato l’approccio componibile seguendo 3 principi: «la rapidità nella innovazione dei servizi, l’ascolto del cliente per il co-design in ottica omnicanale e soprattutto la consapevolezza di non potere affrontare tutto in house, in quanto la competizione sul digitale è altissima e necessità di una grande capacità di delivery e di time-to-market. Abbiamo quindi fatto la scelta di percorrere la nostra roadmap con un partner internazionale, per competere alla pari con le banche migliori a livello europeo – premette Fabio Caliceti, Head of Digital Channels di Credito Emiliano. Abbiamo inoltre attivato una factory interna, che agisce con una logica interfunzionale, quindi con persone IT e Business nello stesso team e scelto Temenos: in 9 mesi abbiamo rilasciato il nuovo mobile banking, nel 2021, per poi avviare un percorso di evoluzione continua».

L’evoluzione dei servizi, con il composable banking, prosegue senza sosta: la banca, in pochi mesi, ha sfruttato l’account aggregation per fornire servizi di open banking e personal financial management e ora si sta concentrando su nuove frontiere, come ad esempio quella dell’assicurazione smart ed altri servizi, anche non bancari. «In modo rapido e semplice abbiamo integrato sistemi come la prenotazione appuntamenti in filiale così da facilitare il dialogo tra cliente e gestore – precisa Caliceti. Questo è un semplice esempio di un servizio che concorre a trasformare il canale verticale, come il mobile, in un mezzo per supportare l’omnicanalità: in poco tempo abbiamo superato i 300mila appuntamenti. Aprendo a nuove possibilità per rispondere ai bisogni del cliente».

In arrivo anche un sistema per valutare la soddisfazione dei servizi offerti alla clientela, integrato tramite API.

«Per innalzare la customer experience, le banche devono rincorrere un’esperienza sempre più efficente e “smart”: è una sfida impegnativa – sottolinea Caliceti - ed è fondamentale ascoltare nel continuo la voce del cliente, con tutti i mezzi possibili. Ovviamente poi a guidare la strategia digitale deve essere anche il ROI: il ritorno sull’investimento deve comunque essere preso in considerazione per definire le priorità di evoluzione digitale: ad esempio la possibilità di attivare logiche di ingaggio commerciale è stata un’importante leva nella scelta del nostro percorso, anche da un punto di vista tecnologico. Il tutto sempre integrato nei customer journey e in risposta ai bisogni della clientela».

L’esperienza Flowe
La digitalizzazione è tra le voci che si fanno spazio anche all’interno dei percorsi di sostenibilità di molte industry. Tecnologie come il cloud computing, infatti, offrono alte prestazioni: si possono erogare e sviluppare prodotti nel giro di qualche settimana. Ma consentono anche di risparmiare sui costi energetici, grazie a un consumo ridotto rispetto ai sistemi legacy.

«La sostenibilità, però, non è solo ambientale deve percorrere quindi anche la strada del sociale e della governance – dichiara Marco Marini, Happiness & Service Innovator di Flowe. Attraverso la app di Flowe proponiamo quindi una serie di iniziative, anche di beneficenza, e misuriamo sempre l’impatto dei nostri programmi. Inoltre, mostriamo ai clienti l’impatto dei loro acquisti e proponiamo delle soluzioni per compensare la CO2 prodotta». Essere in cloud, per una banca, significa anche poter innalzare il proprio rating ESG, migliorando la prestazione sui consumi energetici. «Il cloud abbatte quasi del 90% i costi energetici del legacy, anche se su questo valore impattano anche altre variabili – conclude Mai. Grazie a minori emissio-ni, le banche hanno la possibilità di vedere crescere il loro punteggio di sostenibilità ambientale. Con una ricaduta positiva anche sulle modalità di lavoro che, con la digitalizzazione e il cloud, diventa agile e permette alle risorse di lavorare anche da remoto, gravando meno sui costi di real estate».
 


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Ecco le startup fintech scelte da Visa

Visa Innovation Program Europe fa sapere di avere selezionato le 6 startup fintech per l’edizione 2023 in Italia. La piattaforma per la collaborazione e l’accelerazione delle fintech innovative in Europa, riunirà ancora una volta un ecosistema eterogeneo di imprenditori al fianco di Visa e del suo network globale di partner, con l’obiettivo di promuovere l’innovazione nel settore finanziario e dei pagamenti. Il programma, che si svolge in Grecia, Cipro, Malta, Turchia, Spagna, Italia e Portogallo, dal suo lancio nel 2018 ha ricevuto candidature da più di mille aziende fintech provenienti da oltre 50 Paesi e quasi 300 solo in questa edizione.

In Italia su un totale di 74 candidature ricevute quest’anno, sono state selezionate le fintech italiane CashDirector, Conio, Fairtile, Ineo, Step 4 Business e Voiceme. Ognuna di loro ha dimostrato di possedere competenze, ambizioni di crescita e modelli di business con potenziale di scalabilità a livello internazionale. Nel corso del programma, le fintech avranno l’occasione di contribuire a promuovere esperienze di pagamento innovative, valorizzare gli esercenti e le PMI, abilitare nuovi flussi di pagamento e costruire un futuro intelligente e sostenibile con l’embedded finance.

Le aziende selezionate per partecipare a Visa Innovation Program Europe Edizione 2023 in Italia sono:

CashDirector: assistente digitale aziendale basato sul cloud che aiuta le PMI a risparmiare tempo nelle loro attività amministrative e finanziarie quotidiane e a gestire il flusso di cassa. CashDirector è una soluzione beyond banking disponibile per banche, istituti di credito, istituti di pagamento e altre aziende con un modello di business partner label come parte della loro value proposition bancaria o finanziaria.

Conio: è un fornitore di servizi di custodia e gestione di asset digitali con una tecnologia proprietaria e un sistema di recupero brevettato. L’obiettivo è diventare la società di asset digitali più affidabile per istituzioni finanziarie e imprese, grazie ai più elevati standard di sicurezza implementati e alla tecnologia di custodia. Per clienti retail e istituzionali.

Fairtile: piattaforma per l’intelligenza e l’automazione del mondo del credito. Si tratta di una società di tecnologia finanziaria che sviluppa una moderna piattaforma hybrid-cloud per soluzioni di credit intelligence e automation. Il futuro del credito si basa su funzionalità data-driven. Fairtile sfrutta i big data, la human science e l’AI per liberare l’intelligenza in tempo reale e l’automazione su scala. La società consente ai player del credito di superare le complessità, i costi e l’inadeguatezza dell’attuale paradigma del credito, trovando soluzioni alle loro sfide.

Ineo: società di servizi digitali e antifrode che si occupa di KYC (know your customer) digitale con controlli antifrode e antiriciclaggio in tempo reale. Grazie a una tecnologia brevettata, Ineo offre un’esperienza di onboarding semplice e omnicanale, dall’identificazione all’acquisizione di nuovi clienti in modo digitale su tutti i punti di contatto azienda-cliente, senza soluzione di continuità in meno di 1 minuto.

Step 4 Business: primo challenger digitale e globale di servizi finanziari per le PMI. Ecosistema che sfrutta i vantaggi competitivi dell’open banking (PSD2), dell’open finance e dell’IT per offrire un’esperienza utente unica alle piccole e medie imprese. Step è attivo in tre aree geografiche: Italia come Azimut Marketplace, Spagna e Brasile con 13mila PMI registrate.

Voiceme: piattaforma brevettata di “secure customer authentication” basata sul riconoscimento vocale e su altri 5 fattori di autenticazione, che consente di accedere a proprietà digitali, pagare, firmare documenti, accedere ad aree fisicamente riservate e confermare azioni e identità grazie all’OTP vocale.
 


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Innovazione nei pagamenti: 7 startup italiane da tenere d’occhio nel 2023

Gli Osservatori Innovative Payments e Startup Intelligence del Politecnico di Milano hanno ospitato 7 startup tra le più promettenti del panorama italiano dei pagamenti innovativi. Ecco quali sono e cosa fanno

Il 2022 è stato un anno di conferme per il mondo dei pagamenti: continua infatti la crescita, in termini di transato e diffusione, delle modalità di pagamento più innovative. In particolare, ci sono diverse tendenze che caratterizzano lo sviluppo di questo fenomeno. Innanzitutto, si conferma il ruolo di primo piano del Mobile Payment, ossia i pagamenti attivati da smartphone, che rappresenta ancora il centro delle innovazioni in ambito pagamenti. Si osservano anche importanti sviluppi legati agli Smart Objects Payments, categoria che include i pagamenti avviati tramite oggetti connessi di vario tipo e non indossabili (ad esempio Smart Speaker, Smart Car, Smart Appliance, etc.). Sono stati inoltre avviate importanti sperimentazioni relative ad applicazioni dei cosiddetti Device-free Payment, ovvero l’insieme di soluzioni tecnologiche che include i pagamenti biometrici e i pagamenti in negozio che non necessitano di un coinvolgimento attivo dei clienti o di device di attivazione.

Per quanto riguarda i servizi, si osserva un diffuso interesse da parte dei consumatori nei confronti del Buy Now Pay Later (BNPL), ossia la soluzione di pagamento rateale utilizzata per gli acquisti nel commercio al dettaglio che si contraddistingue per una procedura di attivazione semplificata e per la mancanza di costi a carico del consumatore. La sua crescita ha caratterizzato il 2021 e si è confermata anche nel 2022.

A livello di distribuzione geografica le startup sono piuttosto bilanciate, con la maggior parte di esse che si concentra in Nordamerica (34%), in Europa (26%) e in Asia (19%). In termini di finanziamenti raccolti, il totale mondiale di 38,5 miliardi si concentra per quasi il 70% verso le startup nordamericane ed asiatiche. Seguono poi le startup europee con il 18% circa del totale e quelle sudamericane con l’11%.

Le startup operanti nell’ambito dei pagamenti innovativi analizzate sono attive principalmente in sette diversi ambiti applicativi: portafogli digitali, accettazione di pagamenti, soluzioni tecnologiche, blockchain e altre DLT, invio di pagamenti, Open API e la categoria residuale altro che include le startup attive in ambito pagamenti che non rientrano nelle precedenti categorie. Relativamente a questi ambiti vi è una distribuzione piuttosto bilanciata in termini di diffusione, mentre spicca la categoria dei portafogli digitali per finanziamenti ricevuti: 14,8 miliardi di dollari, pari al 38% del totale.

La Ricerca condotta dagli Osservatori Innovative Payments e Startup Intelligence del Politecnico di Milano è stata presentata il 7 giugno 2023 in un evento dedicato. Le startup più promettenti analizzate hanno avuto l’opportunità di incontrare oltre 60 Innovation Manager delle 52 aziende partner dell’Osservatorio.

Di seguito le 7 startup che hanno partecipato:
•    Cibuspay, presentata dal CEO Nick Preda, è un portafoglio digitale che facilita il rapporto diretto tra aziende e ristoranti fornendo un sistema di pagamento per i pasti aziendali tramite strumenti digitali, riducendo la burocrazia per i ristoranti e semplificando i processi interni aziendali.
•    Flowpay, presentata dal CEO & Co-founder Federico Masi, è un istituto di pagamento autorizzato da Banca d’Italia che sviluppa soluzioni componibili di efficientamento dei flussi di incasso e pagamento e valorizzazione dei dati finanziari, che combina soluzioni open banking e servizi di incasso e pagamento standard, rimodellati con un approccio innovativo.
•    Keyless, presentata dal CEO & Co-founder Andrea Carmignani, è un’azienda di autenticazione passwordless all’avanguardia nelle soluzioni biometriche a tutela della privacy per l’autenticazione della forza lavoro e dei consumatori. Offre esperienze di autenticazione fluide che eliminano l’account takeover (ATO), migliorano la sicurezza e facilitano la conformità alle normative di riferimento.
•    Papernest, presentata dal Head of Banking Italy Fabio Cristofoletti, è una soluzione per la gestione e l’ottimizzazione delle spese ricorrenti (ad esempio, elettricità, gas, internet e telefonia) per privati e aziende. Tramite l’open banking, Papernest utilizza i dati delle transazioni bancarie per identificare le spese ricorrenti e proporre opportunità di ottimizzazione occupandosi delle procedure amministrative correlate.
•    Plick, presentata dal Head of Product Development Fabio Chiurazzi, è un’innovativa realtà fintech B2B italiana, che ha sviluppato una suite di servizi a valore aggiunto per innovare l’esperienza dei pagamenti. I servizi di Plick, facilmente integrabili tramite API, sono offerti ad aziende e banche con l’obiettivo di digitalizzare e semplificare i processi di incasso e pagamento, migliorando l’esperienza dell’utente finale.
•    Tackpay, presentata dal CEO & Co-founder Matteo Tranchida, ha sviluppato un barattolo digitale per le mance per accelerare la digitalizzazione di hotel, ristoranti, barbieri e catene di qualsiasi dimensione, che possono in questo modo migliorare la soddisfazione del personale e il processo per l’accettazione e la gestione delle mance digitali.
•    VoiceMe, presentata dal CEO Mauro Ferri, è una piattaforma brevettata di autenticazione sicura dei clienti basata sul riconoscimento vocale e su altri 5 fattori di autenticazione, che consente ai clienti di accedere a proprietà digitali, pagare e trasferire denaro anche peer to peer, firmare documenti, accedere ad aree fisiche riservate e confermare azioni e identità grazie all’OTP vocale.
 


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“Metaverse 4 Finance”, ecco le quattro startup selezionate nel programma del Gruppo Sella

Arrivano da Stati Uniti, Regno Unito, Romania e Svizzera le quattro startup selezionate da dpixel, il venture incubator del gruppo Sella, nell’ambito del “Metaverse 4 Finance Accelerator”, il programma di accelerazione per startup promosso dal Gruppo Sella. I progetti delle startup selezionate riguardano, nello specifico, soluzioni finanziarie basate su architettura di finanza decentralizzata, soluzioni “crypto as a service” per il B2B, metaversi decentralizzati e soluzioni di open banking ibride Web2 e Web3.

L’elenco delle aziende selezionate
•    Dexy, Miami (USA): neobanca ibrida che unisce i vantaggi del mondo crypto e web3 con la solidità e l’esperienza utente della banca tradizionale. La soluzione sviluppata si rivolge ai paesi emergenti al fine di aiutare le persone a operare sui mercati finanziari di tutto il mondo;
•    Intraverse, startup italiana con sede a Lugano (Svizzera): ha sviluppato un metaverso interoperabile dove gli NFT vengono integrati come avatar in-game attraverso una piattaforma proprietaria basata su blockchain;
•    Seed Venture, startup italiana con sede a Londra (UK): decentralizza le attività di raccolta fondi per startup e Pmi e abilita allo scambio di token rappresentativi di strumenti finanziari emessi sul mercato secondario, incrociando finanza decentralizzata ed economia tradizionale;
•    Vestinda, startup di Bucarest (Romania) con sede a Boston (USA): la società sviluppa tecnologia per trading e investimenti in web3. Offre soluzioni “zero code” per automatizzare, far crescere e proteggere i portafogli dei trader retail e delle piattaforme.
 


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Nasce Digital Credit Desio, la piattaforma digital lending di Banco Desio

Banco Desio lancia Digital Credit Desio, la sua nuova piattaforma di digital lending. Il nuovo servizio è stato sviluppato in sinergia con la soluzione FinBox di Cerved.

La piattaforma consente di richiedere e sottoscrivere un mutuo chirografario in modo digitale. Dedicata ai Piccoli Operatori Economici e alle aziende con fatturato da 100mila a 2,5 Milioni di euro, è accessibile 7 giorni su 7 h24.

Accedendo al sito Banco Desio, su landing page Digital Credit Desio, il richiedente può in pochi semplici e veloci step effettuare la richiesta di finanziamento (con importo da 10mila a 25mila euro e durata dai 12 ai 17 mesi), direttamente online.

FinBox è la soluzione Cerved di Digital Lending, modulare e scalabile. Consente di estendere prodotti e processi progressivamente verso nuovi target di clientela, abilitando un canale interamente digitale per l’erogazione di finanziamenti.

Con FinBox, le banche possono raggiungere benefici ambiziosi, migliorando non solo la Customer Experience, con la riduzione del Time To Yes, ma anche liberando tempo commerciale ai gestori con impatti positivi sul Cost To Serve e sul costo del rischio.
 


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Come sarà la banca del futuro? Risponde Alessandro Hatami (Pacemakers.io)

Lavora nel mondo del Fintech da 24 anni ed è speaker, mentor, investitore, autore di libri e docente. Alessandro Hatami ci racconta la sua visione della banca del futuro: per lui assomiglierà a Spotify, la nota piattaforma musicale. Ecco perché

Co-fondatore e managing partner di Pacemakers.io, società specializzata nella trasformazione digitale di pagamenti, servizi finanziari e organizzazioni bancarie, Alessandro Hatami si occupa di Fintech da 24 anni. Advisor, speaker, mentor e investitore nel settore dell’innovazione digitale e, appunto, del Fintech, è co-autore, con Helene Panzarino di “Reinventare le banche e la finanza. Il fintech e la trasformazione globale dei servizi finanziari“, edito da Franco Angeli. Un volume uscito prima in inglese e in cinese, e ora anche in italiano. Hatami vanta una profonda conoscenza del settore, essendo stato direttamente impegnato nella trasformazione di grandi banche, nell’incubazione di fintech innovative e come docente in Università quali l’Imperial College e la London Business School. Lo abbiamo intercettato durante una sua breve permanenza nel capoluogo lombardo per farci spiegare come è nata l’analogia da lui proposta tra Spotify e il settore bancario e come saranno, dal suo punto di vista, le banche del futuro.

Che cosa intende per “Spotify del settore bancario”?
Come accadde al termine degli anni ’90, quando il digitale soppiantò i vecchi dischi musicali e, successivamente, vide la nascita delle più note piattaforme come iTunes e Spotify, la stessa cosa sta avvenendo nel sistema bancario. Le vecchie filiali, oramai scomparse in diverse piccole zone anche d’Italia, sono sostituite da app che offrono una versione digitale del proprio conto corrente. Nel caso del settore musicale, Spotify ha completamente trasformato il modello operativo sino ad allora esistente: se fino a quel momento gli artisti avevano avuto bisogno di una casa discografica per vendere i propri brani, adesso questo passaggio non è più necessario perché è la stessa Spotify a dare la possibilità ai musicisti di farsi conoscere. Nel settore del digital banking, negli ultimi 20 anni sta accadendo la stessa cosa. Stiamo attraversando tre distinte fasi di cambiamento: l’adattamento, l’evoluzione e la trasformazione.

Secondo lei, le app riescono ad assolvere a tutti i bisogni dei richiedenti? 
Secondo me, attualmente, assolvono a certi bisogni primari. Prendiamo il caso del conto corrente: sull’app tu puoi vedere il saldo, i movimenti, effettuare bonifici, conoscere le offerte proposte dalla tua banca. Ma se hai bisogno di una consulenza, ad esempio, per aprire un mutuo o per ottenere un finanziamento, difficilmente la farai online. C’è ancora l’idea che per certi tipi di bisogni sia necessario il confronto con un professionista dal vivo. Si tratta di un rapporto che si basa su un semplice pilastro: la fiducia.

La banca del futuro come sarà?
Qualcosa di assolutamente nuovo, che già oggi sta cambiando. Stiamo, infatti, preparando il terreno giusto per la banca del domani e non crediamo di essere indietro rispetto ad altri Paesi. I prossimi passi da compiere sono quelli di costruire un ecosistema ancora più grande attorno al settore del Fintech in Italia e innovare, ad esempio tramite l’adozione di piattaforme in cloud. Ma non solo: anche i regulator devono invertire la tendenza e capire che mostrare avversità verso la trasformazione che è già in atto non servirà a niente se non a rimanere indietro rispetto a chi, invece, riuscirà a invertire la rotta. In questa grande mutazione, l’interazione tra enti diviene centrale, così come le collaborazioni con le Università, l’attrazione di venture capitalist e una più ampia possibilità di accesso al capitale.

Secondo lei come sarebbe la banca perfetta? E quanto siamo lontani dal realizzarla?
Lo “Spotify bancario” è ancora in una fase embrionale. I primi prototipi di questo modello sarebbero già in gestazione e probabilmente verranno inizialmente offerti in lingua cinese. L’adozione del digital banking sta, in effetti, avvenendo in modalità diverse a seconda delle esigenze, delle culture e delle caratteristiche dei vari mercati. Questi diversi modelli operativi nel libro sono definiti le “tribù del fintech” e includono le Bank Challenger (prevalenti in Europa), i Payment Innovators (soprattutto negli USA), i Champions of the Unbanked (nei Paesi in via di sviluppo), le Social Banks (prevalentemente in Asia) e gli Infrastructure Builders (concentrati nei Paesi con capacità avanzate di data analytics).
 


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Reale Group entra nel capitale sociale di Fabrick e presenta “Credito Assicurativo”

Reale Group entra nell’azionariato di Fabrick e lancia “Credito Assicurativo”, un nuovo prodotto di prestito istantaneo per la mensilizzazione del premio delle polizze.

“Credito assicurativo” è uno strumento finalizzato a favorire la rateizzazione mensile dei premi delle compagnie assicurative, con l’obiettivo di renderli maggiormente accessibili. Grazie a questo strumento si dà riscontro immediato alla richiesta del cliente di disporre di un pagamento mensilizzato del premio di polizza, semplificando la proposta e la distribuzione nelle agenzie assicurative.


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Bibanca: il credito come strumento di welfare

Quicash di Bibanca si è aggiudicato il Premio Abi 2023 per l’innovazione nei servizi bancari per i clienti retail.

Nato da una intuizione di un gruppo di colleghi della banca, dice Diego Rossi, Direttore Generale di Bibanca, Quicash è un prodotto creditizio innovativo, inserito nella sperimentazione della “sandbox fintech” di Banca di Italia, che coniuga la delegazione del pagamento tipica della Cessione del Quinto con la forma di rimborso Revolving di introduzione più recente.

Con questa soluzione i dipendenti di aziende convenzionate possono ottenere in modo totalmente paperless e molto rapidamente un plafond di liquidità collegato al proprio stipendio, decidendo poi quando e quando utilizzare il finanziamento e come restituirlo attraverso trattenute mensili. L’operatività avviene mediante registrazione a una app inserita negli strumenti di welfare aziendali e consente una elevata personalizzazione degli importi da prelevare e delle modalità di rimborso.
 


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Mooncard: carta e app per gestire le spese aziendali

La gestione delle spese aziendali e dei pagamenti di collaboratori e dipendenti è uno dei terreni in cui il Fintech sta cercando di offrire soluzioni innovative alle aziende di ogni dimensione.

Mooncard è una realtà specializzata nata nel 2016: abbiamo incontrato Valerio Gay, Team Leader Account Manager Italia di Mooncard, per farci spiegare meglio come funziona il servizio.

Che cosa è Mooncard, come nasce e che cosa offre?
VG. Mooncard nasce da un'idea dei nostri due co-founder, Tristan Leteurtre e Damien Metzger, che avevano lo stesso problema: gestire le note spese dei loro dipendenti e recuperare gli scontrini e tutta la documentazione di ciò che ha a che fare con i viaggi di lavoro.
Mooncard nasce quindi con l’idea di semplificare la vita alle aziende, evitando perdite di tempo come la compilazione di inutili file Excel, oppure la ricerca disperata di scontrini vecchi di settimane.
Offre una soluzione ingrata con tre pilastri: una carta Visa, un’applicazione web e mobile, un software contabile. I dipendenti dell’azienda possono usare la carta per effettuare le spese. Per ogni transazione ricevono una notifica che li invita a fotografare lo scontrino: la nota spese si compila in tempo reale.

Il primo vantaggio è evitare di dedicare ore di lavoro alla nota spese di fine mese. Il secondo è che l’informazione nasce digitale: lo scontrino è stato fotografato e digitalizzato subito. Terzo vantaggio: eviti di generare errori grazie a un sistema di lettura dello scontrino che confronta le informazioni con quelle relative alla transazione con carta. Sapremo dove e quando una spesa è stata fatta e per quale importo.

L’applicazione, invece, permette di parametrare la carta: l’azienda decide quanto e dove si può spendere con la carta del dipendente. Può definire plafond e categorie di spesa in pochi click. Con molte opzioni di parametri e soglie giornaliere, settimanali e mensili.

Quanto costa Mooncard? E come si diventa clienti?
VG. Per diventare clienti di Mooncard basta andare sul nostro sito web e richiedere una demo: l’azienda viene così associata a un commerciale che inizierà dal capire le vostre esigenze. Ogni impresa è diversa e il nostro target è composto da una platea molto differenziata e ampia, che va dal libero professionista all’azienda con migliaia di dipendenti che generano moltissime note spese. Per questo la prima fase è di ascolto: dobbiamo capire l’uso effettivo del nostro software e delle nostre carte. E in base a questo si genera un preventivo personalizzato.
Ogni carta Mooncard costa 5 euro al mese. Poi c’è un prezzo variabile, legato al software e alle funzionalità abilitate, che spazia da un minimo di 29,90 euro al mese fino a 490 euro. Chiaramente in base alla “taglia” e alle richieste del cliente.

Negli ultimi anni abbiamo visto diverse realtà emergenti, sul mercato italiano, che vogliono migliorare il modo in cui le imprese gestiscono le loro spese e i pagamenti. Mooncard che obiettivi ha in Italia e che potenziale ci vede?
VG. Mooncard è presente in sei mercati “esteri”, oltre alla Francia: Spagna, Belgio, Olanda, Germania, Austria e, appunto, Italia. Il nostro Paese, da solo, rappresenta il 50% del valore dei mercati internazionali e questo rende bene l’idea di quanto sia importante per noi.
L’Italia resta un pilastro del nostro sviluppo e, infatti, prevediamo molte assunzioni. Quando sono arrivato nel team, circa un anno e qualche mese fa, eravamo tre persone.
Oggi siamo più di 20, in un periodo certo non facile e in cui la Fintech ha subito qualche battuta d’arresto. E stiamo continuando ad assumere: se c’è qualche talento all’ascolto, sul nostro sito ci sono molte posizioni aperte.

Una delle parole chiave dell’ecosistema Fintech è collaborazione. Mooncard come collabora con altri attori?
VG. Mooncard è aperta a qualunque tipo di collaborazione che possa dare valore aggiunto al nostro prodotto e già abbiamo diversi partner.
Possiamo citare John Paul, leader di mercato in ambito loyalty e conciergerie, che permette ai nostri clienti di richiedere informazioni e programmare le proprie trasferte ed esigenze, dal biglietto aereo all’ingresso in un cinema. Un partner importante è Flying Blue, il programma fedeltà di diverse compagnie aeree, tra cui Air France, KLM e Transavia. Ogni utente della nostra carta può accumulare miglia grazie ai pagamenti effettuati con la carta aziendale.
1 miglio per ogni euro speso con le carte standard e 1,5 miglia per ogni euro con le carte Premium. Queste miglia vanno direttamente sul conto personale del dipendente o del libero professionista e, di fatto, costituiscono un benefit aziendale, perché sono convertibili in premi o in biglietti aerei.
Tutte le spese concorrono a generare miglia, anche quello di un F24 alle Poste usando la carta Mooncard.
Per i nostri utilizzatori Premium forniamo oltre all’assicurazione AIG base prevista per tutti i clienti Mooncard, una copertura aggiuntiva con massimali più elevati.

Il meccanismo delle miglia non rischia di tradursi in un incentivo alla spesa per i dipendenti?
VG. L’azienda controlla tutte le spese dall’applicazione e sono previste due modalità: una preventiva e l’altra post-acquisto. Prima di affidare una carta al dipendente posso selezionare le categorie di spesa in cui potrà usarla e impostare un plafond massimo giornaliero, settimanale e mensile. E naturalmente c’è la fase di contabilità, in cui l’azienda rivede tutte le spese effettuate e le verifica con una catena di validazione, diversa in ogni impresa.
Ogni spesa viene verificata per vedere se rientra nella policy aziendale e le figure preposte le decide l’azienda: il diretto responsabile del dipendente, il contabile, chiunque. Questo permette anche, in casi estremi, di disabilitare l’ottenimento delle miglia o di altri benefit. Ma con una policy ben fatta e spiegata al dipendente, sicuramente non sarà necessario.
 


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BCE: Euro digitale da integrare con i pagamenti Ue

Secondo la BCE, è prevista l'integrazione della moneta virtuale con i pagamenti Ue. Nexi si occuperà di pagamenti Pos iniziati da chi riceve il pagamento.

L’Eurosistema invita i player di mercato a collaborare alle ricerche per capire le conoscenze specifiche del settore e le esperienze in corso nella creazione di potenziali soluzioni tecniche. La conclusione è che esiste un insieme vasto di fornitori europei, capaci di creare soluzioni digitali in euro. Sono disponibili varie possibilità di design architetturale e tecnologico per sviluppare una soluzione tecnica per l’Euro digitale.

Su un pool di 54, la BCE ha scelto i cinque fornitori destinati agli specifici casi d’uso dell’Euro digitale:

  • Worldline per i pagamenti offline peer-to-peer;
  • CaixaBank per quelli online peer-to-peer;
  • Epi per i pagamenti point of sale iniziati da chi paga;
  • Nexi per quelli iniziati da chi riceve il pagamento;
  • Amazon per i pagamenti nell’eCommerce.

Dai test emerge la possibilità di integrare l’Euro digitale nello scenario dei pagamenti esistenti, pur consentendo al mercato di sfruttare peculiarità e tecnologie innovative per distribuire l’Euro digitale.

La Banca centrale europea ha condotto ricerche di mercato e test in base ai quali l’Euro digitale dovrebbe funzionare non solo online, ma anche offline. La BCE conferma la “fattibilità delle soluzioni tecniche e delle interfacce utente“.
Da luglio 2022 a febbraio 2023, l’istituto bancario europeo ha condotto un esercizio di prototipazione su come potrebbero concretizzarsi i pagamenti in euro digitale in vari casi d’uso.
I due report, a firma della BCE, prevedono l’integrazione di cinque interfacce utente. A svilupparle sono i diversi fornitori per ogni caso d’uso (prototipi front-end) e un sistema di regolamento ideato e sviluppato dall’Eurosistema (prototipo back-end).
La selezione di progettazione, oggetto di sperimentazione, permette di individuare se sia tecnicamente possibile l’adozione e l’integrazione nel sistema di regolamento dell’Eurosistema.
 


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BNPL, Clearpay esce dal mercato europeo

A due anni dal suo ingresso, la fintech australiana specializzata nel servizio di Buy Now Pay Later ha annunciato la chiusura delle attività in Italia, Francia e Spagna a causa “delle difficili condizioni economiche commerciali nella Ue”. Resterà operativa in Gran Bretagna

“Grazie e arrivederci. A partire dal 27 giugno 2023 abbiamo deciso di chiudere Clearpay Italia”. La fintech australiana tra i leader mondiali del Buy Now Pay Later (BNPL) ha affidato a un post sui propri social Facebook e Instagram l’annuncio della sua uscita dal mercato italiano. Una decisione a sorpresa, considerando il lancio solo un paio di mesi fa della soluzione di Subscription che offriva ai consumatori in Italia la possibilità di pagare a rate gli abbonamenti alle loro riviste preferite.

“A partire dal 27 giugno non accetteremo più nuovi clienti sulla piattaforma. I clienti attivi di Clearpay potranno continuare a effettuare acquisti presso i loro esercenti preferiti fino al 25 agosto 2023 e saranno soggetti ai nostri normali accordi finanziari e piani di pagamento”, spiega più in dettaglio una mail inviata a tutti i clienti, aggiungendo anche come ottenere informazioni su vecchi ordini o piani di pagamento.

Il gigante globale del BNPL, che opera al di fuori dell’Europa con il brand Afterpay, non uscirà solo dal mercato italiano, ma anche da quelli di Francia e Spagna, a causa “delle difficili condizioni economiche commerciali nella Ue”, riporta la testata City A.M. citando fonti ufficiali della società. La fintech dovrebbe invece rimanere operativa in UK, oltre che in Nord America, Australia e Nuova Zelanda.Si conclude, dunque, dopo solo due anni, l’avventura europea della fintech australiana, entrata in Europa con l’acquisizione della fintech spagnola Pagantis per 50 milioni di euro. Questo nonostante le positive previsioni di crescita del BNPL in Europa, destinato secondo le stime a diventare nel 2024 il quarto strumento di pagamento nell’eCommerce con il 14% di share, soli 2 punti percentuali dalle carte di debito e dietro ai digital wallet (30%) e alle carte di credito (19%), secondo lo studio “The secret Weapon of Buy Now Pay Later” presentato da Scalapay, l’unicorno italiano leader del mercato nazionale del BNPL con il 39% del mercato, seguito da Klarna con il 21% e da Clearpay con il 6%.

Il BNPL rimane un settore florido, cresciuto con un CAGR dell’89% tra il 2019 e il 2021 e che, secondo l’analisi di GlobalData, varrà a livello globale oltre 300 miliardi di dollari a fine 2023 e 565 miliardi a fine 2026. Uno sviluppo che non sembra sarà rallentato più di tanto dal rialzo dei tassi di interesse, che riduce i margini degli operatori e dall’inflazione, che comprime la domanda. La variabile più importante è la probabile stretta normativa prevista con la revisione della Consumer Credit Directive in Europa, e con la normativa specifica su cui sta lavorando la Financial Conduct Authority (FCA), l’organismo di regolamentazione finanziaria del Regno Unito, ma la crescita costante del gradimento e dell’utilizzo da parte dei consumatori non fa prevedere una significativa revisione al ribasso delle stime.
 


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La fintech FLOA (BNPL) arriva in Italia

Il Gruppo BNP Paribas lancia in Italia FLOA, applicazione francese attiva nel settore Buy Now Pay Later che offre soluzioni di pagamento dilazionate, a 60 o 90 giorni, o un’unica rata posticipata a 30 giorni.

Come dichiarato dall’azienda, l’app BNPL permette agli utenti di scegliere le seguenti soluzioni di pagamento:
•    FLOA 3X: 3 rate mensili entro 60 giorni (con finanziamento fino a 6.000 euro);
•    FLOA 4X: 4 rate mensili entro 90 giorni (con finanziamento fino a 6.000 euro);
•    FLOA PAY LATER: unica rata posticipata a 30 giorni (con finanziamento fino a 1.000 euro).

Per utilizzare le soluzioni di pagamento di FLOA, il consumatore deve solo condividere i dati della sua carta di credito e poche informazioni aggiuntive senza effettuare alcuna registrazione. In tempo reale, FLOA fornisce una risposta immediata e irrevocabile, garantendo così sicurezza in tutte le transazioni. Per gli esercenti, infine, le soluzioni di FLOA possono essere personalizzate in base alle esigenze e alle proprie strategie commerciali.

«FLOA combina l'agilità di una società fintech con la forza finanziaria del gruppo bancario leader in Europa BNP Paribas. È una combinazione vincente, al servizio di una forte ambizione: diventare il punto di riferimento nel mercato europeo del BNPL entro il 2025», commenta José Saloio, CEO di FLOA.